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Donne in cammino: l’immigrazione ucraina nel Comune di Chioggia

Il lavoro delle donne immigrate

Osservando la situazione lavorativa italiana dell'ultimo lustro, possiamo affermare che da parte degli stranieri è presente una partecipazione al mercato del lavoro maggiore di quella degli italiani, soprattutto per quanto riguarda le regioni meridionali.
Questo enorme divario tra i tassi di occupazione deriva soprattutto dalla differenza del livello occupazionale in cui si inseriscono; vale a dire che gli immigrati al giorno d'oggi sostituiscono la popolazione autoctona in attività faticose e dequalificate non più accettate dalla popolazione locale che, per il crescente tenore di vita, ambisce a trovare lavori con qualifiche superiori.

È possibile spiegare che il grado di partecipazione al mercato del lavoro per quanto riguarda la popolazione autoctona maschile nel nord Italia, corrisponde al 75,1% , mentre per quanto riguarda la popolazione straniera possiamo parlare del 85,7%.
Osservando invece il fenomeno dell'occupazione femminile nel nord Italia, possiamo notare che quella autoctona corrisponde al 56,9% della popolazione femminile totale, mentre quella straniera corrisponde invece al 50,3%.

Soffermandoci sul centro Italia possiamo notare che l'occupazione per quanto riguarda la popolazione autoctona maschile corrisponde al 72,1%, mentre per la popolazione straniera possiamo parlare di un tasso di occupazione pari all'84,3%.
Per quanto riguarda l'occupazione femminile, la popolazione immigrata è maggiormente presente nel mercato del lavoro ammontando al 53% mentre la popolazione autoctona è presente all'interno del mercato del lavoro con una percentuale pari al 51,2% della popolazione femminile totale.

Infine anche nel Sud Italia, il fenomeno segue la scia della situazione presente nel centro del paese; qui la popolazione autoctona maschile è presente all'interno del
mercato del lavoro con una percentuale pari 62,1% mentre la popolazione immigrata maschile possiamo parlare di un tasso di occupazione pari al 75,4% .
Come nel caso della migrazione maschile, anche il tasso dell'occupazione femminile è maggiore rispetto a quella autoctona che è presente nel mercato del lavoro con un tasso pari al 30,8%, mentre quella immigrata è presente con un tasso pari al 48,4%.

Ricordiamo che oggi la manodopera locale italiana non è più sufficiente per adempiere ai bisogni di cura ed assistenza della popolazione autoctona, e proprio per questo motivo si avverte la necessità di una presenza di lavoratrici immigrate che eseguono a basso costo “le analoghe funzioni di cura che le donne italiane progressivamente meno di un tempo svolgono [3] “.

Il problema della carenza di manodopera nel settore dei servizi, è nato dopo gli anni '70 dello scorso secolo, con il progressivo smantellamento del nostro welfare state ed il conseguente taglio di molti servizi che alcuni anni prima venivano garantiti.
Le responsabilità di cura verso anziani, bambini e persone con handicap sono state quindi scaricate direttamente sulle famiglie, senza che queste avessero realmente la possibilità di sostituire il ruolo svolto dallo Stato negli anni precedenti.
Nemmeno la situazione lavorativa locale era stabile; anche gli italiani infatti cominciarono a risentire dei primi effetti della crisi del welfare, essendo costretti ad accettare posizioni lavorative con condizioni ed orari pesanti e non avendo così la possibilità di adempiere ai loro doveri familiari .

Un altro importante fattore, che ha comportato l'aumento dell'immigrazione femminile, è stata la massiccia entrata delle donne autoctone nel mercato del lavoro; quelle donne che erano in precedenza le principali responsabili dell'assistenza e della cura dei loro familiari sono diventate con il tempo lavoratrici a tempo pieno.
In questo modo, la possibilità di svolgere il ruolo di figlie, mogli e madri è stato vanificato per la mancanza del tempo materiale.
Per questa serie di motivi, è stata sempre più richiesta la presenza di lavoratrici immigrate che, con il compito di assistere bambini, anziani o persone con handicap hanno abbandonato a loro volta la propria famiglia nel paese di origine.

"Il ricorso al lavoro delle collaboratrici domestiche è una necessità dettata dalle carenze di servizi sociali nel nostro paese: famiglie con un solo genitore o con ambedue i genitori che lavorano sono costrette ad un massiccio ricorso a questo tipo di servizio.
La disponibilità della domestica per l'intero arco del giorno esprime anche un certo tipo di mentalità o la volontà di riaffermare abitudini antiche che sembravano superate, riuscendo anche a soddisfare la ricerca di simboli di status per la piccola e media borghesia
".

Senza dubbio, il principale settore di attrazione per le immigrate, quindi è il settore dei servizi alla persona che include la cura e l'assistenza all'interno delle famiglie.
Le immigrate rispondono volentieri a queste domande di lavoro essendo ben accette dai datori di lavoro italiani convinti del fatto che esse siano in grado di svolgere questo lavoro meglio delle autoctone in quanto l'amore e la cura verso anziani e bambini vengono giudicati valori tradizionali delle loro culture originarie.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Donne in cammino: l’immigrazione ucraina nel Comune di Chioggia

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Informazioni tesi

  Autore: Federica Bozzato
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi Ca' Foscari di Venezia
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Scienze sociali per la cooperazione, lo sviluppo e la pace
  Relatore: Giuliana Chiaretti
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 237

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