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Metodi di osservazione e identificazione del raro cerambidice Rosalia alpina L. 1758

Storia naturale di Rosalia alpina

Rosalia alpina è uno dei più famosi e bei coleotteri d'Europa, particolarmente conosciuta per la sua colorazione nera e blu e per i ciuffi neri presenti sui segmenti delle lunghe antenne, grazie alla lunghezza del corpo che può arrivare fino ai 40mm è anche tra i più grandi rappresentanti di quest'ordine.
A causa del suo drammatico declino negli ultimi decenni Rosalia alpina è finita al centro dell'attenzione pubblica. L'uso intensivo delle foreste di faggio per la produzione di legna da ardere e mobili in legno, ma anche a una gestione forestale confusa con la rimozione rigorosa di qualsiasi legno morto hanno privato Rosalia alpina dei suoi mezzi di sostentamento portandola sull'orlo dell'estinzione (Duelli e Wermelinger 2005). Quest'insetto ha dimensioni variabili tra 14 e 40 mm e non può essere confuso con nessun altro. Il corpo e le elitre sono da grigio-blu a blu chiaro. Le elitre bordate di chiaro sono chiazzate di nero,la dimensione e la forma di queste chiazze scure sono variabili,quelle del centro sono generalmente riunite in una banda trasversale. La configurazione delle macchie permette di distinguere gli individui gli uni dagli altri. Carl von Linnè fondatore della nomenclatura binaria descrisse Rosalia alpina nel 1758 per la prima volta da un campione raccolto da Johann Jacob Scheuchzer il 12 luglio 1703 nella valle del Tamina tra Valente e Vattis (Sargans,Svizzera) che appartiene oggi al Cantone di San Gallo.

