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Caso Ilva: il diritto alla vita in bilanciamento

I costi sociali dell'inquinamento alla luce delle pronunce costituzionali

Alla luce dei dati emersi, è inevitabile nello studio de quo offrire una lettura critica al bilanciamento operato dal Giudice delle leggi. La Corte ha ritenuto infondata la questione concernente la com.pressione del diritto alla salute e all'ambiente salubre, prospettata dal GIP. Negando la tesi, sostenuta nell'ordinanza di rimessione, dell'esistenza di una gerarchia statica tra valori, essa ha sottolineato l'importanza dell'opera di manutenzione della Costituzione attraverso "un continuo e vicendevole bilanciamento tra principi fondamentali, senza pretese di assolutezza per nessuno di essi". Pertanto la qualificazione come "primari" dei valori dell'ambiente e della salute non significa dover riconoscere agli stessi il primo posto all'interno di un ordine gerarchico assoluto, bensì che essi non possono essere sacrificati ad altri interessi, ancorché costituzionalmente tutelati.
Due diritti garantiti dalla Costituzione, alla stessa stregua, a detta della Consulta.
In dottrina la possibilità di rinvenire nella Costituzione una gerarchia tra principi è una questione molto controversa. Secondo taluni Autori, il solo valore assoluto è il meta-principio del mantenimento del pluralismo dei valori, quindi il bilancia.mento diventa una questione di politica costituzionale.
Per altri, invece, non solo è possibile, ma auspicabile in virtù del.la prescrittività stessa della Carta costituzionale, rintracciare una gerarchia che sia in grado di orientare il legislatore e la stessa Corte costituzionale, una gerarchia che vede al primo posto la tu.tela dei diritti inviolabili e che trova fondamento nel principio del personalismo e dell'eguaglianza. Queste posizioni, peraltro, sono vicine all'orientamento della Corte costituzionale tedesca sull'ordine oggettivo dei valori, secondo cui al vertice della scala
gerarchica vi sarebbe quello della dignità umana, non bilanciabile con altri. Del resto è la Costituzione stessa che, nel linguaggio utilizzato in talune disposizioni, pare aprire a distinzioni di questo genere. Pensiamo ad esempio al richiamo ai "principi fondamentali" o agli stessi "diritti inviolabili", qualificati spesso dalla giurisprudenza come diritti "primari", in quanto strettamente connessi al valore della persona umana. Tanto che non sono pochi i casi in cui la Corte ricorre alla nozione di "contenuto minimo" o "essenziale" del diritto, in funzione di limite al bilanciamento, come ultima fortezza dell'inviolabilità.
Secondo la Corte Costituzionale, l'art 1 della legge 207/12 "traccia un percorso di risanamento ambientale ispirato al bilancia.mento tra la tutela dei beni indicati [salute ed ambiente] e quello dell'occupazione, cioè tra beni tutti corrispondenti a diritti costituzionalmente protetti". In particolare la ratio della disciplina censurata realizza un ragionevole contemperamento tra diritti fondamentali tutelati dalla Costituzione, in particolare tra il diritto alla salute (art. 32 Cost.), su cui si fonda il diritto all'ambiente salubre, e il diritto al lavoro (art. 4 Cost.), da cui deriva l'interesse costituzionalmente rilevante al mantenimento dei livelli occupazionali ed il "dovere delle istituzioni pubbliche di spiegare ogni sforzo in tal senso". Questo è il risultato a cui perviene il controllo di ragionevolezza operato dalla Corte. Concretamente, tale argomentazione determina che se due diritti – entrambi sullo stesso piano – non possono coesistere, come nel caso Ilva, uno prevarrà necessariamente sull'altro.
Sicchè se il diritto alla salute non "prevale" sul diritto al lavoro, necessariamente prevarrà quest'ultimo -considerata l'attuale situazione inquinante -compromettendo il diritto alla vita e alla salute. Con il risultato pratico che, ai nostri giorni, rileva quello che è il diritto più importante "il diritto al lavoro", ma soprattutto rilevano gli interessi economici. Quegli interessi che stanno a cuore a tutta la Nazione, tanto da determinare l'intervento del Governo per il quale "l'Ilva non può fermarsi". L'economia si misura, così, sulla produzione. Ma in questo bilanciamento tra diritti non si tiene conto di altrettanti costi: i costi dell'inquinamento.
Se non vogliamo parlare di diritto alla vita, alla salute e ad un ambiente salubre, possiamo però parlare dell'incidenza dell'inquinamento sulle spese dello Stato, perché a questo punto negli interessi economici dello Stato, non può non tenersi conto di quanto questa "produzione che non può fermarsi" incida economicamente sulla sanità pubblica, ergo sulle nostre casse. Questo è lo studio che ci proponiamo, su impulso della dott.ssa Todisco, il Gip tarantino titolare dell'indagine Ilva, e che affronteremo attraverso una analisi incrociata dei dati emersi dalle peri.zie sopra richiamate, nonché dal Progetto Sentieri, con gli studi oncologici effettuati a livello nazionale.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Caso Ilva: il diritto alla vita in bilanciamento

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Informazioni tesi

  Autore: Maria Giuseppina Cappiello
  Tipo: Tesi di Specializzazione/Perfezionamento
Specializzazione in Professioni Legali
Anno: 2013
Docente/Relatore: Vincenzo Muscatiello
Istituito da: Università degli Studi di Bari
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 50

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Parole chiave

inquinamento
sequestro
costi sociali
oncologico
taranto
ilva
provveddimenti cautelari

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