La tesi del giorno
Lou Reed: icona della musica rock
Il 27 Ottobre 2013, all'età di 71 anni, si è spento Lou Reed, uno dei personaggi più importanti della storia del rock.
Come ci ricorda la dott.ssa Consuela Torelli nella sua tesi Le icone della musica rock nel contesto della cultura anglo-americana dagli anni 60 agli anni 90 Lou Reed fondò uno dei gruppi più geniali e originali degli anni '60, i Velvet Underground.
"La loro musica era una sorta di rock cupo e violento, con canzoni che parlavano di dipendenza dall'eroina, omosessualità, prostituzione e così via. Essa parlava anche di repressione in generale, di tristezza e degradazione della vita moderna, ma sotto tutta la paranoia e la desolazione rappresentata nelle loro canzoni, c'era pur sempre un barlume di speranza, nella redenzione, data dalla musica. Loro celebravano quella vecchia equazione di sesso e morte, piacere e dolore, come elemento fondamentale del rock&roll ed incarnavano con la loro musica un mondo che, andando alla ricerca di una realtà idillica, si scontra invece con la terribile realtà urbana. I Velvet Underground parlavano della realtà e le loro canzoni erano lettere indirizzate alle persone. Il loro era un realismo forte, che andava contro ogni forma di censura o limite imposto dal moralismo della società americana del periodo. Soprattuto i loro testi erano lo specchio di quella parte marginale della società, quella composta da tutti coloro che vivevano in antitesi rispetto al modus vivendi imposto dalle classi superiori. Nel mondo di queste persone, parole come moralità, lavoro, eleganza, erano bandite perché non avevano connessione con la realtà sostituite da un totale rifiuto per ogni standard sociale, dall'apologia della perversione, della dissoluzione e la rivendicazione della propria differenza."
"Tutto questo era racchiuso nel loro disco più famoso, The Velvet Underground & Nico, che si avvalse della produzione di Andy Warhol, che fu anche l'autore della copertina. Con questo disco i Velvet Underground, invece che celebrare la stagione psichedelica, decisero di mostrare il potere distruttivo, l'orrore e la falsa trascendenza dalla dipendenza da droghe, ed è per questo che vanno apprezzati. Ecco perché celebravano il sadomasochismo, considerato come qualcosa di concreto, esistente nella realtà, e non al di fuori di essa, come lo era il tanto esaltato amore universale. The Velvet Underground& Nico, invitava a fare un lungo viaggio nelle zone più scure della città di New York, le cui strade erano lo scenario di storie selvagge di droga, sesso, e perdizione, e dove l'atmosfera non è quella accogliente e colorata di Woodstock, ma fredda e tenebrosa."
Negli anni '70, dopo la rottura con i Velvet Underground, Lou Reed collabora con David Bowie nel suo secondo album da solista Transformer, pubblicato nel 1971 e prodotto a Berlino.
"Dopo aver lasciato la sua band, agli inizi degli anni ‘70, Lou Reed era pressoché sconosciuto; il mercato discografico era orientato verso la promozione commerciale di personaggi destinati ad assurgere poi al ruolo di star, come appunto David Bowie e Marc Bolan… Tali artisti avevano intuito come una immagine forte potesse avere un'analoga importanza, se non maggiore, dell'aspetto strettamente musicale. Con questi personaggi si arriverà ad una accentuazione della stessa originaria immagine di Lou Reed, tramite ambiguità, trasgressione, vizio. La RCA, con la quale Reed era legato contrattualmente, decise di trasformare la persona del cantante, nel personaggio. La svolta è avvertibile con Transformer, che lo raffigura come principe delle tenebre e re degli emarginati. Anche le sue condizioni psico – fisiche, messe a dura prova dall'eroina, facilitarono l'operazione della casa discografica. Lou Reed, per poter aspirare al successo, doveva interpretare il Satana, il Vizioso, il Perverso, il Fantasma del rock. Se Reed è eroinomane, lo show–biz esalta e specula su questa sua condizione: eroinomane è e deve continuare ad esserlo, perché questo è quanto il pubblico, al quale il prodotto è destinato, si aspetta da lui. Una schiavitù temporale, trasformatasi in una carta d'identità. Apprezzare un musicista, significa però coglierne anche la personalità, al di là delle apparenze sceniche. […]
Comunque sia, se il music – business era riuscito a fare di Lou Reed un personaggio, non riuscì a manipolarlo dal punto di vista musicale. E questo lo dimostrano i due album fondamentali, secondo me, della sua carriera da solista Transformer e Berlin. Il primo, pubblicato nel 1971, fu definito l'album più decadente degli anni ‘70. Del resto esso aveva alla base lo stesso scenario dei precedente dischi dei Velvet Underground, in cui veniva descritta la vita dei sotterranei newyorkesi e le rispettive realtà marginali a cui facevano sfondo. Inoltre nei test delle canzoni si fa spesso riferimento all'ambiguità sessuale e per tali motivi subì gli effetti della censura americana. Del resto l'ambiguità sessuale, in quel periodo, era divenuta un must, nella musica, con l'esplosione del glam rock, e questo ci porta a definire l'album come il risultato dell'esperienza glam del cantante, che poi sarà abbandonata con l'album successivo. Difatti è in questo periodo che il personaggio di Lou Reed, appare sul palco atteggiandosi a novella Marlene Dietrich, con un trucco pesante, i capelli tinti di rosso e le unghie laccate. E proprio Marlene Dietrich sarà l'ispiratrice di una canzone dell'album, Make up, che è una celebrazione dell'ambiguità sessuale. Ma senza dubbio la hit più famosa a sfondo omosessuale, presente nell'album è Walk on the wild side, che parla di una persona esistita veramente, conosciuta da Reed alla Factory di Andy Wharol, il travestito Andy Candy. Comunque, a parte la tematica sessuale, nel disco non mancano momenti riflessivi, come la celeberrima Perfect day, né riferimenti a persone cui Reed era legato, come Iggy Pop, a cui è dedicata Vicious ed Andy's chest, esplicito omaggio ad Andy Wharol."
Fonte dell'immagine: http://seventiesmusic.wordpress.com