La tesi del giorno
I contadini del nuovo millennio
Gli ultimi dati di Confagricoltura parlano chiaro: in Italia ci sono sempre più contadini, anche se il settore è ben diverso da quanto aveva tramandato la tradizione.
I titolari d'azienda agricola con diploma universitario sono aumentati dal 2000 al 2010 del 9%, mentre quelli
laureati in altre materie del 24,6%. Crescono gli iscritti alla facoltà di Agraria, saliti in due anni del 30%, e salgono pure la dimensione media delle aziende e la lista dei prodotti con certificazione di qualità. Anche se si ridimensiona il peso dell'occupazione del settore rispetto al totale dei lavoratori italiani.
Un vero balzo in avanti per i nuovi contadini, che sfruttano, sempre più sostenibilmente, le ricchezze delle nostre terre. Come spiega
Cristina Moretti nella sua tesi
Post-Contadini: la rete di Terra Madre, a partire dall'analisi di Jan Douwe van der Ploeg nel suo libro "I nuovi contadini", c'è una profonda differenza tra i contadini e gli imprenditori agricoli.
"Questi ultimi investono sulla terra come potrebbero investire su qualsiasi altra merce. Il modo imprenditoriale di fare agricoltura viene così schematicamente riassunto da Ploeg: disconnesso con la natura, modo artificiale di fare agricoltura, alta dipendenza dal mercato, alto grado di mercificazione, centralità dell’imprenditorialità e delle tecnologie meccaniche, specializzazione, rottura tra passato, presente e futuro".
I contadini del nuovo millennio, invece, sono più simili a quelli aderenti alla rete di
Terra Madre, evento organizzato dal movimento Slow Food di Carlin Petrin con l’intento di dare voce e visibilità agli agricoltori, allevatori e pescatori che, in tutto il mondo operano sulla base di valori quali il rispetto dell’aderenza al territorio, la qualità e il rispetto per l’ambiente.
Al centro Petrini mette "la
rivendicazione del piacere, descrivendo un percorso che attraverso la definizione di gusto, di ciò che è buono, arriva a ridefinire il concetto di qualità con il trinomio buono, pulito e giusto".
Egli sostiene che per troppo tempo il termine gastronomia è stato utilizzato in un’accezione riduttiva, negandogli ogni validità scientifica e relegandolo ad un ambito folcloristico. La nuova gastronomia propugnata da Slow Food, invece, è "una conoscenza ragionata di tutto ciò che si riferisce all’uomo in quanto egli si nutre. Serve a scegliere perché serve a capire che cos’è la qualità".
(fonte immagine: leiweb.rcsperiodiciobjects.it)
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Post-Contadini: la rete di Terra Madre

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