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Giovani in Europa, giovani per l’Europa attraverso il programma Youth in Action 2007-2013: il ruolo del volontariato e dell’educazione non formale nell’integrazione europea

Il contesto nazionale: le politiche giovanili in Italia

L'Italia, fino al 2006, era uno dei pochi Paesi dell'Unione Europea in cui non si era ancora definita una politica giovanile a livello centrale, mancava infatti un'istituzione centrale che, oltre alla funzione di indirizzo, coordinasse le politiche giovanili, e rappresentasse gli interessi dei giovani a livello sia nazionale che europeo.
Le competenze erano distribuite tra i differenti Ministeri: del lavoro e della previdenza sociale, dell'istruzione, dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica, degli affari esteri, dell'interno.
La carenza di un quadro nazionale legislativo di riferimento, ha contribuito all'attivazione di interventi frazionati, legati spesso alla sensibilità e alla disponibilità personale di tecnici e/o politici che hanno promosso azioni in questo settore.

L'articolo 31 della Costituzione Italiana costituisce il fondamento giuridico delle politiche giovanili in Italia: "la Repubblica protegge la maternità, l'infanzia, la gioventù" e sancisce al contempo il dovere dello Stato di tutelare i giovani in quanto parte vulnerabile della popolazione.
Tale articolo ben evidenzia il fatto che, inizialmente, l'intervento pubblico in Italia si è sviluppato sotto l'ottica della gioventù come problema sociale, volto a fronteggiare i tipici fenomeni del cosiddetto disagio giovanile (droga, alcool, criminalità ecc…) per giungere poi alle odierne tendenze progettuali che considerano il mondo giovanile come una risorsa e lavorano sulla partecipazione e sul coinvolgimento attivo e responsabile.

Si nota chiaramente, dalla legislazione prodotta dallo Stato Italiano, come inizialmente "i giovani siano presi in considerazione solamente in qualità di studenti, lavoratori, disoccupati,
tossicodipendenti, criminali o soggetti a rischio nell'ambito dei vari processi di riforma dei settori della scuola, dell'università e del mercato del lavoro o nelle norme di contrasto a fenomeni di disagio ed esclusione". A tal riguardo si possono citare due leggi nazionali: la 309/90 sulle tossicodipendenze e la 216/91 sulla prevenzione della criminalità giovanile che sebbene siano rivolte a settori cosiddetti "di disagio", hanno comunque promosso interventi locali di aggregazione e informazione giovanile. L'ultima legge citata, la 216/91, è particolarmente innovativa in quanto costringe ad adottare una modalità di lavoro diversa rispetto a quelle utilizzate in precedenza, caratterizzate da logiche di separatezza degli interventi, la nuova legge, infatti, persegue un metodo di lavoro basato sulla progettazione comune, per riuscire davvero a costruire una rete sociale territoriale.
Sono stati i Comuni, Regioni e le Province che per primi, negli anni settanta, hanno promosso progetti e servizi pubblici a favore dei giovani, ponendo così le basi per una tradizione di intervento "dal basso", che ancora oggi rimane una caratteristica peculiare delle politiche giovanili in Italia.
Dal punto di vista giuridico le politiche giovanili locali e regionali si fondano sulla riforma dell'ordinamento delle autonomie locali (Legge n. 142/90 e Decreto legislativo n. 267/00) e sul federalismo amministrativo basato sul principio di sussidiarietà (Legge n. 59/97 e Legge costituzionale n. 3/01) con cui si attribuiscono alle Regioni e agli Enti locali le funzioni sociali per i giovani in termini di erogazione di servizi alla persona e alla comunità.
Le esperienze più importanti che si sono diffuse sul territorio sono stati i Progetti Giovani (il primo a Torino nel 1977123) che hanno dato vita: ai centri di incontro per giovani, alla Consulta o Forum giovanile e agli l'Informagiovani .
Anche la Chiesa cattolica ha avuto un ruolo influente mettendo a disposizione le sue strutture parrocchiali e organizzando molteplici attività formative (oratorio, campi estivi, estate ragazzi, tornei sportivi ecc…)
A livello centrale, invece, la competenza era delegata, a partire dal 1996, al Dipartimento per gli Affari Sociali presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri e dal 2001 ad un dipartimento del Ministero del Welfare presso cui era attiva l'Agenzia Nazionale responsabile dell'attuazione del programma europeo Gioventù.

Solo il 17 maggio 2006, sotto il governo Prodi, l'Italia si conforma alla maggior parte degli Stati membri e nasce il Ministero per le Politiche Giovanili e le Attività Sportive (POGAS) a cui faceva capo, fino al 2008, il Ministro senza portafoglio Giovanna Melandri. Al POGAS sono state attribuite, attraverso il decreto-legge n.181 dell'8 maggio 2006127: le funzioni di competenza statale in materia di sport e quelle di indirizzo e coordinamento in materia di politiche giovanili. Il Ministro, che attualmente è impersonato da Giorgia Meloni, è delegato:

"a) a coordinare le azioni di Governo volte ad assicurare l'attuazione delle politiche in favore dei giovani in ogni ambito, ivi compresi gli ambiti economico, fiscale, del lavoro,
dell'istruzione e della cultura, anche mediante il coordinamento dei programmi finanziati dall'Unione europea;
b) a coordinare le azioni di Governo in materia di scambi internazionali giovanili;
c) ad esercitare, congiuntamente con il Ministro della solidarietà sociale, le funzioni di indirizzo e vigilanza dell'Agenzia nazionale italiana del programma comunitario gioventù,
nonché può prendere parte alle attività del Forum nazionale dei giovani
".

