La tesi del giorno
Libertà di satira e religione: il caso delle vignette sataniche
Charlie Hebdo colpisce ancora. Charlie Hebdo, noto settimanale satirico francese, ha deciso di pubblicare delle caricature del profeta Maometto rischiando di peggiorare il clima con la comunità islamica, già molto acceso a causa delle forti proteste contro film anti-islam “L'innocenza dei musulmani”.
Non è la prima volta che Charlie Hebdo decide di buttare benzina sul fuoco. Come ci ricorda la dott.ssa Annachiara Scalera nella tesi Vignette sataniche: cronaca di una crisi internazionale già nel 2006 “Charlie Hebdo ristampò le vignette danesi del giornale in blocco e pose in copertina una vignetta inedita, raffigurante Maometto che con la testa tra le mani esclama: «è dura essere amato dagli idioti».”
Nella sua tesi la dott.ssa Scalera analizza la vicenda delle 12 vignette satiriche, pubblicate il 30 settembre 2005 dal quotidiano danese Jylland Posten, che scatenarono una serie di violente proteste nel mondo islamico.
Come racconta la dott.ssa Scalera “una decina di giorni prima, Flemming Rose, responsabile della sezione culturale, inviò una lettera a quarantadue vignettisti danesi, invitandoli a offrire una personale interpretazione grafica del Profeta Maometto, con lo scopo di verificare se e quanti di loro accettassero la sfida. Ad ispirare l'iniziativa di Rose, furono le lamentele sollevate, in estate, dallo scrittore danese Kåre Bluigten circa le difficoltà incontrate nel trovare un illustratore per il suo libro per bambini sulla vita di Maometto. Turbato dall'eventualità di una dilagante autocensura, Rose promise agli illustratori interpellati che tutti i disegni giunti in redazione sarebbero stati pubblicati e compensati pecuniariamente, come dimostrazione contro il temuto logorio della libera espressione”.
“La satira, che quando è autentica fa male, costituisce il banco di prova di ogni democrazia, più di ogni altra forma di libera espressione. [...] Nell'ambito del dibattito attorno alle vignette danesi, la libertà di satira si è scontrata con due valori: la protezione delle confessioni religiose dalla blasfemia e la protezione di gruppi religiosi da esternazioni razziste. La questione è: potrebbero tali valori costituire dei limiti alla libertà di satira? È possibile approcciare alla questione a partire da una prospettiva più ampia che consideri il bilanciamento tra due importanti diritti umani, il diritto alla libertà di espressione e il diritto alla libertà di religione. [...]”
“Il mix tra satira, immagini e religione non poteva che essere emotivamente esplosivo, soprattutto se scagliato contro una platea di destinatari poco avvezzi al linguaggio iconico e a scherzare su dio e profeti. Si può affermare, dunque, che la natura dissacrante della satira, il suo carattere allusivo e ambiguo, amplificato dal ricorso alle immagini, possa aver esasperato il fraintendimento culturale, contribuendo ad alimentare l'ira islamica.”
“Dall'analisi delle vignette incriminate è emersa, inoltre, la tendenza ad uno sconsiderato uso di stereotipi xenofobi, in parte dettata dalle serrate scadenze giornalistiche e dalla connaturata sintesi del linguaggio satirico grafico, in parte avvallati dalla generale impostazione dell'esperimento editoriale. Sarebbe in ogni caso non auspicabile applicare con leggerezza i limiti giuridici alla libertà di espressione, ancor più se si tratta di espressione satirica, essendo quest'ultima la più vivace manifestazione di democrazia. Tuttavia, all'interno di società, ormai, religiosamente e culturalmente eterogenee, la questione del bilanciamento tra diritto alla libertà di espressione e diritto alla libertà di religione necessita un'attenta riflessione. Il presupposto ineludibile su cui muoversi è il principio di complementarietà dei diritti che è alla base della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.”
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