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Le ragioni della permanenza in famiglia dei giovani adulti italiani

Problemi che contribuiscono a ritardare l’abbandono della famiglia

Come dimostrato nel primo capitolo, se non problematica, la situazione dei giovani in Italia è alquanto ambigua. La spiegazione del fenomeno è invece complessa e non immediata, ma tuttavia si possono analizzare alcuni problemi o situazioni che producono una, chiamiamola “spinta” a ritardare l'abbandono della famiglia.

Bisogna ribadire (Livi Bacci 2008) che fattori strutturali con radici in secoli lontani sono alla base delle particolarità organizzative della famiglia italiana e mediterranea, rispetto all'Europa centrosettentrionale, ma rimane aperta una questione fondamentale: era previsione comune, negli anni Sessanta e Settanta, che la direzione di marcia della società italiana fosse orientata ad assecondare l'autonomia delle nuove generazioni; queste, grazie anche alla crescita economica, si sarebbero liberate dei condizionamenti familiari, avrebbero rafforzato l'autodeterminazione e ulteriormente anticipato l'uscita dalla famiglia. Ciò che ragionevolmente si prevedeva allora è stato, invece, contraddetto in modo clamoroso dagli sviluppi dei decenni successivi.

I giovani hanno intravisto l'ampliarsi del ventaglio delle opzioni loro offerte, e quindi delle maggiori possibilità di autorealizzazione. Di conseguenza i giovani dedicano oggi più tempo ed energie all'esplorazione del “sé” e rimandano quanto più possibile ogni scelta che si presenti come definitiva e che non consenta la piena autorealizzazione.

La diminuzione del numero dei figli potrebbe aver ridotto quell'incentivo a uscire presto dalla famiglia che si determina nelle famiglie numerose per la ristrettezza (anche fisica) delle condizioni di vita. E questa tendenza sarebbe stata sostenuta dal prolungarsi del periodo di formazione fino a età mediamente assai più avanzate che in passato. Altre possibili spinte a ritardare l'abbandono della famiglia di origine, potrebbero derivare dalla maggiore precarietà del lavoro giovanile e dalle maggiori difficoltà di organizzare una vita autonoma e stabile, (le tematiche del lavoro, saranno approfondite nel capitolo 3), oppure derivare dal mercato delle abitazioni e degli affitti, che sicuramente non aiuta gli studenti universitari, costretti a spostarsi dalla propria abitazione per frequentare regolarmente i corsi universitari, o la formazione di giovani coppie e quindi, di conseguenza, la propensione alla procreazione.

Del Boca e Rosina (2009) sostengono che le caratteristiche del sistema italiano e del mercato immobiliare incentivano l'acquisto dell'abitazione anziché il ricorso all'affitto. L'acquisto dipende fortemente dall'aiuto della famiglia d'origine e tutto ciò tende ad accentuarsi nel tempo, anche come conseguenza della precarietà occupazionale dei giovani in difficoltà a ottenere e sostenere un mutuo. Inoltre, non solo esistono numerose differenze sociali nelle possibilità per un giovane di essere proprietario, ma le disparità sono anch'esse aumentate nel corso degli anni.

Nemmeno lo Stato, con la mancanza di politiche di welfare, sembra sostenere i giovani. (Alesina e Ichino, 2008) Cosa accade se lo Stato non eroga servizi sociali? Ci pensa la famiglia (quando può).

Questo brano è tratto dalla tesi:

Le ragioni della permanenza in famiglia dei giovani adulti italiani

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Informazioni tesi

  Autore: Simone Long
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Torino
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze politiche e delle relazioni internazionali
  Relatore: Maria Laura Di Tommaso
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 64

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