La tesi del giorno
Stop al lavoro minorile
Il 12 giugno si celebra in tutto il mondo la Giornata mondiale contro il lavoro minorile, la cui edizione del 2013 è dedicata al tema del lavoro domestico. Secondo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) il numero totale di minori lavoratori a livello mondiale è di 215 milioni. Di questi, 115 milioni svolgono lavori considerati pericolosi, incluse le forme peggiori di lavoro minorile. Il lavoro domestico dei minori è un fenomeno largamente diffuso e in costante aumento. Almeno 15,5 milioni di bambini — perlopiù femmine — sono vittime di questa forma nascosta di sfruttamento che comporta spesso anche abusi, rischi per la salute e violenze. Fonte: http://www.ilo.org/)
In generale, il fenomeno coinvolge bambini costretti a fare anche i lavori più pesanti, spesso malnutriti e umiliati: un esercito di 15,5 milioni di bambini-domestici che rappresenta il 5% del lavoro minorile nel mondo, stimato in 305 milioni di minori, dai 5 ai 17 anni. La maggior parte dei
baby-domestici (il 73%) sono bambine, tra i 5 ed i 14 anni. Il lavoro domestico dei bambini riguarda tutte le regioni del mondo ed è pratica comune in alcuni Paesi africani come il Burkina Faso, Costa d'Avorio, Ghana e Mali.
Ma la piaga del lavoro minorile riguarda anche i Paesi più avanzati, tra cui proprio l'Italia, che registra ben 260.000 ragazzini "costretti" a lavorare, più di uno ogni 20 under 16, il 5,2% del totale dei bambini nella fascia 7-15 anni. Tra questi, sono 30.000 i 14-15enni a rischio di sfruttamento che fanno un lavoro pericoloso per la loro salute, sicurezza o integrità morale.
L'analisi del lavoro dei minori fornita dal dott.
Giulio Bruno nella sua tesi di dottorato "
Il lavoro Minorile" chiarisce il reato di sfruttamento dei minori in Italia, ponendo l'accento sulla negazione della dignità della persona connesso alla costrizione della vittima alla resa delle prestazioni imposte.
"
La costrizione, a sua volta, è espressiva dello stato di soggezione continuativa cui la persona offesa è sottoposta: il disvalore della fattispecie risiede, quindi, esattamente nella convergenza e nella reciproca implicazione di una condizione di continuativa soggezione allo sfruttamento coattivo della vittima, tale da determinarne la reificazione.
La costrizione alla resa della prestazione, realizzata in danno di una persona previamente sottoposta ad uno stato di soggezione, esprime quindi la struttura di una violenza privata, affiancata (eventualmente nella figura – base, necessariamente in quelle circostanziate ) da altre ipotesi criminose. Si delinea così un reato complesso caratterizzato da un surplus di offensività espresso dall'effetto di reificazione della vittima, rispetto alla mera convergenza del grado di disvalore di ogni fattispecie-parte.
La norma descrive, sul paradigma delle disposizioni di fonte internazionale, specifiche ed eterogenee modalità di realizzazione della condotta offensiva della dignità umana (imposizione alla vittima di prestazioni lavorative, sessuali o dell'accattonaggio), accomunate dall'idoneità a sfruttare la persona per fini che la trascendono e che la mortificano nella sua dignità e libertà."
A questo proposito, la sentenza della Cassazione Penale n. 1090 del 12 dicembre 2006 afferma, inoltre, che "il
reato di riduzione in schiavitù e/o servitù può configurarsi anche
a carico dei genitori che impieghino i figli nell'accattonaggio, nel furto e nelle altre attività illecite e ricorre allorquando le forme di assoggettamento del minore si traducano in una integrale negazione della libertà e della dignità dello stesso."
Pertanto, la tutela del minore contro il
reato di maltrattamenti, posto dal legislatore a favore del minore, si complica ulteriormente in una società multietnica e multiculturale come la nostra, nella quale non è raro per il giurista come per l'operatore del settore imbattersi in situazioni in cui simili episodi vengano giustificati dalla
cultura di origine del minore stesso.
A questo proposito, la corte di Cassazione ribadisce che il punto di vista dal quale affrontare la questione proposta è e rimane saldamente ancorato ai
principi irrinunciabili della
solidarietà, della
libertà e della
dignità umana, vere stelle polari della sua giurisprudenza in questa materia così delicata, la cui "
valutazione dell'illiceità della condotta andrebbe fatta valere valutando la reale incidenza di tale condotta sul patrimonio psichico, culturale e morale del minore, non astrattamente considerato, ma con riferimento al singolo soggetto e alle sue peculiari caratteristiche, onde verificare se, e in che modo , l'attività lavorativa, per le concrete modalità, rappresenti un'offesa tale alla sua dignità e libertà, da compromettere i processi di sviluppo psico – fisico della sua personalità."
Fonte dell'immagine: http://foto.panorama.it/foto-belle/giornata-mondiale-contro-lavoro-minorile-12-6-2013
Visita la tesi:
Il lavoro minorile

Argomento tesi precedente
Argomento tesi successiva
