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"Tutti i mali sono colpa vostra", politica ed educazione nel progetto di Rousseau

La sovranità e i suoi attributi

Un punto condiviso dai teorici del giusnaturalismo è che “la sovranità consta di 'parti' egualmente suddivise tra i vari organi dello Stato: potere legislativo ed esecutivo, giustizia e guerra, forza e volontà, e via dicendo.” Questa è anche l'opinione di Montesquieu, che è celebre per aver tripartito il potere in legislativo, esecutivo, giudiziario.

Rousseau ribalta invece la tesi affermando che il potere è uno e che le suddivisioni operate dai giusnaturalisti e da Montesquieu non sono altro che “emanazioni” del potere.
Secondo il filosofo ginevrino la classica divisione dei poteri è errata per gli abusi a cui ha dato luogo e i teorici che l'hanno formulata, Grozio e Barbeyrac, l'hanno fatto solo per essere graditi ai loro protettori, Luigi XIII e Giorgio I.

Da queste considerazioni prende forma il primo attributo della sovranità: essa è indivisibile. Oltre ad essere indivisibile essa è anche inalienabile e illimitata. Quando Rousseau afferma che la sovranità è inalienabile, egli vuol dire che essa non può diventare altro da sé. In quel caso già citato in precedenza, se il Sovrano si sottomette ad un altro Sovrano, esso cessa di esistere e il patto è infranto: la libertà dei Cittadini scompare.

Oltre a ciò Rousseau descrive quella possibilità in cui il Sovrano venga calpestato da volontà particolari interne allo Stato; anche in questo caso il patto è infranto, “giacché la volontà particolare tende per sua natura ai privilegi e la volontà generale all'uguaglianza.” In un caso di questo tipo l'unico diritto rimasto al popolo è quello di ribellarsi, di “scuotere il giogo”, come aveva affermato nelle prime pagine dell'opera.

Dall'esame di questi casi emerge che se non è il popolo considerato nella sua totalità ad esercitare la sovranità, e che quindi è qualcos'altro a farlo, come ad esempio un potere straniero o una casta interna allo stato, il patto sociale non esiste più, e la libertà civile conquistata dagli associati è calpestata. Per questo motivo la sovranità non può essere esercitata da altri che non siano il popolo sovrano, e questo è il suo secondo attributo, che essa è inalienabile: “Affermo dunque che la sovranità, altro non essendo che l'esercizio della volontà generale, non può essere alienata e che il sovrano, il quale è solo un essere collettivo, non può essere rappresentato che da se stesso: il potere si può certo trasmettere, ma non la volontà.”

Per quanto riguarda invece il terzo attributo della sovranità Rousseau afferma che essa è illimitata: con questa tesi egli vuole attaccare l'idea “lockiano liberale secondo la quale lo Stato ha un potere di intervento limitato nei confronti di una élite di privati, ad esempio gli abbienti o i proprietari terrieri.” Secondo la concezione del filosofo ginevrino non è pensabile che dei Cittadini “siano più uguali degli altri”, e quindi lo Stato deve poter intervenire sempre contro gli abusi delle volontà particolari, pena la sua dissoluzione. Il patto sociale, stipulato per interesse generale, non può essere aggirato da una parte della Cittadinanza a piacimento, senza che tutto il corpo politico non ne risenta. Tali eccezioni alla legge sarebbero fonte di ingiustizia, e minerebbero alla base il concetto di uguaglianza verso cui tende la Volontà generale. Per scongiurare questi possibili inconvenienti lo Stato deve avere “un potere assoluto su tutte le sue membra entro i limiti fissati erga omnes dalla volontà generale stessa e dalla legge, che, per definizione, non può oltrepassare senza infrangere il patto.”

Questo brano è tratto dalla tesi:

"Tutti i mali sono colpa vostra", politica ed educazione nel progetto di Rousseau

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Informazioni tesi

  Autore: Giovanni Iaio Boffelli
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli Studi di Milano
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Scienze Filosofiche
  Relatore: Marialuisa Baldi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 165

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educazione
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