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Disoccupazione e crisi del mercato del lavoro: il problema italiano

Poca flessibilità dell’offerta o insufficienza della domanda?

In Italia si tende ad attribuire la prerogativa intellettuale della disoccupazione alla grande rigidità dell’offerta: i giovani istruiti, sono sostenuti economicamente dalle proprie famiglie con le quali continuano a vivere molto più a lungo che nei Paesi dell’Europa centro-settentrionale, ed è difficile che accettino occasioni di lavoro inferiori alle loro aspettative. Per fare in modo che ciò avvenga, è necessario che si riscontri un eccesso di offerta di lavoro istruita, negata però da tutte le analisi svolte dal sistema formativo italiano. Determinate analisi si basano sul semplice confronto tra i tassi d’istruzione dei giovani italiani o dell’intera forza lavoro e quelli degli altri Paesi europei. Fino a pochi anni fa l’Italia usciva da questo confronto come un Paese con un deficit d’istruzione. A partire dalla metà degli anni Novanta, la percentuale di giovani dai 18 ai 19 anni in possesso di un diploma, ha eguagliato la media di livello dei Paesi sviluppati, riducendo così il deficit d’istruzione italiano. Per quanto riguarda l’istruzione universitaria, da qualche anno i giovani che hanno conseguito il titolo della laurea tra i 23 e i 25 anni di età, sono aumentati grazie all’instaurazione delle lauree triennali, permettendo così al nostro Paese di raggiungere il livello medio europeo. In Paesi come Germania, Francia e Gran Bretagna nonostante il numero degli istruiti sia più alto rispetto all’Italia, questi ultimi riescono a godere di maggiori privilegi, a dispetto dell’esiguo numero di istruiti italiani che essendo in numero minore dovrebbero avere più vantaggi sul mercato del lavoro.
Questa descrizione è basata però su un equivoco, perché presume che la domanda di lavoro per livelli di qualificazione professionale sia per lo più la stessa nei diversi Paesi considerati, quindi per stabilire l’eventuale eccesso di giovani istruiti basterebbe attenersi solamente ai tassi d’istruzione. “Tale assunto entra in crisi quando si confronta la struttura dell’occupazione per livelli professionali, poiché l’Italia presenta un’occupazione più orientata verso le basse qualifiche e meno verso quelle alte rispetto a quanto accade nei Paesi dell’Europa centro-settentrionale”. Quindi i giovani istruiti italiani, risultano pochi dal punto di vista demografico, ma troppi in termini economici se devono misurarsi con situazioni di lavoro poco qualificate. Si può quindi affermare che in Italia persiste un elevato grado di “sovraeducazione degli occupati”. Dalla ricerca di Schizzerotto Vite ineguali [2002] risulta che nel passaggio da una generazione all’altra i giovani istruiti, sempre più numerosi, sono coloro che hanno visto peggiorare la propria situazione nel momento di ingresso nel mercato del lavoro. Questa analisi proposta da Schizzerotto tende a confermare l’ipotesi di una società che crea molte più aspettative professionali e sociali di quelle che effettivamente il sistema economico riesce a soddisfare tramite la sua domanda di lavoro. [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

Disoccupazione e crisi del mercato del lavoro: il problema italiano

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Informazioni tesi

  Autore: Marco Riboldazzi
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli Studi di Torino
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze dell'amministrazione e consulenza del lavoro
  Relatore: Domenico Carbone
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 69

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Parole chiave

mercato del lavoro
disoccupazione
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disoccupazione giovanile
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disoccupazione moderna
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