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La tesi del giorno

Sesso e disabilità

Sesso e disabilitàL'assistente sessuale per disabili è una figura professionale emergente già presente e legalizzata in Germania, Olanda e Scandinavia, dove l'assistenza sessuale è un fatto acquisito, un aiuto a ragionare meglio sul tabù dell'amore, fisico e sentimentale, che accompagna l'esistenza dei disabili.

In Italia al momento il tema resta ancora un tabù, soprattutto per il diffuso preconcetto che confonde tale pratica con la prostituzione. Ma la situazione si sta lentamente evolvendo: Max Uliveri, 42enne toscano affetto da distrofia muscolare, è infatti l'ideatore della petizione per l'istituzionalizzazione della figura dell'assistente sessuale per i disabili.

Il problema è evidente: anche i disabili hanno il diritto e la necessità di vivere serenamente la propria sessualità. Il film "The sessions", uscito recentemente nelle nostre sale, dimostra l'attualità di questa problematica e la modalità per combattere il pregiudizio. La pellicola è ispirata alla storia vera del giornalista e poeta californiano Mark O'Brien, costretto a passare la maggior parte del suo tempo in un polmone d' acciaio, che a 38 anni decide di provare per la prima volta nella sua vita l'esperienza sessuale. Con il supporto del proprio sacerdote nonché consigliere spirituale, il protagonista si sottopone a sei sessioni con un'assistente sessuale professionista, che lo inizia con delicatezza al piacere fisico per lui sconosciuto.

Questo piccolo ma grande film indipendente ha scatenato il dibattito in USA, a seguito anche dell'uscita del libro della terapista Cheryl Cohen Greene intitolato "An intimate life".

La dott.ssa Valentina Claudili, autrice della tesi specialistica "La ''stra-ordinarietà'' sessuale delle persone con disabilità" ha raccolto nel suo elaborato una serie di racconti, interviste, poesie, dati statistici e ricerche che dimostrano quanto la sessualità nella disabilità sia eccezionale per creatività e soggettività.

La conquista di un stato di benessere sia sessuale sia globale da parte di persone con disabilità non solo è possibile ma è una realtà spesso ignorata sulla base di antichi stereotipi culturali e fobie collettive. L'autrice sostiene in primo luogo la tesi del "sorpasso sessuale" dei disabili definendo la loro sessualità come "stra-ordinaria" ossia "una sessualità "insolita, inconsueta, fuori dell'ordinario," quale deve essere inevitabilmente la sessualità di persone con una disabilità, in particolare fisica, ma vogliamo innanzitutto sottolineare l'esistenza, nell'universo della disabilità, di una sessualità "stupefacente, prodigiosa, fenomenale, eccellente, meravigliosa", ovvero di una sessualità che, nella sua inconsuetudine, non potendo rifarsi a canoni, posizioni e ruoli culturalmente prescritti, oltrepassa i confini dell'immaginario collettivo per giungere alla riscoperta della propria ed unica modalità di vivere la sessualità."

Considerare la sessualità come parte integrante dell'intervento terapeutico è il risultato di una nuova concezione di cura che evidenzia le risorse piuttosto che i limiti. "Nella disabilità, oltre ad assumere questo ruolo universale nella maturazione sana del Sé, la sessualità può essere considerata anche una "risorsa terapeutica" di inestimabile valore. Ad esempio nelle disabilità mentali abbiamo già evidenziato come un'asincronia di sviluppo porta l'area sessuale a maturare prima di quella mentale; questo significa che un progetto educativo-riabilitativo, che deve perseguire l'obiettivo dell'integrazione orizzontale delle funzioni, dovrà far leva su quelle più avanzate e dotate di più evidente vitalità, quelle affettivo-sessuali per l‘appunto. L'esperienza pratica infatti ha dimostrato che "nel recupero del ritardo mentale la cura del proprio corpo, inteso come aspetto primario della dimensione sessuale, può giocare un ruolo importante rispetto allo sviluppo globale della persona, rinforzando la coscienza di Sé, l'autostima e la ricerca della propria autonomia". La consapevolezza del proprio corpo e di quella dell'altro e il conseguente scambio affettivo e piacere sessuale, possono essere un'importante compensazione rispetto a sentimenti di infelicità, depressione, incertezza rispetto al proprio valore, sentimenti universali ma spesso accentuati in presenza di una disabilità."

Secondo Valentina, l'educazione sessuale per i soggetti con disabilità gioca un ruolo primario nel garantire il rispetto del diritto al benessere personale di ogni persona. "L'educazione sessuale così come deve essere concepita oggi invece si interpone in quel percorso di promozione della "salute sessuale" di cui tutti, anche le persone con disabilità, hanno diritto. Negare tale diritto significa non promuovere il desiderio di cura del proprio corpo e rispetto di quello dell'altro, significa negare la possibilità di riconoscere, e quindi imparare a controllare i propri impulsi e desideri nonché rispettare, ed imparare ad accettare o meno, i desideri sessuali dell'altro. È forse proprio a causa di questa incapacità che possono essere letti rispettivamente, da una parte i comportamenti sessuali aggressivi e incontrollati soprattutto degli uomini con disabilità, etero o auto-diretti (come ad esempio la masturbazione compulsiva, le avances verso le operatrici…), e, dall'altro lato, l'alto tasso di abuso sessuale di cui spesso sono vittima le donne.

Come per l'omosessualità, anche per la disabilità l'accettazione della diversità da parte della società è l'unico mezzo per combattere l'isolamento e la discriminazione dei soggetti coinvolti. La figura dell'assistente sessuale, pertanto, risulta essere una valida alternativa per soddisfare un'esigenza prima di tutto fisiologica e legittima come il sesso.

Fonte dell'immagine: http://invisibili.corriere.it/2013/02/24/the-sessions-a-lezione-di-sesso-per-scoprire-lamore/

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