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Giornalisti italiani in Sudan. Storia e drammi nei racconti di Enzo Nucci, Luciano Scalettari, Barbara Schiavulli

Il giornalismo e la sfida della censura governativa

Nel Sudan e nel Sud Sudan la pace è ben lontana dall’essere raggiunta: il dissenso continua a essere proibito nel modo più assoluto e represso duramente attraverso arresti indiscriminati, torture e continue minacce. I giornalisti che hanno il coraggio di raccontare la verità sono incarcerati per la scrittura di un’articolo di denuncia e i giornali che li pubblicano chiusi a tempo indeterminato.
Per esempio Abuzar Al Amin, vicedirettore di “al-Rai al-Shaab”, giornale sudanese affiliato al partito popolare all’opposizione, è stato arrestato nel maggio 2010 e perquisito dai servizi di sicurezza (National Intelligence and Security Services – NISS). Il 14 luglio 2010 è stato condannato a 5 anni di carcere con le accuse di "attentato alla Costituzione", "spionaggio contro lo Stato" e "pubblicazione di notizie false", proprio a causa degli articoli scritti. In uno di questi aveva affermato che il presidente sudanese Omar al-Bashir non godeva di un ampio sostegno tra la popolazione. Sebbene nel maggio 2011 la Corte Suprema abbia ridotto la sua condanna a un anno, due settimane prima che il giornalista riacquistasse la libertà i NISS presentarono altre due accuse a suo carico, costringendolo a restare in prigione. Abuzar Al Amin è stato finalmente rilasciato su cauzione il 22 agosto 2011. Tuttavia né sono state ritirate le accuse contro di lui né ci sono state udienze in tribunale, per cui oggi l’uomo non può più svolgere il proprio lavoro.
Nel luglio 2011 due giornaliste sono state condannate a un mese di carcere ciascuna per aver scritto di un presunto caso di stupro.
Inoltre l’ 8 luglio 2011 il governo di Khartoum ha sospeso la pubblicazione di sei giornali nella capitale, in quanto i giornalisti o i proprietari erano sospettati di collaborare con i secessionisti sud-sudanesi.
Il 9 ottobre 2011 Amnesty International ha chiesto alle autorità del Sud Sudan di rilasciare immediatamente due giornalisti arrestati per aver scritto un articolo critico nei confronti del Presidente Salva Kiir. I sud-sudanesi Ngor Garang e Dengdit Ayok, il primo capo redattore e il secondo cronista del quotidiano di Juba “Il destino”, furono arrestati rispettivamente il 1° e il 5 novembre negli uffici del giornale da parte di agenti della polizia segreta senza poter contattare né familiari né avvocati. L’articolo scritto criticava il Presidente per aver acconsentito alle nozze “riparatrici” della figlia incinta con un uomo etiope. Sebbene il 31 ottobre il quotidiano si sia ufficialmente scusato col Capo di Stato, la sua pubblicazione è stata sospesa a tempo indeterminato e i due giornalisti arrestati, per essere poi rilasciati il 18 novembre 2011.
Nello stesso mese anche il giornalista James Okuk, esponente del principale partito di opposizione, il “Movimento per la liberazione del popolo del Sudan – Cambiamento democratico”, era rimasto in carcere per quasi due settimane a causa di un articolo critico nei confronti del Presidente Salva Kiir.
È del 5 gennaio 2012 l’ennesimo atto di repressione nei confronti della stampa da parte del governo di Khartoum: le forze di sicurezza sudanesi sono entrate nella redazione del quotidiano “al-Rai al-Shaab”, guidato dal “Partito popolare del Congresso” di Hassan al-Turabi, interrompendo le sue pubblicazioni e confiscando il materiale presente. Il portavoce Naji Dahab ha affermato: “Non ci hanno fornito alcuna spiegazione per questa decisione. Ora hanno occupato l’edificio del giornale…il governo non riesce ad accettare la libertà di stampa”.
L’unico modo per far uscire le vicende sudanesi dai propri confini è attraverso le parole dei giornalisti stranieri che si sono recati in Africa, divulgando le storie e i racconti di chi questi drammi li ha vissuti in prima persona e continua a viverli.
Tra questi giornalisti ci sono anche gli italiani Enzo Nucci, Luciano Scalettari e Barbara Schiavulli che si sono recati in Sudan per raccontare quanto più possibile, raccogliendo le testimonianze di chi ha diretto le guerre dall’alto e di chi le ha combattute o subite dal basso. Attraverso la loro esperienza hanno cercato di dar voce a chi non può parlare, perché povero, perché privo di mezzi, perché gli è stato impedito.
Enzo Nucci ha invece scritto i primi articoli a 16 anni sui giornali del movimento studentesco e ha lavorato in vari giornali e televisioni private quando si trovava all’Università, diventando praticante giornalista nel 1979 per il quotidiano “Il Diario”. Egli ha provato sulla propria pelle la difficoltà di fare il giornalista in Darfur a causa degli interventi governativi: “Sono stato espulso dal Darfur senza spiegazioni…Non mi è stato possibile fare il mio lavoro dopo che mi erano stati accordati tutti i permessi. In questo caso, un giornalista non può che continuare a denunciare quanto è successo, cercando di far capire che dietro una macroscopica censura si nasconde il tentativo del governo centrale di celare le condizioni di vita in cui versano i rifugiati e la popolazione locale. Per quanto riguarda il Darfur, la questione è molto complessa: non ci sono confini tra buoni e cattivi, anche lì operano signori della guerra interessati a mantenere incandescente la situazione per continuare ad arricchirsi”. A parere del giornalista: “L’Africa sconta il fatto di non avere una classe dirigente in grado di governare un continente potenzialmente ricco di materie prime, autosufficiente dal punto di vista alimentare, con un mare di intelligenze non utilizzate. La fase di decolonizzazione è stata troppo veloce, improvvisa, caotica e il continente per troppi anni è stato lo scenario in cui le superpotenze - Stati Uniti, Unione Sovietica, Cina - si sono scontrate indirettamente appoggiando le diverse fazioni in lotta. Il giornalismo occidentale ha il compito di illuminare queste realtà, tenere accesa la luce…Far conoscere queste realtà dove ci sono anche tante cose positive che in occidente si ignorano…Cominciamo a capire la diversità e la complessità, altrimenti non capiremo mai nulla. [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

Giornalisti italiani in Sudan. Storia e drammi nei racconti di Enzo Nucci, Luciano Scalettari, Barbara Schiavulli

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Informazioni tesi

  Autore: Stefania Dal Canto
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli Studi di Pisa
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze politiche e delle relazioni internazionali
  Relatore: Elena Dundovich
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 59

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