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L'Attuale Disciplina del Fallimento e L'Attività del Curatore Fallimentare

Il ruolo del Curatore nella governance della procedura

La riforma non ha cambiato soltanto i soggetti che possono assumere la carica di Curatore, ma ha modificato in maniera sostanziale le funzioni del Curatore. Questi non ha più l’amministrazione “… del patrimonio fallimentare sotto la direzione del Giudice Delegato” ma è l’amministratore del “… patrimonio del fallimento e compie tutte le operazioni sotto la vigilanza del Giudice Delegato e del Comitato dei Creditori”.

La gestione della procedura non è più sotto la direzione del Giudice Delegato, ma è passata al Curatore che la esercita comunque sotto la vigilanza del Giudice Delegato e del Comitato dei Creditori. Pertanto, il Curatore rappresenta l’organo al quale è affidata la gestione della procedura.

Ad esso è quindi affidato il compito di portare avanti il fallimento compiendo tutte le attività necessarie alla conservazione e alla liquidazione dell’attivo, che, a loro volta, sono finalizzate al pagamento dei creditori ammessi al passivo. Le operazioni devono essere svolte dal Curatore personalmente. Sono peraltro sancite due deroghe a tale regola generale. Il Curatore può infatti:

· delegare ad altri alcune specifiche operazioni (dalle quali sono comunque escluse attività espressamente indicate dalla legge all’art. 32 l. fall.), purché sia stato a ciò autorizzato dal comitato dei creditori. In tal caso, il compenso del soggetto delegato è liquidato sempre dal Giudice Delegato, ma sottratto al compenso dovuto al Curatore medesimo;

· farsi affiancare da altri soggetti dotati di specifiche competenze che completano quelle già rivestite dal Curatore: essi vengono retribuiti e operano sotto la responsabilità dell’organo nominato dal Tribunale. In questo caso, del compenso riconosciuto al coadiutore, si tiene conto ai fini della liquidazione del compenso finale riconosciuto al Curatore.

Come si può ben vedere sono cambiati i rapporti tra i diversi organi della procedura: il Giudice Delegato non è più l’organo motore della procedura, essendo stata sostituita l’attività di direzione, con quella di vigilanza e controllo. Non di meno, proprio questi poteri sono stati rafforzati in funzione di verifiche che la maggiore autonomia del Curatore non si risolva in una gestione incontrollata.

Da qui la previsione di convocazione del Curatore e del Comitato dei Creditori, quella di vincolare all’autorizzazione del Giudice ogni iniziativa giudiziale, quella di liquidare il compenso ai difensori nominati dal Curatore e di disporre la revoca. Mentre in precedenza le autorizzazioni degli organi giudiziari erano da considerarsi ordini di vere e proprie disposizioni che il Giudice Delegato, ovvero il Tribunale, impartivano al Curatore, la devoluzione tout court del potere di amministrazione del patrimonio fallimentare, ancorché sotto la vigilanza del Giudice Delegato e del Comitato dei Creditori, è inevitabilmente destinata a riflettersi sul significato e sulla portata del potere di autorizzazione ancora prefigurata per la straordinaria amministrazione, poiché destinato a rimuovere un ostacolo al compimento di un atto rimesso all’esclusivo apprezzamento del Curatore.

Questo brano è tratto dalla tesi:

L'Attuale Disciplina del Fallimento e L'Attività del Curatore Fallimentare

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Informazioni tesi

  Autore: Alessandro Cerino
  Tipo: Tesi di Master
Master in Master di I Livello
Anno: 2013
Docente/Relatore: Alessandro Cerino
Istituito da: Università degli Studi di Roma Tor Vergata
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 50

FAQ

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