La tesi del giorno
Il diritto di satira in tv
L'articolo 21 della Costituzione sancisce la libertà di manifestazione del pensiero con la parola, lo scritto ed ogni altro mezzo di diffusione. Questa libertà, secondo la giurisprudenza evolutiva e costante della Corte Costituzionale, nel passaggio da libertà negativa a positiva, comprende tanto il diritto ad informare, quanto quello ad essere informati.
Come ci spiega bene
Valeria De Rentiis nella sua tesi
La censura nel sistema cinematografico e televisivo. Aspetti legislativi, sociali e giuridici, "l'articolo 21, al comma 6, definisce l'unico limite esplicito alla libera manifestazione del pensiero: il
buon costume".
Il diritto di satira è riconosciuto come “diritto soggettivo a rilevanza costituzionale”. In qualunque forma espressiva la satira sia realizzata, essa ha il fine di "suscitare ilarità, alternando in modo ridicolo il modello da cui prende spunto, trasformandolo spesso in una caricatura, esasperandone le connotazioni, i vizi, i difetti, spesso non solo fisici".
L’esercizio dell’attività satirica costituisce attività di "godimento di un bene, da identificarsi con la libertà di manifestazione del pensiero. Proprio per questo motivo costituisce, forse più di ogni altra forma di manifestazione del pensiero, il
banco di prova di ogni democrazia, essendo il riconoscimento della sua liceità un elemento sintomatico del modo di concepire il sistema politico, e , segnatamente, i rapporti autorità-individuo, in una data collettività".
"Potremmo - prosegue la nostra autrice - arrivare ad affermare che tanto più solida è la tutela di cui gode la satira e più in generale la manifestazione del pensiero, tanto maggiore è, in termini di democrazia, il beneficio di cui fruiscono gli appartenenti ad una data comunità e lo stato di salute del sistema democratico".
(fonte immagine: static.fanpage.it)
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La censura nel sistema cinematografico e televisivo. Aspetti legislativi, sociali e giuridici.

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