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La tesi del giorno

L’Europa e la sfida dei sentimenti nazionali: la Catalogna tra euroscettici

L’Europa e la sfida dei sentimenti nazionali: la Catalogna tra euroscetticiL'Europa è considerata dalla Catalogna come un modello di sistema di governo da imitare per migliorare le relazioni con la Spagna. L'Europa realizza un sogno antico dei catalani di far convivere pacificamente al suo interno i diversi popoli, nel rispetto del principio di pluralità.

Nel contesto politico e culturale spagnolo, da sempre, si sono levate molte voci contro i nazionalismi dello Stato, in particolare contro i catalani e i baschi, contro il loro atteggiamento profondamente negativo, disgregatore, antidemocratico, che condurrebbe fino ad una “balcanizzazione” della Spagna.

"La radicalizzazione delle posizioni e l'avversione ai nazionalismi", ci spiega Paola D'Orazio nella sua tesi L’Europa e la sfida dei sentimenti nazionali: la Catalogna tra euroscetticismo e catalanismo, "c'è stata anche durante la campagna per il Referendum sul Trattato costituzionale europeo, quando i movimenti e i partiti che si schieravano a favore del “no” venivano tacciati di essere antieuropeisti e di portare avanti una propaganda di cieco rifiuto nei confronti dell'Europa, dimenticando tutti i benefici apportati dall‟integrazione europea a tutto lo Stato spagnolo".

La preoccupazione dei governi di Madrid è sempre stata quella di far convivere all'interno dello Stato spagnolo le diverse nazionalità iberiche. Durante i trent'anni di vita democratica spagnola questo è stato il tema cruciale che tutti i governi hanno dovuto affrontare, cercando di non distruggere i principi della Costituzione del 1978, la quale prevedeva una architettura statale unitaria, ma allo stesso tempo decentrata per la presenza delle Comunità Autonome.

Una sfida simile viene affrontata oggi dall'Europa: "Le élites dirigenti europee hanno percepito che, affinché l'Europa possa divenire un progetto politico reale, presente e sentito dai cittadini, è necessario creare, oltre ad una cittadinanza europea (che implica il riconoscimento di determinati diritti e doveri a chi ne è in possesso), un senso di identità europea o di appartenenza al Continente".

Questo senso di appartenenza, che potrebbe definirsi “europeismo”, svolgerebbe le stesse funzioni assunte dal sentimento nazionalista ai suoi albori, precisa la nostra autrice, "quando ancora il termine nazionalismo non aveva assunto una connotazione peggiorativa, alludendo a un patriottismo esasperato e radicale. Rievocando il proprio passato storico, segnato da subordinazione e “colonizzazione” economica e culturale da parte di Castilla-La Mancha, la Catalogna si pone come fervente difensore dei valori pluralisti e democratici".

I catalani "non vogliono costruire un progetto egemonico da contrapporre all'egemonia castigliana di Madrid, né hanno un “progetto di classe” (nell'accezione marxista del termine) da realizzare; essi aspirano a veder riconosciuta la loro specificità culturale, linguistica e politica sia all'interno dello Stato spagnolo che in Europa, nella quale in particolare vedono la possibilità di costruire un vero spazio di democrazia, condiviso e aperto a tutti i popoli europei".

Come hanno ben dimostrato durante la campagna referendaria sulla “Costituzione europea”, per realizzare i loro obiettivi, non sono disposti ad accettare qualsiasi proposta giunga dall‟Unione. "Citando uno slogan ricorrente durante la propaganda dei partiti di sinistra nel corso della campagna referendaria catalana, “Europa si, però no aixì!” (Europa si, ma non così!), si può sostenere che più che euroscetticismo, in Catalogna ed in generale nel Continente europeo, esiste un diffuso sentimento di rifiuto del nuovo modello di Europa, che riguarda soprattutto la contestazione delle nuove politiche sociali europee".

(fonte immagine: tg1.rai.it)

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