La tesi del giorno
Le valanghe di neve: come evitarle
Uomo e montagna. Binomio da sempre attraente, adrenalinico, ricoperto di mistero, ma anche difficile e pericoloso. A volte, purtroppo, mortale. Esperti sciatori che vanno incontro a discese impossibili, alpinisti che rimangono schiacchiati da valanghe inattese.
Il nostro autore
Daniele Rossi, nella sua tesi
Analisi sperimentale su opere passive per il controllo di valanghe di neve, ci spiega bene come "le caratteristiche fisiche di una valanga dipendono direttamente dalle caratteristiche geomorfologiche del sito, quali pendenza, altitudine, esposizione e scabrezza del pendio, dalle caratteristiche climatiche del luogo, come ad esempio nevosità, ventosità, temperature, umidità, e dalle caratteristiche vegetative".
Non tutte le valanghe, poi, sono uguali: ci sono quelle
a debole coesione e quelle
a lastroni. "Le prime si innescano per rottura superficiale del manto nevoso quando i legami tra le particelle all’interno dell’ammasso sono deboli. I volumi coinvolti difficilmente sono molto elevati perché coinvolgono soltanto strati di neve superficiali. La tipica forma del loro percorso è triangolare. Le seconde si innescano quando viene raggiunta e superata la resistenza al taglio della neve, in un punto interno al manto nevoso. Ciò può accadere sia sul fondo che su uno strato di scarse caratteristiche di resistenza. Questa tipologia forma blocchi che si staccano a causa delle fratture che si propagano su di una superficie di rottura interna al manto nevoso".
Altra distinzione altrettanto importante, che ci aiuta a capire meglio quando una valanga può essere mortale, è quella tra valanghe
polverose e
di neve densa. Le prime - precisa il nostro autore - sono caratteristiche dei siti "dove, a causa delle basse temperature, non si sono sviluppati legami tra i cristalli di neve. Il corpo può essere suddiviso in due parti: il
nucleo e la
nube. Il nucleo si muove radente al terreno mentre la nube si muove con un moto tipicamente turbolento. Le velocità raggiunte da queste valanghe sono notevoli fino a 60÷70 m/s con l’altezza del fronte che è dell’ordine delle decine di metri. La densità è ridotta ed è compresa tra 2÷20 kg/m3. Le valanghe di neve polverosa sono difficilmente controllabili e le opere di difesa passiva hanno effetto solo sulla parte radente".
Le valanghe di neve densa raggiungono densità dell’ammasso in movimento molto elevate (400÷550 kg/m3), "con porosità dell’ordine del 20%. Il corpo della valanga si muove lungo il pendio con velocità che sono comprese tra 10÷30 m/s, con l’altezza di scorrimento che è dell’ordine dei 2÷5 m. Le opere di difesa passiva riescono in questo caso a ridurre la distanza percorsa dall’ammasso. La formazione della nube è legata a due fattori fondamentali: il contenuto d’acqua che deve essere basso e la velocità che deve raggiungere valori prossimi ai 30 m/s [3]. In primavera quando il contenuto d’acqua è molto elevato possono innescarsi valanghe di neve bagnata che possono raggiungere densità di 600 kg/m3.
(fonte immagine:inmeteo.net)
Visita la tesi:
Analisi sperimentale su opere passive per il controllo di valanghe di neve

Argomento tesi precedente
Argomento tesi successiva
