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La durabilità del pellet prodotto con residui di potatura

Le materie prime per la fabbricazione del pellet di legno

Stando alle normative attualmente vigenti, il pellet da impiegare come biocombustibile deve essere fabbricato con materiali vegetali (legnosi ed erbacei) non trattati ovvero non contaminati con altre sostanze (ad es. plastiche, colle, vernici, preservanti).
I materiali effettivamente impiegati per la produzione di pellet di legno sono oggi in prevalenza rappresentati dai residui della lavorazione industriale del legno (scarti di legno vergine di varia pezzatura).
In base ad uno studio condotto da Cerullo e Pellegrini (2002) per Federlegno-Arredo, la produzione di scarti legnosi vergini da parte del sistema legno arredamento italiano ammonta a circa 2 – 2,5 milioni di tonnellate all’anno. Questa grande quantità di residui non può, tuttavia, essere considerata interamente impiegabile per la produzione del pellet, in quanto nelle varie industrie del legno è molto elevato (ed ancora crescente) l’autoconsumo per impiego energetico; inoltre, nel mercato delle materie prime secondarie i produttori di pellet devono concorrere con i pannellifici e le cartiere. In ogni caso, in Italia, all’attualità, i problemi di approvvigionamento dei pellettifici non sembrano tanto legati alla disponibilità di materiale quanto piuttosto al suo prezzo e ai costi di trasporto, in quanto sul mercato di vendita i nostri produttori debbono concorrere con il pellet di importazione (Hellrigl,n.d).
Da un’indagine condotta da Paniz e Pettenella (2004) sul settore è emerso che, accanto agli scarti di legno vergine (93% circa della materia prima complessivamente impiegata), i pellettifici italiani utilizzano anche:
- il cippato di bosco, sia derivante da coltivazioni energetiche dedicate che ottenuto da tagli di cedui o tagli intercalari in fustaia (2,2% della materia prima);
- i residui di potature agricole (1,5% del materiale impiegato).
Oltre a questi materiali è stato individuato anche l’impiego di materia prima da coltivazioni dedicate di sorgo da fibra o mais, paglia di cereali, altri residui agricoli di natura erbacea da parte di una delle imprese intervistate, che tuttavia costituisce un caso anomalo e singolare nel campione esaminato.
I fornitori di materia prima dei pellettifici italiani sono, pertanto, principalmente rappresentati da segherie e falegnamerie, industrie per la lavorazione del legno e industrie dell’arredamento, ma anche da aziende agricole e colture energetiche dedicate.
Sempre a proposito della materia prima, il ridotto ricorso al legno di bosco pare giustificato da una certa remora legata alla presenza di una discreta quantità di corteccia (che fa aumentare il contenuto in ceneri e alcune emissioni di inquinanti), al più elevato costo del materiale e della sua pellettizzazione, nonché all’incostanza del contenuto idrico del “legno di bosco” e alla sua qualità spesso multispecifica (in senso botanico) (Hellrigl).
Recentemente il problema della produzione di pellet con i residui della lavorazione boschiva è stato affrontato, in relazione alle emissioni dannose, da Olsson et al. (2003), i quali hanno concluso che il pellet da legno vergine dovrebbe essere riservato alle utenze domestiche mentre quello “da bosco” sarebbe più indicato per i grandi impianti con purificazione dei fumi e con possibilità di fare tornare la cenere in foresta.
Per quanto riguarda, invece, l’utilizzo di biomasse agricole residuali, i principali ostacoli risiedono soprattutto nell’elevato contenuto in ceneri, cloro, azoto e potassio resi più rilevanti dall’uso di fertilizzanti in agricoltura. Di fronte a crescenti livelli del costo dell’energia, la necessità di rifornirsi di materia prima direttamente in bosco o presso le aziende agricole sussiste, però, chiaramente e può rappresentare una reale alternativa a patto che, secondo quanto sostenuto da più parti, su tali materiali vengano eseguiti test rigorosi.

Questo brano è tratto dalla tesi:

La durabilità del pellet prodotto con residui di potatura

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Informazioni tesi

  Autore: Gioacchino De Vanna
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2008-09
  Università: Università degli Studi di Bari
  Corso: Gestione dell'Ambiente e del Territorio Forestale
  Relatore: Antonio Pantaleo
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 115

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Parole chiave

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durabilità
pellet da residui di potatura
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