La tesi del giorno
La battaglia della comunità Ucwalmicw in British Columbia
Si moltiplicano le iniziative che riflettono sui modi per preservare, incoraggiare e promuovere metodi di produzione sostenibili, in armonia con la natura, il paesaggio, la tradizione.
Il successo - in termini di quantità e di consenso - di esperienze come Slow Food, Terra Madre, il commercio equo-solidale, l'agricoltura bioetica, mostrano una nuova sensibilità verso il tema del futuro del pianeta e degli uomini che lo abitano, che paradossalmente si sviluppa tenendo i piedi saldi nel presente con lo sguardo rivolto al passato.
Tra i tanti approfondimenti che potevamo proporvi, diamo spazi all'esperienza raccontata dal dott. Enrico Montaletti nella sua tesi Ucwalmicw T'micw, la nostra terra: dinamiche di gestione fondiaria dei territori indigeni in British Columbia che ha trascorso alcuni mesi a Vancouver, nella riserva indiana di Lil'wat, a Mount Currie e a Sutikalh, ospite di personaggi appartenenti agli ambienti della resistenza indigena, anticoloniale e anticapitalista.
Grazie all'ospitalità degli abitanti il dott. Montaletti ha potuto vivere, lavorare e condividere lo stile di vita, le problematiche, le sensazioni della comunità Ucwalmicw (termine scelto dall'autore per indicare la popolazione autoctona, che essa stessa utilizza per autodefinirsi e il cui significato è approssimativamente "popolo della terra"): quello che emerge è che questo popolo non vive soltanto un'esperienza di lotta di classe in senso lato, ma questa è "radicata in una cultura di conoscenza tradizionale, tipica ed irripetibile".
La ricerca ha l'obiettivo di indagare la contesa sui diritti territoriali, passando attraverso le evoluzioni storiche dalle pratiche amministrative canadesi, alla resistenza indigena, a quelli che vengono interpretati come abusi, fino al genocidio, alla generale manipolazione delle usanze, fino alla costruzione del sistema sociopolitico ad oggi esistente, che ruota attorno al dissenso di parte della comunità Ucwalmicw alle pratiche del Governo coloniale e dei Band Councils.
Grazie ad interviste, ricerche etnografiche, consultazione di documenti ufficiali, il dott. Montaletti ricostruisce nella prima parte della tesi la vita della comunità Ucwalmicw prima dell'invasione coloniale: gli scambi commerciali, le tradizioni, la strutturazione sociale. Quello che emerge è una descrizione che, come afferma lo stesso autore, sfiora superficialmente "la complessità di un sistema di caccia, pesca e raccolta versatile e diversificato, che prevedeva un'ampia e profonda conoscenza del territorio tradizionale, delle sue variabili, e dei metodi per permettere l'abbondanza del bacino di risorse che storicamente ha sostenuto questo popolo".
Il sostentamento e lo sfruttamento delle risorse naturali erano in ogni caso basate su "un controllo effettuato con attenzione, che prevedeva la sorveglianza, il calcolo del giusto momento in cui raccogliere, l'"abbandono" sul terreno di una parte delle risorse potenzialmente sottraibili dall'ecosistema, per gli altri protagonisti dell'ecosistema stesso".
L'espansione coloniale nei primi dell'Ottocento, come per altre storie ed altre popolazioni, coincide con lo scontro di due culture e, soprattutto, con modi differenti di gestire la terra e il concetto di proprietà. Ad esempio le terre, anche quelle non ancora esplorate, prive di villaggi indiani, cittadine o siti di future cittadine potevano essere concesse, ad un prezzo risibile, a coloro che desideravano divenire sudditi della British Columbia, in quanto la terra Ucwalmicw "era considerata inutilizzata, waste, sprecata e quindi disponibile per una colonizzazione 'a basso costo'".
Questo è solo uno degli aspetti che rendono difficile nei decenni la convivenza tra coloni e le popolazioni indiane, oltre al fallimento, constatato dallo Stato stesso, delle politiche di assimilazione. Le quali, afferma il dott. Montaletti, avevano come dubbio requisito fondamentale lo smembramento e la cancellazione della base territoriale delle riserve.
"È soltanto grazie all'attivismo delle organizzazioni per i diritti dei popoli indigeni, e delle loro basi legittimanti, se [tali] prospettive [..] non si sono realizzate".
"Gli Ucwalmicw hanno risposto all'invasione ed ai progetti di sfruttamento di porzioni del loro territorio con azioni dirette, volte a fermare l'usufrutto del loro territorio in maniera unilaterale, promosso dal Governo provinciale ed aziende pubblico-private con il beneplacito dei DIA Chiefs dei Consigli di Banda. La popolazione che non gravita attorno al Band Council vi ripone poca o nulla fiducia riguardo alla rappresentanza degli interessi Lil'wat, anche antagonisti, nei confronti del Governo. Gli anni Novanta ed i primi anni del XX secolo sono stati per i Lil'wat laboratorio di resistenza territoriale, nella solidarietà ai Kanien'kehá:ka e nell'esperienza di Sutikalh, che ancora è forte e partecipata, sia a livello locale che internazionale".
Ora, per affrontare le proprie battaglie e proteggere i propri diritti, i popoli indigeni si trovano ad un bivio: entrare in negoziato con il Governo secondo gli strumenti offerti dalla British Columbia, oppure "cercare di resistere, muovendosi tra le numerose zone d'ombra. [..] In queste zone d'ombra c'è spazio per la crescita di nuove idee e proposte di collaborazione, ma anche anche per la recrudescenza della separazione tra società d'insediamento e quelle indigene".
Immagine: Mount Currie (fonte immagine: http://bcadayatatime.com)