La tesi del giorno
Qual è il futuro della televisione?
Il primo passo verso una televisione più interattiva e personalizzata in Italia è stato l'introduzione del digitale terrestre. Si è iniziato a parlare di switch-off nel 2004, con la Legge Gasparri, ma la fase di transizione da televisione analogica a digitale è durata circa 8 anni.
Il digitale terrestre rispetto alla TV tradizionale offre servizi interattivi prima inesistenti come ad esempio l'EPG, una guida TV elettronica che consente di sapere il programma attualmente in onda e quello successivo, oppure la possibilità di trasmissione di audio multiplo e quindi, per esempio, in multilingua. (Fonte: wikipedia)
A 10 anni di distanza, le modalità di fruizione dei prodotti televisivi sono profondamente cambiate, si va incontro ad una maggiore personalizzazione dell'offerta televisiva grazie all'integrazione tra mezzo televisivo e altri device come smartphone, tablet e pc.
Gli strumenti che permettono di usufruire di servizi streaming online on demand da smartphone, tablet e pc verso la televisione sono molteplici. Ultimo in ordine di arrivo in Italia, Chromecast, chiavetta USB/HDMI che trasmette video in streaming da smartphone e tablet al televisore.
Oltre allo streaming di video presenti sul proprio device, Chromecast permetterebbe di utilizzare piattaforme di steaming on demand come Netflix e Hulu direttamente dal televisore, ma per ora tali servizi non sono disponibili in Italia.
Come ci spiega Alessandro Andriolo nella sua tesi «Netflix nasce originariamente come servizio online di noleggio di dvd e videogiochi, consegnati a domicilio tramite servizio postale. Solo nel 2008 affianca ai supporti fisici il servizio di streaming che l'ha portato oggi ad essere il maggiore competitor nel suo settore. […] Netflix ha provato sulla propria pelle i grandi e veloci cambiamenti che investono continuamente le modalità di fruizione cinematografica e televisiva in concomitanza con la diffusione della digitalizzazione e delle reti internet e mobili.»
L'elaborato del dott. Andriolo analizza le trasformazioni che hanno coinvolto il consumo televisivo e l'approccio dei produttori di serie tv nel realizzare contenuti di gradimento popolare e nel fidelizzare gli spettatori online tramite lo strumento dei social media.
Secondo il dott. Andriolo è importante distinguere tra lo spettatore della televisione tradizione e quello della televisione odierna, che è diventato anche utente: «la televisione è passata da un'offerta scarsa e temporalmente rigida, adattata e confezionata appositamente per seguire i ritmi quotidiani degli spettatori, a un'offerta ricca e frammentata dove è ora l'utente a essere il protagonista assoluto del sistema televisivo attraverso le sue decisioni, i suoi gusti e le sue interazioni sociali. Utente e non più solo spettatore, poiché è alla presa con una molteplicità di dispositivi, servizi e prodotti, magari collegati a internet, con cui può interagire a diversi livelli.»
Il dott. Andriolo precisa che, nonostante «la vasta diffusione di dispositivi mobili come smartphone, tablet e notebook e delle tecnologie di rete di terza e quarta generazione ha permesso l'accesso ai contenuti televisivi praticamente ovunque», il vecchio televisore resta solidamente al centro del salotto di casa.
«Questi dispositivi non si sostituiscono al ruolo principale del medium originale ma si attestano come schermi accessori (almeno per quanto riguarda il consumo televisivo) con la qualità di migliorarne l'esperienza.»
Confrontando il panorama televisivo italiano odierno con quello statunitense, il dott. Andriolo ha riscontrato che «in Italia si è materializzato lo scenario che i conglomerati statunitensi hanno sempre cercato di arginare. Le emittenti non sono state capaci di offrire contenuti seriali che andassero incontro ai gusti delle fasce più giovani – e quindi informatizzate – proseguendo con lo sviluppo di trame di carattere generalista, vanificando ogni possibile sforzo fatto di coinvolgere gli spettatori tramite i social media. Con la mancanza di spazi virtuali ufficiali affollati e vivaci, lo scarso interesse nella gestione di quelli creati o nella creazione di nuovi e la carenza di estensioni testuali interessanti, i potenziali spettatori rimasti in rete si sono dispersi in tutti i luoghi non ufficiali che offrivano una rete sociale più ampia e più libertà di agire e interagire.»
Fonte dell'immagine: www.wired.it