La tesi del giorno
Il confine tra Messico e Stati Uniti
Ogni 4 luglio negli Stati Uniti si festeggia il giorno dell'indipendenza degli Stati Uniti. L'Indipendence Day commemora l'indipendenza delle 13 colonie britanniche della costa atlantica dal Regno Unito di Gran Bretagna siglata dalla dichiarazione di indipendenza del 1776.
Neanche 100 anni dopo, nel 1848, a Sud degli Stati Uniti fu disegnato definitivamente il confine tra Messico e Stati Uniti.
Come spiega la dott.ssa Valentina Abalzati nella sua tesi "il confine tra Messico e Stati Uniti è un luogo del tutto particolare. Una linea di 3200 chilometri lo attraversa, separando le due nazioni e rimarcando la profonda asimmetria che ne caratterizza il rapporto: a nord gli Stati Uniti, the land of plenty, a sud il Messico e l'America Latina, the land of want."
Inizialmente il Messico era favorevole alla colonizzazione da parte dei nordamericani: "a suon di concessioni territoriali generosamente elargite, l'equilibrio demografico ed economico della zona di frontiera mutò lentamente a favore degli avventurosi impresari statunitensi, favoriti dalla lontananza e dall'incapacità di Città del Messico nel controllare l'area. Se nel Tejas del 1821 vivevano 3.000 persone, la popolazione del Texas del 1836, gonfiata dall'immigrazione proveniente da nord, ammontava già a più di 38.000 abitanti."
Inoltre, con il trattato del 1848 il Messico "riconobbe la cessione di più di metà del proprio territorio (comprendente, oltre agli odierni stati della California e del New Mexico, l'Arizona e parti di Nevada e Colorado) dietro un indennizzo di quindici milioni di pesos".
Ma fu solo nel 1910 "che la frontier poteva ormai definirsi propriamente border e che alla precisa definizione del confine politico corrispondeva finalmente il controllo effettivo del territorio."
"Tuttavia, contemporaneamente alla chiusura del confine, si era pienamente delineato il carattere storicamente particolare della fascia fronteriza, dove un'economia regionale saldamente vincolata a quella statunitense, una rete ferroviaria che già nel 1890 connetteva tutti i dinamici centri industriali statunitensi con le zone settentrionali del Messico e l'emergere di una nuova classe imprenditoriale, contribuivano a farne una regione a sé stante, appendice economica per gli Stati Uniti, avanguardia capitalista per il Messico."
"Nonostante l'intera storia delle borderlands messicano-americane sia caratterizzata [...] da una dialettica costante tra la pretesa statale al monopolio dei mezzi di movimento e al controllo dell'accesso al territorio nazionale da una parte, e le pratiche individuali di interazione attraverso i confini dall'altra, la progressiva fortificazione del confine in corso almeno dagli anni '70 è di vigore inedito. Gli attacchi terroristici dell'11 settembre 2001 non hanno fatto che infondere nuova enfasi alla gestione dei tradizionali problemi di frontiera, l'immigrazione illegale e il narcotraffico, già riconfigurati come nuove minacce transnazionali alla sicurezza nazionale nel corso degli anni '90 ed ammantati di un nuovo senso di urgenza con l'aprirsi del ventunesimo secolo."
"La soluzione al dilemma posto da un confine a cui si richiedeva di assumere contemporaneamente la forma di una membrana permeabile e di una barriera impenetrabile venne individuata nella costruzione di un muro virtuale, capace grazie alla tecnologia di funzionare come una diga intelligente, un filtro in grado di inibire alcuni attraversamenti facilitandone al contempo altri."
"La fortificazione della linea fisica rappresenta dunque l'aspetto più visibile di un ampio processo ampio di riqualificazione del confine in cui i tentativi dello Stato di controllare i movimenti transfrontalieri assumono diverse forme. Una di queste è la costruzione, attraverso la produzione giuridica e le pratiche discorsive che articolano il discorso politico, di un confine sociale che marca la distinzione tra gli inclusi ed esclusi dallo spazio nazionale, delimitando le condizioni di appartenenza al circolo del noi. La legislazione statunitense ha non solo plasmato nel corso della storia gli spazi di legalità ed illegalità in cui i migranti si muovevano, definendo il loro status giuridico e determinando perciò i confini della cittadinanza, ma anche contribuito a configurare un gruppo sociale razzializzato e spazializzato dalle caratteristiche specifiche, una forza lavoro transnazionale di origine messicana attivamente assorbita tramite la sua illegalizzazione e disciplinata dalla condizione di perenne deportabilità."
fonte dell'immagine: www.verosudamerica.com