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Migrazione della Cicogna bianca (Ciconia ciconia, Linnaeus 1758) e nidificazione in Italia

Comportamento migratorio

Si intende per migrazione un lungo spostamento periodico, da un’area geografica a un’altra, che porta gli animali fuori dai loro habitat; in particolare riferendosi solitamente a un movimento di una popolazione da una limitata area di nidificazione dove si riproduce, a latitudini settentrionali, ad una limitata area di svernamento più a sud, così da assicurare la sopravvivenza della specie. Al contrario se una specie resta nel luogo natio o compie spostamenti trascurabili, non periodici, si dice sedentaria o erratica.
Per esser definita tale la migrazione deve possedere due caratteristiche fondamentali, deve cioè essere uno spostamento di andata e ritorno e riproporsi in precisi periodi dell’anno. Ciò determina due viaggi annuali: quello di andata, post-nuziale, verso i quartieri di svernamento (migrazione autunnale o passo) e quello di ritorno, prenuziale, verso i luoghi di nidificazione (migrazione primaverile o ripasso).
I motivi per cui intraprendono migrazioni sono la ricerca di condizioni e risorse non disponibili in un'unica zona per tutto l’anno a causa di cambiamenti ambientali. Si spostano quindi alla ricerca di luoghi più favorevoli per riprodursi e far nascere la prole, oppure cambiano territorio a causa dei cambiamenti delle condizioni climatiche che divengono sfavorevoli, o ancora la scarsità di cibo che li spinge in luoghi più fertili.
Questi cambiamenti sono per lo più determinati dall’andamento ciclico delle condizioni ambientali collegato ai movimenti regolari della terra attorno al sole (rotazione e rivoluzione terrestre); gli animali hanno perciò orologi biologici regolati da questi mutamenti periodici, cioè sincronizzano metabolismo e comportamenti ai cicli ambientali. Hanno determinati ritmi comportamentali regolati, ad esempio, in base all’alba e al tramonto, oppure al sopraggiungere della stagione delle piogge, o al graduale allungarsi delle giornate che si associa alla primavera.
Si parla di ritmo circadiano quando l’animale segue un ciclo giornaliero adattando comportamenti e biologia alle ore del giorno; mentre quando segue il mutare delle stagioni si parla di ritmo circannuale.
Per l’adattamento ai cicli annuali si distinguono animali non ibernanti (capaci di affrontare tutte le stagioni senza particolari adattamenti), ibernanti (che superano periodi critici in letargo, riposo invernale o ibernazione) e migratori. Si definiscono migratori quegli animali che, quando non riescono ad adattarsi ai cambiamenti stagionali, si spostano da regioni temperate o fredde (o con condizioni sfavorevoli), d’inverno, a zone a clima più mite.
Ciò che fa scattare il comportamento migratorio è il cambiamento di fotoperiodo, cioè il numero di ore di luce e di buio su un periodo di 24 ore.
In pratica i migratori sono in grado di prevedere i cambiamenti stagionali misurando le variazioni della durata del dì nell’arco dell’anno, come è stato dimostrato tenendo gli uccelli migratori in condizione di illuminazione artificiale; in tal caso essi migrano in relazione alla durata dell’illuminazione che viene loro fatta percepire invece che alla reale stagione dell’anno (RIDLEY, 1990).
L’effetto della lunghezza del dì sul comportamento è mediato per via ormonale, crea cioè negli animali un rilascio di ormoni con un conseguente comportamento inquieto.
In autunno gli uccelli sono pronti a migrare in seguito alla diminuita produzione degli ormoni sessuali alla fine della stagione riproduttiva; essi invece non migrano se gli vengono iniettati degli ormoni sessuali. Similmente la produzione di ormoni sessuali in primavera, che stimola la riproduzione, incentiva a sua volta la migrazione verso nord.
Questa necessità si è evoluta dopo l’ultima glaciazione, circa 15.000 anni fa.
L’intera Europa centrale e settentrionale era completamente coperta da una calotta di ghiacci e l’Europa meridionale era di fatto una tundra artica priva di vegetazione arborea; con lo sciogliersi dei ghiacci la calotta iniziò a ritirarsi e seguirono profonde modificazioni nell’ambiente e differenti distribuzioni dei viventi; ebbe così inizio la necessità di migrare, il bisogno di occupare in ogni stagione i territori con maggiori disponibilità trofiche.
L’occupazione di nuovi territori significa una minor competizione alimentare, per cui un uccello migratore aveva più possibilità di ottenere successo riproduttivo rispetto a uno stanziale.
D’altra parte la migrazione comporta svariati pericoli quali i predatori, le avverse condizioni atmosferiche e l’attività umana, nonché un grande dispendio di energie, perciò è necessario che l’animale prima di partire provveda ad accumulare grandi riserve di grasso; questo rappresenta un’importante risorsa perché, rispetto a carboidrati e proteine, dalla sua ossidazione derivano sia una maggior quantità di energia per grammo, sia una certa disponibilità d’acqua, non facile da reperire per un migratore che vola incessantemente per alcuni giorni. Infatti una ricerca dell’università di Rhode Island afferma che gli uccelli migratori hanno lo stomaco “a fisarmonica”, perché durante il volo migratorio questo si allarga e restringe secondo necessità, dapprima aumentando la sua dimensione nel giro di pochi giorni per accogliere la maggior quantità di cibo in preparazione del viaggio e contraendosi in seguito durante il volo; infatti gli uccelli migratori una volta arrivati a destinazione passano alcuni giorni senza immagazzinare cibo.
Hanno quindi sviluppato adattamenti così da avere riserve di energia per il viaggio e risparmiarle il più possibile. Per far questo molti uccelli usano il volo planato e altri volano in formazione a V che sembra proteggerli dai predatori ma anche ridurre l’impatto aerodinamico, in quanto ogni animale crea una scia che viene sfruttata dal volatile seguente per ridurre l’attrito e avanzare con minor fatica.
Infine gli animali in migrazione devono mantenere la concentrazione sul loro obiettivo senza lasciarsi distrarre da tentazioni o difficoltà; il biologo Hugh Dingle spiega che gli animali in migrazione non rispondono agli imput sensoriali provenienti da fonti che in altre circostanze susciterebbero in loro una pronta reazione.

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Migrazione della Cicogna bianca (Ciconia ciconia, Linnaeus 1758) e nidificazione in Italia

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Informazioni tesi

  Autore: Alessandra Monti
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Bologna
  Facoltà: Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali
  Corso: Scienze e tecnologie per l'ambiente e la natura
  Relatore: Maria Vallisneri
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 84

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