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Il ricongiungimento familiare: tutele dell'ordinamento e aspetti problematici

Il ricongiungimento in Italia

L'ordinamento italiano contemplava e tutelava il ricongiungimento familiare dei cittadini extracomunitari già prima dell'intervento comunitario, sebbene quest'ultimo, congiuntamente ai trattati internazionali di cui l'Italia è parte, abbia contribuito significativamente a plasmare l'evoluzione della materia. Particolarmente rilevante, anche in questo caso, è l'emersione del ricongiungimento familiare per i lavoratori europei, prima, e per i cittadini comunitari, poi, il quale ha posto le basi anche negli ordinamenti nazionali per la successiva espansione ai cittadini di Paesi terzi, seppure con numerose restrizioni.
La prima, e forse più significativa, forma di riconoscimento che questo istituto incontra nel nostro ordinamento è sicuramente la Costituzione; con la sentenza n. 28 del 1995, ad esempio, la Corte costituzionale affermava infatti che il ricongiungimento protegge: “diritti - quali quelli della famiglia ed in particolare del minore - tutelati dalla Costituzione e riconosciuti da una molteplicità di atti internazionali”; tali diritti sono, peraltro, poco dopo qualificati come: “diritti fondamentali della persona che perciò spettano in via di principio anche agli stranieri [...]”.
Oltre ai già citati artt. 2 e 3 quindi, la tutela del ricongiungimento può essere riscontrata anche nel secondo Titolo della Costituzione, intitolato “Rapporti etico-sociali”, ed in particolare negli artt. 29, 30 e 31 i quali tutelano il diritto all'unità familiare, diritto fondamentale della persona e quindi anche del cittadino straniero, e trasposto in seguito dal legislatore con norme apposite in materia di ricongiungimento familiare. L'art. 30 si occupa di sancire il diritto e il dovere dei genitori di educare, mantenere ed istruire i propri figli, indipendentemente dal loro essere legittimi o nati all'esterno del matrimonio; l'art. 31 stabilisce, invece, l'impegno della Repubblica nell'agevolare la formazione delle famiglie e l'adempimento dei compiti relativi, nonché la protezione della maternità, dell'infanzia e della gioventù.
Particolarmente rilevante e controverso, al contrario delle norme precedenti la cui interpretazione è relativamente pacifica, è l'art. 29 il quale riconosce l'importanza e i diritti della famiglia, vista come “società naturale fondata sul matrimonio”. Il termine “naturale”, il più importante essendo la chiave di lettura, è stato interpretato in modi molto diversi e, spesso, discordanti tra di loro.
Secondo l'approccio giusnaturalistico, ad esempio, esso andrebbe inteso come forma di modello tradizionale della famiglia, fondato su una visione di origine cristiano-cattolica, e dovrebbe svolgere la funzione di “scudo” contro l'apertura auspicata a livello europeo, sia dalle due Corti sia dal Parlamento, verso differenti realtà familiari distanti dal modello tradizionale. Tale approccio sembrerebbe però inapplicabile sia per l'impossibilità di stabilire un modello unico ed universalmente condiviso di famiglia, specie oggi che si assiste ad un pluralismo di forme, sia per la scarsa corrispondenza con il testo costituzionale stesso. Questo, infatti, è da interpretare in un’ottica evolutiva, alla luce degli altri articoli della Costituzione e tenendo presente il momento storico in cui è stato redatto; solo in questo modo si riesce infatti a comprendere la portata innovativa e di rottura con i tempi della Carta. Già nel secondo comma dell'art. 29, ad esempio, si stabilisce “l'uguaglianza giuridica e morale dei coniugi” all'interno del matrimonio, in contrasto quindi con la struttura fortemente patriarcale ancora in vigore alla fine degli anni '40; si pensi, altresì, all'art. 30 che stabilisce l'uguaglianza tra i figli nati all'interno e all'esterno del matrimonio o, ritornando al secondo comma dell'art. 29, alla riserva di legge prevista a tutela del diritto all'unità familiare. In quest'ottica, dunque, l'art. 29 e il concetto di “società naturale” assumono caratteristiche di mutevolezza e di adattamento ai diversi contesti sociali, conferendo alla famiglia la capacità di inglobare diverse forme nate per rispondere ai diversi bisogni delle persone. L'art. 29, pur menzionando espressamente il matrimonio come fondamento della famiglia, non pone tuttavia limiti ad eventuali riconoscimenti giuridici di situazioni concrete sorte posteriormente alla sua redazione; anzi, una lettura di questo articolo alla luce della garanzia fornita dalla Repubblica ai “diritti inviolabili dell'uomo sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità” (art. 2) potrebbe addirittura essere vista come un dovere alla tutela delle “famiglie” diverse da quella fondata sul matrimonio. Se si analizzano infatti le caratteristiche della famiglia come formazione sociale e quindi: la coabitazione di un gruppo di persone, la gratuità delle relazioni e dell'assistenza che si sviluppano tra i membri, la solidarietà, l'affetto ecc., l'unico elemento di differenza riscontrabile tra matrimonio e famiglia di fatto è, per quest'ultima, l'assenza di un vincolo giuridico. Una trattazione più approfondita sarà, ad ogni modo, fornita nel capitolo successivo.

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Il ricongiungimento familiare: tutele dell'ordinamento e aspetti problematici

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Informazioni tesi

  Autore: Jacopo Reina
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli Studi di Milano
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Relazioni internazionali
  Relatore: Filippo Scuto
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 144

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Parole chiave

famiglia
immigrazione
stranieri
ricongiungimento
poligamia
kafalah
unità familiare

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