La tesi del giorno
Start up per risollevare l'economia
Per risollevare la situazione economica attuale, generare nuova ricchezza e "proprietà intellettuale", lo sviluppo di idee e di progetti creativi assume un ruolo centrale. Lo sviluppo di nuove imprese necessita però di un ecosistema che permetta, attraverso la collaborazione di diversi soggetti, il loro sviluppo e quindi l’ingresso nel mercato.
Lo spiega diffusamente il dott. Fabrizio Tonellotto nella sua tesi dedicata alle start up, che non è altro che il passaggio da un’idea imprenditoriale alla creazione di un nuovo business: "durante questo sviluppo è importante definire quali attori intervengono nelle diverse fasi, quali figure (istituzionali e non) sono fondamentali non solo per l’apporto economico, ma anche per fornire un sostegno di supporto manageriale e di networking".
Lo sviluppo di una nuova impresa parte sicuramente dall'accesso al capitale. Dopo la definizione del proprio business sono due le figure importanti che promuovono il finanziamento: i Business Angels, persone fisiche che investono direttamente parti del proprio patrimonio nelle fasi di avvio di un progetto imprenditoriale, e il Venture Capitalist che gioca un ruolo fondamentale soprattutto nella seconda fase del ciclo di innovazione.
Ma non basta il finanziamento, spiega il dott. Tonellotto. Spesso le nuove imprese falliscono per mancanza di esperienza manageriale o insufficiente esperienza nel marketing.
Ecco allora nascere gli incubatori d'impresa, istituzioni che interagiscono con potenziali imprenditori, offrendo servizi e, talvolta, risorse finanziarie. Qui il nuovo imprenditore può "allenare le proprie abilità manageriali, tamponare i costi rigidi del mercato grazie ad un programma di affitto a basso costo, ridurre i costi dei servizi e accedere a seed capital".
Purtroppo non sempre gli incubatori forniscono il supporto adeguato o per la mancanza delle istituzioni, o per la carenza di esperienza, o per assenza di flessibilità.
E l'analisi effettuate dal dott. Tonellotto dell'ecosistema italiano delle start up dimostra che il nostro Paese ha ancora molta strada da percorrere.
I principali limiti si riscontrano:
- in un mercato di Venture Capital che, sebbene in crescita, in termini assoluti è ancora ampiamente sottodimensionato rispetto ai maggiori Paesi europei;
- negli alti costi dello start up, soprattutto a causa dell’alto livello di tassazione, con una differenza in confronto agli altri paesi definita 'sconcertante';
- nei legami deboli tra sistema di ricerca e applicazione industriale, con particolare riferimento alle attività svolte dagli Uffici per il Trasferimento Tecnologico operanti nelle istituzioni accademiche;
- nella mancanza del processo di networking, ovvero di una chiara rete di collegamento tra i diversi incubatori, le istituzioni, i centri di ricerca e i finanziatori, che porta il processo d’incubazione ad essere poco efficace.
"L’Italia è ancora oggi una fucina di nuovi talenti, ma il sistema che li circonda continua a possedere i vizi dei nostra padri, troppa burocrazia, troppa frammentazione e un sistema che consolida le gerontocrazie.
Creare le start-up, dunque, non riguarda solo le idee, gli investimenti e un po’ di riforme, ma significa costruire un ambiente normativo semplice e chiaro che privilegi la meritocrazia e la concorrenzialità del mercato".
Immagine da www.fasi.biz
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