La tesi del giorno
Dimmi come sorridi e ti dirò chi sei
Il sorriso è contagioso. Ma cosa cambia quando siamo di fronte ad un sorriso sincero oppure un sorriso di circostanza? Uno studio inglese condotto dalla Bangor University e da poco pubblicato sulla rivista Psychological Science, dimostra che siamo in grado di distinguere i diversi tipi di sorriso, e che in base a questi reagiamo in maniera differente. Da un punto di vista "meccanico", i sorrisi sinceri sono riconoscibili perché coinvolgono un certo numero di muscoli attorno agli occhi. Secondo la dottoressa Erin Heerey, coordinatrice della ricerca, i sorrisi di circostanza hanno un valore sociale del tutto diverso e sono - da un punto di vista relazionale - meno gratificanti di quelli spontanei.
Dallo studio, infatti, è emerso che due persone, nel momento in cui si conoscono, si scambiano lo stesso tipo di sorriso, che sia educato o autentico. Tuttavia, la risposta al sorriso autentico del partner pare essere più rapida, il che suggerisce una sorta di "anticipazione" dei sorrisi considerati genuini. I dati provenienti da sensori elettrici posti sui volti dei partecipanti hanno rivelato che i muscoli del sorriso erano coinvolti quando si aspettavano un sorriso genuino, ma non hanno mostrato una simile attività quando erano previsti dei sorrisi gentili. Insomma, il sorriso spontaneo ha un valore sociale e relazionale superiore a quello di cortesia.
Un tipo di studio come questo, che combina osservazione sociale all'utilizzo dei più sofisticati macchinari per la ricerca neurologica, ha delle implicazioni molto importanti negli interventi per le persone che hanno disturbi legati ai rapporti sociali, come l'autismo o la schizofrenia. Ma non solo. La ricerca contribuisce in maniera significativa allo studio sulla comunicazione non verbale, che - come evidenziato da Favio Castellaneta nella sua tesi La comunicazione interpersonale come processo di influenza sociale: l'approccio della programmazione neurolinguistica - rappresenta parte essenziale della competenza sociale-comunicativa di ogni individuo.
Le persone, in quanto membri di una comunità linguistica e sociale, sono in grado di decodificare gli elementi comunicativi legati ai movimenti del corpo, come il tono di voce, il modo di gesticolare, o le pause. Si tratta di "una serie di attitudini sociali e semeiotiche che permettono al soggetto di adeguare il messaggio alla situazione e al contesto specifico e di utilizzare codici di natura, per l’appunto, non verbale".
Fra questi elementi non verbali, la capacità di discernere un sorriso spontaneo da uno di circostanza, nonché la capacità di utilizzare i diversi modi di sorridere nelle situazioni più appropriate (da un punto di vista sia contestuale che sociale) rappresentano risorse importantissime nel modo in cui si struttura la comunicazione non verbale, nonché strumenti indispensabili per orientarci nel labirinto delle relazioni umane. Del resto, come l'autore della tesi sottolinea, "segnali come le lacrime, il sorriso o lo stringere i pugni non si possono invariabilmente far coincidere con i sentimenti di dolore, felicità e aggressività poiché è possibile versare lacrime di gioia, sorridere con arroganza o con imbarazzo e lo stringere i pugni potrebbe anche indicare uno sforzo di autodisciplina proprio al fine di evitare uno scontro."
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