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Verso la definizione di un nuovo modello di trasferimento tecnologico per le Università Italiane: dalla gestione dell’IPR al Marketing della Ricerca. Esperienze a confronto

Il modello di innovazione della Tripla Elica

Quando entrambi i modelli appena delineati entrano in crisi, per le cause già viste, il primo effetto è che i tre attori comincino ad interagire in modi diversi e più frequentemente rispetto a quanto non fossero soliti fare, allo scopo di accrescere la performance gli uni degli altri.
La crescita di interazioni fra università, imprese e Stato, come partner egualitari, e lo sviluppo congiunto di nuove strategie innovative e attività, frutto di questa cooperazione, sono il cuore della teoria della tripla elica di Etzkowitz, presentata come modello per un nuovo sviluppo economico e sociale. La tripla elica diviene anche la piattaforma per la nascita di nuove forme istituzionali e la costituzione di nuovi format organizzativi per promuovere l’innovazione, come gli incubatori, i parchi scientifici e le imprese di venture capital. Queste organizzazioni sono proprio il frutto dell’interazione fra imprese, università e stato e rappresentano, esse stesse, una sintesi degli elementi della tripla elica. L’innovazione nell’innovazione è dunque un fenomeno globale che implica il “learning by borrowing” (imparare prendendo in prestito - da altri) importando ed adottando modelli organizzativi ed invenzioni da altri paesi [Etzkovitz, 2002].
In particolare, uno degli aspetti chiave della teoria della Tripla Elica riguarda il rapporto fra il Sistema Nazionale dell’Innovazione e la Tripla Elica, appunto. Infatti, secondo Etzkowitz, sebbene gli attori che prendono parte ai due sistemi siano gli stessi, il nuovo sistema da lui proposto si differenzia fortemente dal quella che è l’interpretazione classica del SNI nell’economia della conoscenza, poiché mentre in quest’ultimo ciascuna istituzione opera secondo un unico asse, che rappresenta la funzione ortodossa (in questo senso, nella visione tradizionale, le istituzioni sono “funzione specifiche”), nella tripla elica ciascuna sfera opera lungo due assi, un asse “x” in cui riveste il suo ruolo tradizionale ed un asse “y” in cui assume nuovi ruoli (nella fattispecie quelli che sono i ruoli primari delle altre sfere). Questa interpretazione del ruolo che le istituzioni giocano, le une rispetto alle altre, insita nel significato profondo della teoria della tripla elica, assume un ruolo fondamentale poiché la tesi che ne sta alla base è che sia possibile, per ciascuna istituzione (e anche per l’università, dunque) assumere ruoli multipli, senza che la funzione primaria sia danneggiata ed anzi con un effetto sinergico in cui l’assunzione di nuove responsabilità porta beneficio nello svolgimento delle funzioni originali. Blumenthal et al., per esempio, hanno dimostrato come, i ricercatori di scienze biomediche negli Stati uniti, che sono maggiormente coinvolti in attività con le industrie, siano anche quelli con il maggior numero di pubblicazioni scientifiche [Blumenthal, 1986]. Pur senza sottovalutare l’importanza delle ricerca di base e la necessità di supporto da parte dello stato, per i motivi già detti, questa interpretazione può essere utile per dare una spiegazione ai potenziali dubbi ed al rischio di allontanamento delle università dalle proprie missioni tradizionali (ricerca e formazione) in favore di un più importante impegno nel trasferimento di conoscenze e tecnologie al mondo industriale.
Tuttavia, evidenze empiriche, hanno dimostrato che, specialmente in Europa, il flusso di conoscenze tra il mondo accademico e il mondo industriale non è privo di ostacoli. Infatti, sebbene il sistema scientifico europeo sia estremamente avanzato e generi una porzione importante del sapere globale, è solo una minima parte di questo ad essere trasferita al sistema delle imprese, costituendo quello che viene talvolta definito il “paradosso europeo” [E.C., 2002]. Alcuni studi di benchmarking sono stati condotti, nel tentativo di individuare le migliori pratiche per il trasferimento delle conoscenze tra università e imprese [OECD, 2001; Polt, 2001], ed hanno portato ad evidenziare almeno due problemi principali a cui può essere correlato lo scarso risultato in queste attività:
La mancanza di domanda da parte delle imprese, dovuta ad una specializzazione dei processi innovativi di tipo incrementale, legata più a percorsi empirici di “trial and error” che non richiedono, necessariamente, conoscenze e competenze scientifiche
La struttura degli incentivi e altri fattori istituzionali, per quanto riguarda il sistema scientifico [Debackere 2005]. Quest’ultimo aspetto sarà trattato estensivamente più avanti, nella presentazione dei casi di studio e nella definizione del nuovo modello di KTT proposto.
Uno degli elementi principali della teoria “Etzkowitziana” riguarda il fatto che ciascun attore della tripla elica debba subire dei cambiamenti interni, alla propria sfera, per essere davvero “pronto” ad entrare a far parte del nuovo modello. In questo senso l’Open Innovation, il nuovo modello di innovazione industriale presentato da Chesbrough, può essere interpretato come la formalizzazione dei cambiamenti in corso all’interno della sfera industriale che si sta riadattando sotto la spinta della pressione competitiva generata, soprattutto, dalla diffusione delle nuove tecnologie digitali e delle scienze “moderne” come le nano- e bio-tecnologie. In un certo senso si potrebbe dire che la tripla elica fornisca una interpretazione socioeconomica dell’innovazione, mentre l’Open Innovation ha un focus maggiormente rivolto alla strategia aziendale, in altre parole, si tratterebbe di visioni complementari che operano a diversi livelli.

Questo brano è tratto dalla tesi:

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Informazioni tesi

  Autore: Shiva Loccisano
  Tipo: Tesi di Dottorato
Dottorato in Business e Management - Cultura e Impresa
Anno:
Docente/Relatore: Roberto Corradetti
Istituito da: Università degli Studi di Torino
Dipartimento: Statistica e Matematica Applicata
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 141

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