La tesi del giorno
La strategia nucleare della Corea del Nord
La Repubblica Democratica Popolare di Corea è uno dei pochi stati socialisti rimasti, retto da una dittatura di stampo stalinista e fortemente militarizzato.
Quasi un anno fa, il 17 dicembre 2011, moriva Kim Jong-il, il dittatore che ha governato la Corea del Nord per 17 anni. Figlio del Presidente Eterno Kim Il Sung ha lasciato, a sua volta, la Corea del Nord in mano al suo terzo figlio Kim Jong-un.
Come ci ricorda la dott.ssa Susanna Rimotti nella sua tesi La politica estera cinese e la questione nucleare nordcoreana: la nuova sfida del Nord Est asiatico: "le tensioni sulla penisola coreana affondano le proprie radici in un passato non lontano, ma a volte negletto della memoria collettiva".
"E’ fondamentale immergersi nel contesto postbellico degli anni Cinquanta per comprendere cause e conseguenze del conflitto coreano, di cui la coscienza pubblica è spesso debole e incerta: a tutt’oggi infatti, la guerra di Corea emerge dalla memoria collettiva come non necessaria e poco significativa se paragonata ai conflitti dell’epoca."
"Con la fine delle ostilità nell’agosto del 1945, la Corea viene eroicamente liberata dal giogo giapponese: le superpotenze URSS e USA insieme a Regno Unito e Cina stabiliscono in sede di conferenza (Cairo nel 1943 e Potsdam nel 1945) che il Paese dovrà proseguire verso l’indipendenza e coadiuvato da un governo provvisorio a due: tramite una spartizione arbitraria del territorio lungo la linea di demarcazione del 38° parallelo, rispettivamente a nord e a sud, URSS e USA decidono di liberare il territorio costituendo zone di occupazione, nell’attesa che una Commissione mista indetta dalle Nazioni Unite realizzi libere elezioni e porti il Paese all’unificazione. Il potere settentrionale viene quindi affidato ad un fronte democratico popolare di stampo comunista, mentre al sud ottiene il potere una borghesia conservatrice composta di esuli coreani liberali […]".
"Sotto la guida sovietica, nella parte settentrionale del Paese viene eletto il futuro caro leader Kim Il Sung, capo del regime di stretta osservanza sovietica a Pyongyang, nuova capitale della Repubblica Popolare di Corea il 12 settembre 1948."
"Nel corso del biennio seguente, la reciproca incompatibilità, i reiterati scontri di frontiera lungo il confine nord-sud e l’entrata in gioco della variabile cinese solidificata a partire dalla vincita maoista nel 1949, danno il via all’escalation verso lo scontro, eventualità che avrebbe portato con sé il tanto scongiurato coinvolgimento internazionale."
Il 15 giugno 1950 l'esercito nordcoreano attraversa il 38° parallelo dando inizio ad una guerra che durerà 3 anni e causerà più di un milione di morti, di cui 415.000 morti e 429.000 feriti per l’esercito sudista.
"Alla fine della Guerra Fredda, a differenza di uno scenario europeo più stabile (bipolare statunitense – sovietico), nell’Asia orientale ci si trova di fronte ad un sistema multipolare, bilanciato dal possesso di arsenali nucleari cinesi, americani e sovietici; dalla presenza del bilanciatore esterno statunitense; dall’incapacità di Cina e URSS di proiettare all’esterno la loro forza; da un Giappone a sovranità limitata, in quanto ancora alle dipendenze americane in termini di sicurezza."
"La percezione della Corea del Nord come fattore di destabilizzazione politica della regione asiatica si ha come conseguenza del sostanziale cambiamento degli equilibri internazionali: il crollo dell’URSS e la fine della Guerra Fredda."
"Alla morte dell’eterno leader Kim Il Sung, il Paese si trova in condizione di isolamento politico e diplomatico, economicamente in crisi, in un ambiente internazionale confuso, mentre quello domestico pone il problema della propria sopravvivenza e del rischio di perdita di legittimità. Sotto questa luce, appare ben lungi dall’irrazionalità il tentativo di sviluppare una forza d’influenza alternativa, basata soprattutto sull’ideologia e sul culto della personalità del leader, a scapito del benessere della popolazione e del successo economico."
"La strategia elaborata da Kim Il Sung prima e perseguita da Kim Jong Il dopo, è storicamente orientata alla difesa dalle minacce esterne, e soprattutto sulla base della Juche, l’autosufficienza: grazie ad una deterrenza nucleare autonomamente sviluppata, il regime mantiene intatta la propria legittimità e ne rafforza l’orgoglio nazionale. La strategia nucleare pare quindi efficace, sia in un ambiente internazionale di attori dotati di armi convenzionali, sia quando questi possiedono capacità nucleare (si svilupperebbe infatti una deterrenza fortemente psicologica, del tipo equilibrio del terrore, simile all’esperienza della Guerra Fredda). Inoltre, seguendo la strada intrapresa da India e Pakistan, sicuramente rappresenta un’opportunità di avere voce tra le Potenze Nucleari e al contempo guadagnare autorità agli occhi della Comunità Internazionale".
"Spesso, la questione della deterrenza nucleare è ridotta ad una mera volontà di esercitare influenza e pressione sugli attori internazionali per ottenere concessioni favorevoli dal punto di vista economico ed energetico, ma pare imprudente escludere a priori altre opzioni: come possibile notare, è quantomeno improbabile che la Corea del Nord abbandoni lo status di potenza nucleare nel breve periodo, considerandola fondamento della sopravvivenza del Paese. Parte della responsabilità della condizione è attribuibile anche all’inerzia del Nord est asiatico, che complessivamente si mantiene neutrale e conciliante per scongiurare una pericolosa e soprattutto coinvolgente escalation della crisi."
Fonte dell'immagine: www.tempi.it/