La tesi del giorno
Fenomeno badanti: solo matrimoni di comodo?
"Badante è il termine usato nel linguaggio comune per designare chi all'interno dell'ambiente domestico è addetto all'assistenza e alla cura di persone non autosufficienti, o che hanno comunque bisogno di assistenza in ragione di condizioni di salute o di età.
Il primo riferimento normativo a questa figura professionale è la cosiddetta Legge Bossi-Fini (Legge 189 del 2002), che ne descrive le mansioni caratterizzanti come "attività di assistenza a componenti della famiglia affetti da patologie o handicap che ne limitano l'autosufficienza" (art. 33).
Successivamente la Finanziaria del 2005 (Legge n. 311 del 2004) ha ridefinito il ruolo come "addetti all'assistenza personale nei casi di non autosufficienza nel compimento degli atti della vita quotidiana" (art.349)". (Fonte: www.colfebadantionline.it/badanti.html)
Le assistenti domiciliari in Italia sono presenti in modo consistente ormai da oltre dieci anni. È alla fine degli anni Novanta che il loro numero inizia a crescere esponenzialmente, quando lo stesso termine "badante" inizia a entrare nel linguaggio comune e il fenomeno assume un radicamento sempre più capillare sul territorio.
Attualmente è possibile registrare crescenti segnali dell'evoluzione di questo fenomeno. Non solo il numero di assistenti familiari, soprattutto straniere, continua a crescere, ma si registra una sorta di ricambio continuo della loro presenza. Infatti i nuovi arrivi e le nuove regolarizzazioni, non solo si aggiungono a ricopre già questo ruolo, ma rimpiazzano chi ha deciso di ritornare in patria.
La ricerca etnografica condotta dalla Dott.ssa
Marialuisa Matera, esposta nella tesi di laurea "Da badante a moglie: un'analisi etnografica delle unioni tra donne rumene e uomini lucani", si sofferma in particolar modo sull'esperienza di emigrazione di un gruppo di donne rumene giunte a Potenza nei primi anni novanta, che hanno trovato un'occupazione nel lavoro di cura alla persona e che successivamente si sono radicate nel contesto locale stabilendo relazioni affettive con uomini del posto.
L'indagine sottolinea come il fenomeno "badanti" abbia una valenza sociale e culturale rilevante nel nostro Paese. Infatti, come spiega l'autrice, "
…la femminilizzazione del lavoro domestico ha visto già prima degli anni settanta, e in maniera sempre maggiore dagli anni '90 in poi, un flusso di straniere giunte da varie parti del mondo, a ricoprire un ruolo che le donne di oggi non vogliono più rivestire. Il numero delle lavoratrici straniere che lavorano come badanti, colf ed assistenti di cura, ha trascinato con sé anche una rapida crescita delle offerte lavorative che vengono proposte a queste donne dal welfare italiano una volta entrate in Italia. Si stima infatti che "mantenendo stabile il tasso di utilizzo dei servizi da parte delle famiglie, il numero dei collaboratori salirà a 2 milioni 151 mila nel 2030 (circa 500 mila in più)".
Tale affermazione è confermata anche dagli esperti in
migrazioni femminili come la Prof.ssa Francesca Decimo, che afferma inoltre come "nel potenziale riproduttivo delle immigrate è custodito il futuro italiano multiculturale e pluriconfessionale: la pianificazione familiare che queste donne elaborano insieme ai loro uomini è destinata ad incidere in maniera rilevante sui nostri tassi di natalità; dalle loro scelte di insediamento o di rientro in patria dipende la composizione sociale della nostra popolazione." (Decimo, 2005, p. 7)
Detto ciò, le interviste raccolte nell'elaborato di Marialuisa scoprono il vissuto più intimo di alcune donne migranti che risiedono nel nostro Paese ricoprendo un ruolo diventato nel tempo fondamentale in molte famiglie italiane. Si scopre, così, che molte delle relazioni sentimentali nate tra badanti e uomini lucani sono spesso nate seguendo uno schema ben preciso, iniziato con una semplice amicizia che con il passare del tempo ha lasciato spazio alla tenerezza.
"
Dal racconto prima di Diletta, e poi di Anna e Angela, emerge una sorta di narrazione comune nella quale le intervistate fanno riferimento ad una fase iniziale di semplice amicizia, durante la quale l'interesse nei confronti dell'uomo non viene palesato dalle donne se non nella descrizione di questi ultimo come "bravo e buono". In particolare, le testimonianze di Anna e di Angela sono da questo punto di vista rappresentative. Entrambe condividono le medesime modalità di incontro: hanno conosciuto il proprio partner grazie all'ausilio delle reti amicali, e si sono legate a uomini entrambi celibi. Anna nel frammento dell'intervista che segue, sottolinea ancora una volta, il confronto tra la data di arrivo in Italia della migrante e la data di inizio della relazione con l'attuale marito, che comincia a frequentare dopo che sono passati sei anni dal suo arrivo a Potenza. La stessa cosa vale per Angela, che accetta divertita di passare un capodanno diverso, sapendo che gli amici gli avrebbero presentato un uomo. La presentazione da parte degli amici è un'occasione per potersi rimettere in gioco senza pretese, proprio perché non si tratta di una situazione ricercata, ma è dettata dalle circostanze create dagli amici. Pertanto, a parità di livello, sia le reti di interazione del lavoro, sia gli amici, rappresentano due importanti canali di inserimento sociale tali per cui "la coppia mista è effettivamente e talvolta consapevolmente esibita, come un simbolo di integrazione" (Peruzzi, 2008, p. 156)."
E aggiunge: "
Un aspetto importante da non sottovalutare comune a diverse testimonianze, come si diceva prima, è il fatto che spesso i partner della coppia hanno alle spalle una esperienza coniugale fallita, che si è conclusa con una separazione o con un divorzio. Il fatto di condividere una esperienza negativa, i conflitti e la sofferenza della separazione, fa sentire più vicini, promuove la disponibilità a conoscersi e diventa un motivo di slancio verso gli uomini. Con questo stato d'animo molte donne intervistate raccontano di aver maturato la propria disponibilità
a ricominciare in una relazione di coppia pensata come più moderna e più matura di quella vissuta in precedenza come espressione di una consapevolezza differente rispetto al passato."
Tali testimonianze permettono di sfatare lo stereotipo della giovane donna rumena che raggira l'anziano e ci mostra come, in molti casi, "
soggetti appartenenti alla stessa generazione ma di diversa provenienza dimostrano un'attrazione reciproca che viene agevolata dai luoghi di lavoro o di svago, e dalle reti di interazione di amici e familiari comuni, che facilitano la scoperta delle medesime esigenze ed affinità all'interno dello stesso tessuto sociale quotidiano."
Pertanto, l'analisi della Dott.ssa Marialuisa Matera abbatte uno dei pregiudizi più comuni legati alle coppie miste che vedono le donne immigrate come interessate esclusivamente all'acquisizione di uno status sociale e della cittadinanza italiana attraverso il matrimonio.
Del resto, un limite è già stato posto a livello legislativo dal decreto Monti del Dicembre 2011 che ha il merito di aver introdotto la cosidetta
norma antibadanti per evitare i matrimoni di comodo.
Fonte dell'immagine: attualita.tuttogratis.it/economia/pensioni-di-reversibilita-record-per-le-badanti
Visita la tesi:
Da badante a moglie: un'analisi etnografica delle unioni tra donne rumene e uomini lucani

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