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La tesi del giorno

Il calcio e la nuova gestione Juve

Il calcio e la nuova gestione JuveL'industria del calcio si colloca nell'industria dell'intrattenimento. Questo mercato sta attraversando una fase di espansione, con fatturati in crescita, e proprio per questo attrae molti investimenti di grandi società. Il risultato che si ottiene è l'aumento della qualità dei servizi offerti.

Come ci spiega Nicola Succi nella sua tesi Le società di calcio professionistiche: mercato, evoluzione e dinamiche economico-finanziarie. I casi Juventus Football Club s.p.a. ed Arsenal Football p.l.c., il calcio in Italia "costituisce un fenomeno sociale di incredibile rilevanza: 31 milioni di tifosi, 3.000 ore di programmazione televisiva, 2 milioni di abbonati pay-tv, 5.7 milioni di lettori di quotidiani specializzati, un giro d'affari complessivo che supera i 6 miliardi di euro".

Come prevedibile, data la portata del fenomeno calcio, i flussi di introiti che arrivano nelle casse dei club di Serie A sono raddoppiati nell'arco di un decennio, passando dai 650 milioni del 1998 agli 1.4 miliardi del 2006.

"La situazione economica dei vari club è tuttavia insoddisfacente", scrive il nostro autore: "Le perdite operative sono aumentate da 222 milioni nel 1998 a 402 milioni nel 2006, facendo osservare straordinari picchi in flessione, come nel 2002, anno in cui le società hanno complessivamente accumulato perdite operative per 1 miliardo di euro. I costi del lavoro e i costi operativi di gestione sono raddoppiati, i primi passando da 417 milioni nel 1998 a 806 milioni nel 2006, i secondi da 268 milioni a quasi 600 milioni. I debiti sono cresciuti nello stesso periodo del 188%, arrivando a 1.6 miliardi nel 2006 (per altro mitigati contabilmente dal perverso sistema delle plusvalenze sullo scambio di giocatori che non porta flussi reali di denaro in entrata)".

Quando le risorse impiegate nell’attività caratteristica (costi operativi) sono gravate mediamente per il 69% dal costo del lavoro, e soprattutto quando quest’ultimo è mediamente pari al 112% della produzione economica, "è assolutamente impossibile perseguire un obiettivo di compatibilità economica tra costi e ricavi della gestione. L’unica soluzione possibile è il passivo".

Un caso particolare è quello rappresentato dalla Juventus, principale imputata del processo denominato Calciopoli, estate 2006, un grave smacco per la società torinese che si è concluso con la retrocessione in Serie B, l’annullamento dello scudetto 2004-2005 e la revoca di quello 2005-2006.

Non tutti i mali, però, vengono per nuocere. Dopo lo scandalo, "la Juventus ha cambiato completamente l’assetto societario e il nuovo cda sta cercando di traghettare velocemente il club verso i consueti obiettivi, ma ottenuti in maniera economicamente sostenibile". Il nuovo management si è dimostrato "competente" e ha ottenuto, fino ad ora, i risultati attesi: il ritorno in Serie A al termine della stagione 2006-2007, il ritorno in Champions League al termine dello scorso campionato e lo scudetto 2012/2013 (il numero 29, non 31 come sostengono società e tifosi).

Fondamentale per raggiungere gli obiettivi prefissati era una sana gestione della società, senza spese eccesive nel rafforzamento della squadra, ma consolidando i rapporti con i “vecchi” campioni già in rosa, attuando una politica basata sui giovani ed inserendo pochi nuovi giocatori selezionati attentamente, anche in base al costo economico che l’acquisto avrebbe comportato. Sono inoltre state promosse nuove politiche di gestione dei rapporti con i partner commerciali ed è stato realizzato il nuovissimo Juventus Stadium di proprietà.

(fonte immagine: lastampa.it)

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