La tesi del giorno
Le isole Senkaku e la disputa sino-giapponese
Il contenzioso territoriale per le isole Senkaku/ Diaoyu dura ormai da più di un secolo e sembra non avere soluzione. Le isole Senkaku sono un arcipelago formato da cinque isole e tre scogli situati tra la costa settentrionale di Taiwan e l'isola di Okinawa.
Come ci ricorda il dott. Alberto Graciotti nella sua tesi La Scacchiera cinese: obiettivi e strategie internazionali della Repubblica Popolare nel XXI secolo le isole Senkaku "tradizionalmente appartenenti all'impero cinese passarono, assieme a Formosa e alla penisola coreana, sotto il controllo nipponico dopo la firma del Trattato di Shimonoseki (1885). Con la fine della Seconda Guerra Mondiale si stravolse il quadro normativo visto che la Carta di San Francisco annullava l'accordo tra Giappone e Cina: dal 1945 al 1972, le isole Senkaku rimasero sotto il controllo americano. Quando gli Stati Uniti comunicarono la loro intenzione di lasciare l'arcipelago, emerse il contenzioso tra i tre attori internazionali. La Repubblica di Cina rivendicava le isole in quanto, essendo state storicamente associate a Formosa, dovevano rimanere legate a Taiwan. La Repubblica popolare cinese sosteneva che le isole, in quanto possedimento dell'impero cinese, dovevano essere riconsegnate al legittimo erede di tale esperienza storica, ossia Pechino. Il Giappone, invece, faceva appello alla nozione di Terra Nullius, ovvero negava che i territori fossero riconducibili ad un legame storico con gli stati del passato. Inoltre, appellandosi al fatto che nei primi anni del XX secolo le isole fossero abitate da pescatori giapponesi, rivendicava a sua volta la sovranità sull'arcipelago."
Pur considerando l'importanza dei legami storici, viene da chiedersi perché cinque isole e tre scogli disabitati siano al centro delle rivendicazioni di tre importanti paesi asiatici come Giappone, Cina e Taiwan.
Il dott. Graciotti ci spiega che le ragioni principali sono tre: "in primo luogo, una motivazione strategica: le isole sono collocate geograficamente tra l'Isola di Taiwan e le isole Ryukyu. Oltre ad essere un corridoio marittimo molto trafficato, quest'area permette di mantenere un certo controllo sia su Formosa sia su Okinawa. In secondo luogo, i fondali sono ricchi di risorse naturali: riserve di gas naturale, petrolio e prodotti ittici in abbondanza. Il desiderio di ottenere la sovranità sulle isole è stato rafforzato dall'entrata in vigore della Convenzione di Montego Bay sul diritto del Mare nel 1994, un trattato intenzionale che regola lo sfruttamento dei mari. Una delle norme sancite dalla convenzione dispone che ogni stato può dichiarare una zona esclusiva di sfruttamento dei territori marittimi fino a 200 miglia nautiche dalla linea di base. Tale principio era motivato dal voler dare un freno allo sfruttamento indiscriminato della pesca. Nel tempo, grazie allo sviluppo di nuove tecnologie che consentono di trivellare il petrolio in acque molto profonde, è stato esteso anche allo sfruttamento dei fondali marini."
La questione delle isole Senkaku, considerando il precario equilibro diplomatico tra i tre paesi, sembra lontana da una soluzione, come evidenzia il dott. Graciotti tra Cina e Giappone "da un lato esiste un forte legame economico che favorisce relazioni amichevoli, dall'altro c'è l'interesse nazionale che può portare a una rottura diplomatica, come è emerso in occasione dello scontro navale nelle isole Senkaku. La Cina deve rivolgere particolare attenzione al suo storico rivale asiatico, poiché la partita geopolitica per l'egemonia regionale si gioca sull'asse Pechino - Tokyo, con Washington a supporto di quest'ultimo. La RPC, almeno per il momento, non cerca lo scontro frontale perché [...] non dispone delle capacità necessarie per prevalere come egemone regionale. La strategia cinese, quindi, è mantenere legami economici forti con i paesi asiatici, soprattutto quelli ritenuti dei potenziali rivali."
Fonte dell'immagine: www.italiajapan.net