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La Condivisione Globale: Web 2.0, Social Networks, “Faceboom”, Censure e Ipotesi sul futuro della rete.

Facebook e Privacy possono convivere?

L’ambiguità più considerevole che si riscontra dopo quest’analisi del servizio è inevitabilmente quella riguardante le modalità d’uso, di consultazione e di protezione delle informazioni personali da parte di quest’ultimo, dei suoi iscritti e dei partner commerciali ai quali esso si relaziona.
Può una condivisione globale di contenuti così sfrenata mantenere una soddisfacente tutela per la privacy della persona?
Diverse sono le problematiche riguardanti l’utilizzo di Facebook come grande mezzo di controllo e miniera di dati, specialmente nelle prime fasi del suo sviluppo e della sua diffusione. Creare un proprio profilo ricco di informazioni personali come luoghi di residenza e domicilio, numeri di telefono, indirizzi e-mail, ma anche aggiungere proprie foto più o meno intime o familiari, soprattutto inizialmente (ma anche tutt’oggi) comportava l’accettazione (più o meno consapevole e trasparente) di rendere pubblici aspetti precedentemente privati della vita, o, in altre parole, mettere “a rischio” dei dati o del materiale che spesso e volentieri è preferibile non condividere in rete.
Sono diversi, infatti, i casi di accesso e salvataggio non autorizzato di dati o uso improprio del servizio, come l’ottenimento di informazioni da più di 70.000 profili online da parte di due studenti del MIT (Massachusetts Institute of Technology) tramite uno shell script automatico. L’utilizzo di applicazioni maligne in grado di rubare dati dal servizio, infatti, è stato dimostrato anche da un programma della BBC, Click, nel maggio del 2008.
Oltre a questi tipi di violazione della Privacy, però, vi son stati anche comportamenti discutibili seguiti dallo stesso Facebook, come registrazioni di indirizzi IP (ossia l’indirizzo virtuale univoco associato al nostro personal computer, che può contenere anche informazioni piuttosto precise sul luogo dal quale ci si collega in rete), informazioni relative al proprio browser e al suo utilizzo, e diverse altre informazioni come il nome o i nomi delle reti di cui si fa parte, il proprio indirizzo e-mail ed altro che Facebook condivide invisibilmente con terzi (per esempio partner commerciali, investitori, motori di ricerca), anche se questo viene comunque in qualche modo previsto all’interno del regolamento del sito.
Persino successivamente la cancellazione dal servizio, Facebook conserva una parte se non la totalità del nostro profilo e del suo contenuto online, considerandolo (dopo la prima iscrizione) una sorta di “proprietà” del portale.
Tuttavia con il passare del tempo e con il raggiungimento di una certa maturità da parte del sito parte di queste falle relative al fattore privacy sono state arginate e tutelate, in primis fra il codice della protezione dei dati personali e nel regolamento. Per esempio l’utente ha comunque il diritto di chiedere ed ottenere informazioni in merito ai propri dati personali posseduti da terzi, incluso il loro trattamento, e all’occorrenza di vietarne la pubblicazione o di rendere definitiva la propria cancellazione dal sito, il quale, come accennato precedentemente, consentiva solo di disattivare l’account in modo che non fosse più visibile.
Ciò comportava che le informazioni inserite sul sito e nel profilo non fossero effettivamente cancellate. Dal 28 febbraio 2008 non è più così, ed è possibile far cancellare permanentemente i propri dati facendone richiesta.
E’ oggi possibile inoltre agire opportunamente sulle impostazioni del proprio profilo, limitando in parte la diffusione e condivisione dei propri dati personali, anche se non esiste ancora un controllo granulare su “chi può vedere che cosa”, come non è prevista l’opzione “nessuno” fra le scelte possibili su chi può accedere a tali informazioni, opzioni che restano tutt’oggi ristrette fra “amici” e “amici di amici”.
Un altro fenomeno a cui si è assistito nel corso del tempo è quello della creazione di “falsi profili”, soprattutto per quanto riguarda profili di personaggi importanti, famosi e la maggior parte delle volte non ancora iscritti al servizio (un caso che fece scalpore fu, per esempio, quello riguardante il giocatore Alessandro Del Piero che, all’interno del suo falso profilo, sembrava simpatizzasse per idee e contenuti filo nazisti).
Questa, come un’altra anomalia registrata in particolare in Italia come la creazione, la partecipazione e la pubblicizzazione di gruppi mafiosi tramite Facebook, son state risolte nel tempo con interventi diretti da parte del sito che si è impegnato a rimuoverle e a regolarle.
Restano però ancora aperte delle controversie per quanto riguarda foto, informazioni e materiale ritenuto “scomodo” o “compromettente” per persone, personaggi, compagnie o brand.

Questo brano è tratto dalla tesi:

La Condivisione Globale: Web 2.0, Social Networks, “Faceboom”, Censure e Ipotesi sul futuro della rete.

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Informazioni tesi

  Autore: Paolo Cardelli
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2008-09
  Università: Università degli Studi di Teramo
  Facoltà: Scienze della Comunicazione
  Corso: Scienze della comunicazione
  Relatore: Gabriele D'Autilia
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 63

FAQ

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