La tesi del giorno
La politica del figlio unico
L'ultimo aggiornamento fornito dalla Banca Mondiale stima che la popolazione cinese supera un miliardo e 344 mila abitanti, conquistando il primo posto nella classifica degli Stati più popolosi su scala mondiale.
Per il governo cinese, tale cifra indica che sono stati raggiunti gli obiettivi della
politica del figlio unico, il piano di controllo delle nascite che impone alle famiglie cinesi di avere un solo bambino, seppur con diverse eccezioni. Il censimento del 2000 ha infatti contato un miliardo e 260 milioni di abitanti. Ciò significa che la popolazione cinese sarebbe cresciuta del 6,5% negli ultimi dieci anni, a fronte di un aumento della popolazione mondiale del 13,5%.
La
pianificazione della nascite ha radici profonde nel secolo scorso: nasce negli anni sessanta durante il maoismo, ma è solo con
Deng Xiaoping che il governo impone con autorità un figlio unico per tutti.
Come spiega la dott.ssa
Martina Merenda, nella sua tesi di I livello "
L'evoluzione della politica del figlio unico nella Cina di oggi" "
…gli anni '80 e '90 sono i peggiori per la politica delle nascite: in questo decennio si contano migliaia di pratiche coercitive subite dalle donne che non rispettano la normativa o che sono costrette alle sterilizzazioni e agli aborti forzati.
La cultura patriarcale cinese, inoltre, fondata sulla preferenza per il figlio maschio, ha portato, soprattutto nelle campagne, alla vendita di milioni di bambine in cambio di ingenti somme di denaro dando così origine a fenomeni di contrabbando.
A partire dagli anni '90, con la successiva epoca di Jiang Zemin, il tasso di natalità arriva a toccare un livello inferiore rispetto a quanto ci si era prefissi in epoca Deng. Si arriva a capire che i metodi drastici utilizzati fino a quel momento non sono più necessari in quanto la politica, almeno nei centri urbani, è già quasi totalmente accettata. Si definisce quindi una linea politica volta a maggiori attenzioni verso la popolazione.
Lo slogan adottato è "yiren weizhu", ovvero "fare dell'individuo lo scopo primario", "mettere al primo posto l'individuo".
L'inversione di tendenza del governo cinese rispetto alla pratica del figlio unico tende ad accordare maggiori eccezioni, focalizzando la propria attenzione sulla qualità della vita dei figli piuttosto che sulla quantità di nascite.
Nonostante ciò, Martina evidenzia la brutalità che ancora contraddistingue l'insieme delle pratiche coercitive vigenti in Cina per il controllo delle nascite: il caso dell'aborto forzato al settimo mese di gravidanza di
Feng Jianmei è l'esempio più eclatante.
La donna di ventidue anni originaria della provincia dello Shaanxi, rimasta incinta nell'ottobre del 2011 del suo secondo figlio, fu infatti obbligata con la forza a firmare l'autorizzazione per l'aborto in quanto non aveva effettuato la registrazione familiare per il secondo figlio che le avrebbe permesso di ottenere l'autorizzazione alla nascita.
La triste vicenda fu denunciata online dal marito della donna, provocando l'indignazione dei media e dell'opinione pubblica. Nella sua tesi la dott.ssa Merenda riporta le risposta delle autorità cinesi in merito all'accaduto, pubblicate in seguito ai commenti di feroce indignazione in vari blog.
L'aspra critica dell'autrice nei confronti della politica di pianificazione delle nascite solleva un paradosso importante, probabilmente sottovalutato delle autorità cinesi: come farà il governo cinese a fronteggiare il costante aumento del tasso di anzianità che graverà sul piano sociale e sull'attuale sistema pensionistico?
Fonte dell'immagine: http://www.informasalus.it/it/articoli/cina-aborti-forzati.php
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L'evoluzione della politica del figlio unico nella Cina di oggi

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