Il POGAS, pur essendo un Ministero senza portafoglio, è riuscito a costituire alcune linee di finanziamento necessarie per lo svolgimento delle attività istituzionali e per il perseguimento dei compiti assegnati, attraverso il Fondo Nazionale per le Politiche Giovanili129 che, a partire dalla Finanziaria 2007, dispone di 130 milioni di euro annui. Tale disponibilità monetaria ha permesso la realizzazione di un Piano Nazionale Giovani (PNG), per rispondere "agli obiettivi dell'accesso alla casa, al lavoro, all'impresa, al credito e alla cultura".
Fra gli obiettivi principali del PNG vi sono:

- Agevolare l'accesso dei giovani al mondo del lavoro

- Sviluppare e valorizzare le competenze e la formazione dei giovani

- Favorire l'accesso alla casa per i giovani

- Contrastare la disuguaglianza digitale

- Promuovere la creatività e favorire i consumi culturali "meritori"

- Favorire e ampliare la partecipazione alla vita pubblica e la rappresentanza

- Stimolare il dialogo interreligioso e interculturale

-Combattere il disagio giovanile

Inoltre, la partecipazione del Ministero alle riunioni del Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (CIPE) e la collaborazione avviata con il Ministero dello Sviluppo Economico hanno permesso l'individuazione di ulteriori fondi da dedicare alle politiche giovanili in collaborazione con gli Enti locali, principalmente attraverso gli Accordi di Programma Quadro (APQ) con le Regioni e i Piani Locali Giovani (PLG) con i Comuni (ruolo fondamentale dell'Associazione Nazionale dei Comuni Italiani ANCI) per perseguire gli obiettivi contenuti nel PNG.

In base agli Accordi di Programma Quadro con le Regioni, il Ministero della Gioventù dedica le risorse del Fondo nazionale per le politiche giovanili, in aggiunta a quelle regionali e a quelle provenienti da altri soggetti, per l'attuazione di progetti definiti secondo un dettagliato piano strategico che indica gli interventi da realizzare, la copertura finanziaria, gli impegni di ciascun soggetto firmatario ecc… Parallelamente, i Comuni rappresentano l'ambito istituzionale e amministrativo in cui si sono sviluppati in maggior misura gli interventi sulle tematiche giovanili. Lo sforzo affrontato dai Comuni è fondamentale per l'integrazione reale dei giovani italiani nella vita sociale, economica, culturale e politica. In base ad accordi stipulati annualmente fra Ministro della Gioventù e l'Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI), vengono creati fondi specifici per finanziare azioni e progetti proposti dai Comuni e di rilevante interesse per lo sviluppo delle nuove generazioni. Nel 2007 è stato avviato il progetto sperimentale Piano Locale Giovani con l'obiettivo di sostenere l'azione degli Enti locali nel campo delle politiche giovanili, è uno strumento operativo in grado di disegnare e realizzare interventi che tengano conto delle risorse e delle caratteristiche di ciascun ambito sociale di attuazione, per rispondere effettivamente ai bisogni locali.

Nel 2008, con la caduta del governo Prodi, il POGAS cambia nome e diventa Ministero della Gioventù a cui fa capo il nuovo Ministro Meloni. Il POGAS, nonostante la sua vita piuttosto breve, è comunque riuscito ad ottenere importanti risultati131 in materia di politiche giovanili, fra i quali ricordiamo l'istituzione dell'Agenzia Nazionale Giovani con funzioni di indirizzo e vigilanza, il cui compito principale è di facilitare l'accesso alle risorse comunitarie predisposte dal programma europeo Gioventù in Azione e volte, fra l'altro a favorire la partecipazione e la rappresentanza giovanile.
Fra le novità che accompagnano il nuovo Ministero della Gioventù emerge una nuova visione che si rifiuta il carattere assistenziale delle politiche e che promuove il protagonismo generazionale attraverso quattro linee d'azione:

• "Diritto al futuro" nel quale il lavoro, la casa, la famiglia sono i temi centrali dell'insieme di misure volte a combattere la condizione di precarietà con la quale i giovani si confrontano quotidianamente.

• "Protagonismo generazionale" che riguarda gli spazi di aggregazione giovanile e i metodi per il coordinamento delle rappresentanza giovanili con le istituzioni nazionali e locali.

• "La rivoluzione del merito" che promuove progetti e iniziative (dal prestito d'onore alle iniziative per la promozione dei giovani talenti) affinché i giovani possano raggiungere le proprie aspirazioni e avere uguali opportunità di partenza, indipendentemente dal reddito, età e sesso.

• "La meglio gioventù" per contrastare i messaggi spesso negativi con cui viene definita la gioventù attuale e diffondere, al contrario, i modelli positivi da emulare.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Giovani in Europa, giovani per l’Europa attraverso il programma Youth in Action 2007-2013: il ruolo del volontariato e dell’educazione non formale nell’integrazione europea

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Informazioni tesi

  Autore: Silvia Balmas
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Torino
  Facoltà: Scienze Politiche
  Relatore: Paolo Caraffini
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 277

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