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Reti internazionali e cooperazione tra città: logiche e problematiche del networking attivo nella definizione di politiche e progetti urbani

L’approccio integrato e l’approccio partecipato allo sviluppo urbano

L’integrazione delle politiche settoriali per la sostenibilità dello sviluppo urbano Questo tenere in conto la multi-settorialità e multi-attorialità delle politiche si traduce nell’adozione dell’approccio integrato e dell’approccio partecipato allo sviluppo urbano.

Il primo consiste nel definire le politiche e i progetti urbani considerando contemporaneamente le dimensioni ambientale, economica e sociale dello sviluppo, e prevedendo interventi che tengano conto dei diversi fattori che determinano una problematica urbana.

L’approccio nasce per effettuare la riqualificazione di aree urbane degradate unendo al recupero edilizio azioni di carattere economico e sociale. Si afferma negli anni Novanta estendendosi dai progetti per le periferie, incentrati soprattutto sull’edilizia sociale, ai diversi ambiti dell’amministrazione urbana (trasporti, sviluppo economico, inquinamento, occupazione, servizi sociali e sanitari...).

Questo per affrontare congiuntamente le determinanti di un problema ma anche per prevedere l’impatto complessivo di un intervento settoriale. La definizione e la realizzazione di progetti integrati comporta l’integrazione orizzontale tra le azioni dei settori amministrativi e tra gli interessi e le risorse degli attori pubblici, privati e della società civile (organizzata o meno), ma anche l’integrazione verticale tra le strategie dei diversi livelli istituzionali, in modo che i loro effetti su uno stesso territorio siano coerenti.

La dimensione orizzontale ci rimanda al secondo approccio. Le pratiche partecipative L’approccio partecipato allo sviluppo prevede che i processi decisionali e attuativi che riguardano le politiche urbane non siano dominio esclusivo delle istituzioni pubbliche, ma siano condotti tramite concertazione con i privati e le espressioni della società civile interessati.

La razionalità sottostante parte dal presupposto che gli amministratori pubblici non dispongano di tutte le conoscenze necessarie per la realizzazione di interventi efficaci, ma debbano interagire con la conoscenza “quotidiana” delle esigenze del territorio detenuta dai residenti e dai soggetti che in esso lavorano: le politiche risultano più sostenibili perché fondate sulla consapevolezza dei bisogni reali e delle risorse già presenti, sulla conciliazione degli interessi, sull’incremento dell’interesse e della consapevolezza da parte dei cittadini.

Il livello di partecipazione può variare fortemente a seconda che gli interessi organizzati (attori economici, associazioni) e i cittadini interessati siano coinvolti solo nella fase decisionale, anche in quella attuativa (gli attori economici per le loro risorse professionali, produttive e finanziarie, i singoli cittadini tramite attività volontarie, le associazioni nella gestione di servizi per il territorio), o limitatamente ad attività di monitoraggio e feedback; a titolo consultivo, o con possibilità di proporre e prendere l’iniziativa; attraverso incontri pubblici di sensibilizzazione, o veri e propri tavoli di lavoro.

Non ci addentriamo nel dibattito relativo all’efficacia di tali pratiche, a quanto ci si possa avvicinare alla democrazia diretta, al livello di partecipazione attiva necessario e possibile a seconda del tipo e dell’ampiezza della politica considerata, al rischio che si riducano a operazioni “di facciata” per legittimare le decisioni istituzionali.

Sottolineiamo unicamente che i processi decisionali non sono solo un mezzo ritenuto adeguato per delineare politiche più adatte al territorio, con soddisfazione di chi lo vive, ma spesso sono considerati essi stessi un risultato desiderabile, proprio perché stimolano la cittadinanza attiva, il supporto all’operato pubblico da parte delle risorse private, l’esercizio di pratiche sociali in contesti urbani individualistici, incrementando così la qualità della vita sociale e politica di un territorio.

A questo faremo riferimento parlando, nel quarto capitolo della parte II, di reti di attori locali e capitale sociale e politico. Abbiamo introdotto questi due approcci, pur senza spiegarne in dettaglio le metodologie, perché rappresentano una prima applicazione, a livello urbano, del concetto di governance, e perché li ritroveremo in diversa misura nei casi studiati. In particolare, l’approccio integrato è fondante per il programma URBACT a cui la rete BHC appartiene; nella stessa rete sono presenti elementi tipici dell’approccio partecipato in alcuni dei Local Support Group locali.

Per quanto, soprattutto nel caso dell’approccio integrato, essi siano stati spiegati con riferimento a terminologie e contesti più tipici delle politiche urbane europee, le logiche sottostanti sono le stesse che ritornano nel campo della cooperazione allo sviluppo, a maggior ragione se decentrata in quanto fondata sull’operato degli enti locali.

Come l’approccio integrato, essa fa riferimento al paradigma dello sviluppo sostenibile, e prevede interventi che tengano conto degli impatti non solo economici ma anche sociali e ambientali (in misura diversa a seconda dell’ampiezza del progetto); si fonda su partenariati territoriali che comprendono il rafforzamento istituzionale come risultato parallelo a quelli operativi specifici delle azioni locali.

La partecipazione delle comunità locali (processi di co-decisione, empowerment dei beneficiari, appropriazione locale delle azioni, valorizzazione delle risorse territoriali) è ritenuta fondamentale per la sostenibilità e l’impatto di lungo periodo dei progetti, anche se è di fatto difficile da attuare (ad esempio per i tempi che comporta) e spesso il ruolo decisionale pubblico prevale. 29 La rete EuroGaza ha dato origine a un progetto di riqualificazione urbana a carattere integrato, con la partecipazione della comunità locale (se non già nei processi decisionali, prevalentemente pubblici, quantomeno in fase di attuazione e appropriazione delle azioni sociali).

Il programma 100 Città è intersettoriale a livello di rete, più che di singolo progetto; l’obiettivo generale del programma è l’appoggio alle politiche di decentramento amministrativo e di democrazia partecipata del Governo brasiliano, per quanto nelle azioni locali ciò si traduca più che altro nel capacity building della pubblica amministrazione, che è la premessa per processi partecipativi.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Reti internazionali e cooperazione tra città: logiche e problematiche del networking attivo nella definizione di politiche e progetti urbani

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Informazioni tesi

  Autore: Cristina Viano
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Torino
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze per la cooperazione allo sviluppo
  Relatore: Egidio Dansero
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 188

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