Il nome della specie "alpina" si riferisce a questa posizione. Deriva dal latino e significa appunto "che vive sulle Alpi", anche se questo è fuorviante in una certa misura dato che la distribuzione di Rosalia alpina non affatto limitata alle sole Alpi (Gerber 1998). La distribuzione di Rosalia alpina si estende su Europa centrale e meridionale. Il confine occidentale è segnato dai Pirenei anche se i record sudoccidentali provengono dalle regioni spagnole di Asturie, Cantabria, Paesi Baschi, Navarra, Aragona e Catalogna. Demelt (1957) cita Rosalia alpina in Nord Africa sui monti dell'Atlante ma senza citarne una fonte infatti Sama un esperto illustre del Nord Africa giudica il rapporto come erroneo, pertanto questa specie dovrebbe essere cancellata dalla fauna di quella zona. Rosalia alpina si rinviene alla punta meridionale dell'Italia, anche in Sicilia e in Corsica ma stranamente non in Sardegna. Nel Sud-Est Europa si estende dalla Grecia alla Bulgaria fino al Sud-Est della Turchia, dove è rappresentata dalla sottospecie Rosalia alpina syriaca. Il limite settentrionale della gamma di diffusione attraversa la Francia settentrionale,in cui la presenza è solo a macchie e isolata, continuando per la Germania meridionale,la Repubblica Ceca e la Polonia. Polonia segna anche il limite Nord-Orientale della distribuzione. Nell'Europa orientale la distribuzione si estende su Slovacchia, Ungheria, Ucraina e Russia.
Quindi i monti centrali e meridionali degli Urali rappresentano il limite orientale della diffusione di questa specie. In Europa centrale Rosalia alpina predilige boschi di faggio primordiali su pendii esposti a Sud-Ovest, solitamente fino ai 1500m ma preferibilmente dai 600 ai 1000m. Gli adulti compaiono dalla fine di giugno fino ai primi di
settembre con un massimo di attività tra la metà di luglio e la metà di agosto. Nell'Europa centrale lo sviluppo si svolge nel bosco di faggi morti o morenti esposti al sole (Fagus Sylvatica),molto raramente su Acer pseudoplatanus. Per il Sud Europa invece vengono citati oltre al Faccio e l'Acero anche il salice (Salix), l'olmo (Ulmus), castagno (Castanea), frassino (Fraxinus), tiglio (Tilia), noce (Juglans), ontano (Alnus), biancospino (Crataegus). Sono adatti per lo sviluppo delle larve: alberi morti o in decomposizione esposti al sole, rami secchi, ceppaie ecc. Solitamente prediligono rami con uno spessore di almeno 20cm con legno secco o in decomposizione, queste condizioni si trovano di solito nel legno morto in piedi che può essere popolato per un lungo periodo di tempo,fino a 10 anni come substrato (Bense 1995). Il legno morto è adatto solo se esposto al sole e sufficientemente asciutto, in caso contrario l'infestazione progressiva di muffe impedisce uno sviluppo di successo. I maschi sono territoriali e combattono appunto con altri maschi per proteggere l'albero o la parte di albero che loro ritengono idoneo per la riproduzione. Dopo l'accoppiamento la femmina depone le uova tramite un ovodepositore nel legno asciutto dell'albero preferibilmente in aree esposte al sole. Il numero di uova deposte dalla femmina non è noto. Il ciclo di sviluppo dura tre o quattro anni ma in condizioni ottimali può durare anche solo due anni. Durante la primavera e all'inizio dell'estate la larva produce una tana da cova che viene successivamente sigillata con trucioli di legno. Dopo la schiusa gli adulti hanno una durata di 3-6 settimane, si nutrono della linfa degli alberi e di foglie e raramente sono stati osservati sui fiori ad esempio sulla carota selvatica (Daucus carota). Come gli altri Cerambicidi la Rosalia non è un eccelso volatore.
Gli adulti si rinvengono volare nelle ore più calde, intorno a mezzogiorno, alla ricerca di alberi o tronchi per la riproduzione. La diffusione spaziale è probabilmente bassa, nella maggior parte dei casi la distanza percorsa è inferiore ai 1000m (Gatter 1997). In tempi passati Rosalia alpina era molto diffusa in centro e sud Europa, specialmente in Repubblica Ceca era ampiamente diffusa mentre oggi ne rimane una popolazione in nord Boemia e 6 popolazioni nella parte orientale della nazione. Complessivamente in Repubblica Ceca è considerata in pericolo di estinzione (Critical endangered per la IUCN) ed è per questo protetta dalla legge. In Slovacchia la situazione è differente dato che esistono ancora varie foreste primordiali di faggio e ci sono 50 popolazioni di Rosalia alpina conosciute, nonostante ciò anche in Slovacchia questa specie gode della più alta categoria di protezione. In Austria la perdita di habitat è massiccia, dai documenti risulta una perdita di habitat di circa l'80% dal 1980, ciononostante Rosalia alpina risulta presente solo nella categoria "vulnerable" della lista rossa IUCN per questa regione. In Germania la specie sopravvive a macchia di leopardo nelle zone meridionali soprattutto in Baviera dove restano molte foreste di faggio abbastanza vecchie, per la IUCN Rosalia alpina è considerata in via d'estinzione (CE). In gran parte d'Europa questa specie sta scomparendo, i motivi sono evidenti. Da un lato una gestione forestale confusa con la sua rimozione rigorosa di alberi malati e morti, non solo per soddisfare gli obblighi di sicurezza stradale ma anche per una tendenza a mantenere "pulite" le foreste, ha contribuito a questo declino. Molti boschi di faggio sono stati cancellati e sostituiti da monocolture principalmente di pino e abete rosso. Dall'altra parte, uno dei problemi principali rimane oggi la produzione di legna da ardere di faggio.
Non prettamente per l'eliminazione di alberi di faggio ma perché in mancanza di alternative quest'insetto si adatta a vivere anche nel legname accatastato in conservazione ai margini delle foreste: un biotopo secco, spesso esposto al sole e dunque attraente. Ma questo legno diventa una trappola per l'insetto se si tratta di assortimenti destinati all'estrazione della cellulosa o ad essere bruciati in stufa in tempi brevi o comunque prima del volo della nuova generazione. Lo stesso discorso vale per gli assortimenti troppo piccoli o per il legno che si decompone troppo rapidamente (Duelli e Wermelinger 2005). Rosalia alpina è elencata nell'allegato II del regolamento del consiglio UE 92/43/EWG ed è classificata come una specie prioritaria. Quindi alla comunità europea compete una responsabilità importante per quanto riguarda la conservazione della specie anche per quel che riguarda il suo habitat. Inoltre la specie è protetta dall'allegato II della Convenzione di Berna del 1979 e gode di protezione a livello europeo. Ciò comporta che è vietato catturare, uccidere, possedere e commerciare individui o parti di individui, così come le fasi di sviluppo e loro parti. Sono strettamente protette le popolazioni esistenti e i loro habitat considerando anche che la Rosalia alpina è il rappresentante più importante della famiglia dei cerambicidi.
Tuttavia, nella maggior parte dei casi lo sfruttamento silvocolturale delle aree protette è permesso, in questo modo la protezione diventa priva di significato (Vogeli 2001).

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Metodi di osservazione e identificazione del raro cerambidice Rosalia alpina L. 1758

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Informazioni tesi

  Autore: Giovanni Caci
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Napoli - Federico II
  Corso: Scienze e tecnologie agrarie, agroalimentari e forestali
  Relatore: Danilo Russo
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 36

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