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Alberto Sordi. Il volto, la voce, il corpo e l'anima del secondo dopoguerra italiano

La commedia all’italiana e la società del malessere

Innanzitutto esiste un filo rosso che unisce la rinascita economica del Paese e il rilancio del cinema italiano negli anni Sessanta come se l’una fosse la causa scatenante dell’altro. A tal proposito Giorgio De Vincenti sostiene: ‹‹Una trentina di titoli, e altri se ne potrebbero fare, che da soli bastano a dare il segno dell’eccellenza del cinema italiano dei primi anni ’60. Eccellenza, ma anche varietà di toni, di poetiche, di estetiche, perfino di generi, cosa inusuale nel cinema italiano dopo il muto››. Inoltre si assiste all’insolito sorpasso nel mercato delle prime visioni di film italiani ai danni di quelli americani.
Notevole l’apporto del cinema d’autore del periodo: La dolce vita (1960), (1963) di Federico Fellini; L’avventura (1960), Il deserto rosso (1964) di Michelangelo Antonioni; Rocco e i suoi fratelli, Il Gattopardo (1963) di Luchino Visconti; Accattone (1961), Mamma Roma (1962) di Pier Paolo Pasolini. Questi sono solo alcuni illustri capolavori che, insieme ai rappresentanti della commedia all’italiana, hanno contribuito maggiormente al successo internazionale del nostro cinema.
Ecco emergere un’altra importante relazione – in parte contrastata da una certa porzione di critica “elitaria” – tra due stili diversi ma profondamente riconoscibili nel raccontare l’evoluzione del Paese, tanto che la commedia all’italiana può esser definita una “commedia d’autore”. Infatti, nonostante sia un genere “aperto”, ‹‹un contenitore suscettibile di contenere in sé elementi disparati›› – con contaminazioni di altri generi (il giallo, il gangster movie, il western, il film storico) e con altri registri (il tragico, il grottesco) – è così ben collaudato al suo interno da mantenere sempre una forte identità e una chiara riconoscibilità. A dispetto della sua presunta indeterminatezza, dell’‹‹assenza di codici forti›› e ‹‹denominatori comuni ben precisi››, in realtà presenta non solo degli elementi caratterizzanti come la graffiante satira di costume e la rappresentazione dell’universo piccolo-borghese ma ‹‹l’uniformità si esplica anche attraverso ricorrenze di temi, personaggi, iconografie e ambientazioni››.
Ho già sottolineato alcuni aspetti del genere, ma è importante rimarcare che, a fronte di un vastissimo repertorio di suggestioni e cineasti, si riscontra nella nuova commedia un rilevante salto qualitativo, una complessità e una ricchezza di contenuti senza precedenti. Facendo ovviamente riferimento alle opere più riuscite si può sostenere che il “movimento” sia la perfetta sintesi tra l’autorialità – anche per la portata culturale ed estetica dei suoi autori – e la commedia brillante in grado di captare le esigenze del grande pubblico con un notevole ritorno economico.
Lo stesso appellativo “all’italiana” – coniato dopo Divorzio all’italiana (1961, Pietro Germi) – denota già una profonda vocazione all’italianità e all’identità nazionale; e proprio la sua efficacia sintetica permette di evocare e di racchiudere al suo interno ‹‹situazioni narrative, trame consolidate, tematiche caratteristiche, volti e figure, paesaggi sociali e climi morali del cinema “medio” italiano e della società in esso rappresentata››.
A esser ritratta è una società italiana in tutte le sue sfaccettature, tanto le grandi città urbane (soprattutto Roma, Milano, Napoli) quanto le piccole cittadine di provincia siciliane, venete, emiliane. Nord e Sud, macrocosmi e microcosmi in un file rouge a carattere identitario e profondamente legato alle radici italiche.
I protagonisti della commedia, i cinque “mattatori” (Alberto Sordi, Vittorio Gassman, Ugo Tognazzi, Nino Manfredi, Marcello Mastroianni) incarnano la mediocritas dell’uomo comune, dell’individuo medio (con pregi e difetti) in aperto conflitto con la società dei consumi. I loro personaggi sono soggetti deboli incapaci di integrarsi in una collettività in cui l’avidità di successo e di denaro travalica ogni etica morale. La sconfitta di questi ‹‹perdenti che fanno ridere›› è segnata già in partenza e anche quei pochi che riescono a realizzare le proprie aspettative sono insoddisfatti e infelici. Si muovono su un pericoloso doppio versante: l’opposizione agli sfarzi ingannevoli del boom e il desiderio inconfessato di farne parte, spinti da manie di grandezza autodistruttive. [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

Alberto Sordi. Il volto, la voce, il corpo e l'anima del secondo dopoguerra italiano

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Informazioni tesi

  Autore: Enrico Valentini
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi Roma Tre
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Dams - Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo
  Relatore: Stefania Parigi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 148

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