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La progettazione sostenibile di un grande evento: a margine della proposta di candidatura olimpica di Roma 2020

I caratteri peculiari di un'Olimpiade

La letteratura in materia e le Olimpiadi passate ci insegnano come l'evento olimpico costituisca un'opportunità per i territori che lo ospitano solo quando questi ne colgono gli aspetti più profondi e ne comprendono i caratteri che fanno si che l'Olimpiade rappresenti un'arma a doppio taglio per le comunità locali e per la città in generale.
Una delle caratteristiche con la quale ci si deve subito rapportare è il concetto di "straordinarietà" dell'evento, che per questa sua natura si inserisce all'interno, e molto spesso al di sopra, delle ordinarie trasformazioni del territorio e soprattutto dell'ordinario utilizzo di questo territorio. L'evento in quanto straordinario non può prescindere da un "prima", un "durante" e un "dopo" e di conseguenza va trattato per ciascuna delle tre fasi temporali. Il più delle volte ci si concentra sul "prima" senza considerare più di tanto il "durante" e soprattutto il "dopo". E' invece necessario che la straordinarietà dell'evento non vada ad interferire sui meccanismi ordinari che continueranno a svilupparsi indipendentemente dall'evento. Per questo va studiato attentamente il sistema territoriale temporaneo che verrà a crearsi, nella fase di svolgimento dell'evento, dall'intersezione tra "ordinario" e "straordinario" e prevedere gli strumenti adatti ad evitare che i due si compromettano a vicenda.
Un altro carattere peculiare dell'Olimpiade, che in qualche modo si lega al precedente e ne esplicita un aspetto della "straordinarietà", è la dimensione globale di tale evento e il suo rapporto con il mondo locale che lo ospita. Le Olimpiadi moderne costituiscono oggi una delle più chiare manifestazioni della globalizzazione, che si palesa attraverso un'attenzione davvero globale all'evento, il coinvolgimento di attori sempre più globali nell'organizzazione, e nell'utilizzo banalizzante dei luoghi che la ospitano. Si tratta quindi di un evento globale che si china sul locale per trarne linfa vitale e auto riprodursi ogni quattro anni. Di conseguenza globale e locale si fondono in quello che è stato rinominato "glocale", ossia nella produzione di luoghi e tempi differenziati, caratterizzati da specifiche peculiarità territoriali, che tuttavia vengono incorporati in un ordine globale mondiale. (Dansero, 2002)
Roche (2002) infatti sottolinea come, è vero che le Olimpiadi contemporanee possono apparire sotto certi punti di vista banali e scontate, in fondo si tratta di un evento standardizzato sulla base delle indicazioni del Comitato Olimpico Internazionale (CIO), sulle pretese dei mass media mondiali e sul consumismo spinto promosso dai grandi partners commerciali (Nike, Coca Cola, Mc'Donalds), ma in realtà esse ricercano luoghi particolari per esprimersi, realtà locali in grado di stupire il pubblico per le proprie caratteristiche e in grado anche di portare novità all'evento olimpico in sé. Non è un caso se le Olimpiadi non sono state più le stesse dopo che si sono svolte in determinati luoghi, dopo che si sono fatte influenzare dagli entusiasmi, le passioni e talvolta i fanatismi di alcune località. Basta pensare a Roma 1960, Barcellona 1992 o, di segno opposto, Monaco 1972 con i tragici fatti terroristici, per capire come la realtà locale possa entrare all'interno di un meccanismo così ben oleato e modificarlo per sempre. Anche il CIO dopo ogni edizione infatti è quasi sempre costretto a rivedere la propria strategia e le proprie prescrizioni proprio per adattarle alle piccole o grandi novità introdotte dalle città ospitanti. Di conseguenza, per chi è chiamato a progettare, pianificare un evento come l'olimpiade deve essere ben chiaro il fatto che in questo caso non vale l'equazione "globale sovrasta locale" ma in qualche modo, specie negli ultimi anni, si sono invertite le parti. L'evento, globale, continua ad essere pressante, invadente e intrusivo ma i luoghi, locali, cercano in qualche modo di usarlo, di ricondurlo ai propri bisogni, alle proprie modalità di funzionamento, alla ricerca di un mutuo beneficio.
Per chi è incaricato di organizzare un'Olimpiade e soprattutto a pianificare il territorio in vista di un evento di tale portata ci sono altre due caratteristiche che costituiscono allo stesso tempo dei punti di forza e di debolezza dell'organizzazione di un'Olimpiade.
Il primo è la certezza dell'evento, e in particolar modo la certezza dei tempi dell'evento. In nessun processo di trasformazione urbana sappiamo veramente quando questo si porterà a compimento, in occasione delle
trasformazioni materiali e immateriali richieste dall'evento olimpico invece abbiamo una data ben precisa entro il quale i lavori devono essere terminati.
Molte città infatti basano la loro candidatura proprio su questo elemento, l'assoluta certezza che, quanto loro programmeranno, dovrà essere realizzato entro il giorno prima della cerimonia di inaugurazione e, di conseguenza, in questa caratteristica vedono la possibilità di sbloccare progetti e interventi che, magari sono già programmati da tempo, ma non riescono a trovare mai l'effettiva esecuzione a causa di problemi finanziari, burocratici e talvolta sociali. Naturalmente la "certezza dei tempi" equivale a dire "tempi limitati", e questo in molti casi si dimostra un boomerang per quelle amministrazioni che si sono lanciate in profonde campagne di trasformazione urbana. Si corre sempre il rischio di non fare in tempo e di conseguenza di ricorrere a procedure "straordinarie", emergenziali che inevitabilmente impoveriscono la città piuttosto che arricchirla. Si rincorrono quindi legislazioni speciali, si bypassano pareri e nullaosta importanti, si taglia fuori dai processi decisionali qualsiasi soggetto che potenzialmente potrebbe interferire con la celerità richiesta dal progetto, e di fatto in questi casi viene meno una bella fetta di democrazia.
Inutile dire come, in realtà, non ci sarebbe proprio bisogno di ricorrere a queste soluzioni d'emergenza se consideriamo che la domanda di candidatura viene presentata nove anni prima. Successivamente ci sono due anni per la progettazione dell'evento e per assicurare al Comitato Olimpico Internazionale le migliori condizioni di svolgimento delle Olimpiadi nel proprio territorio. Quindi la decisione del CIO sulla città incaricata di ospitare l'Olimpiade avviene ben sette anni prima dell'effettivo svolgimento dell'evento, un tempo assolutamente sufficiente per compiere tutto secondo le normali regole e procedure. Ecco quindi che la certezza dei tempi dell'evento costituisce un indubbio punto di forza per presentare la propria candidatura ma se non viene gestita correttamente può trasformarsi tragicamente in un elemento di debolezza in grado di mettere a repentaglio la buona riuscita dell'evento stesso.
Se nell'organizzare un'olimpiade i tempi sono certi, i risultati che si otterranno non possono definirsi tali. Ascoltando i proclami di molte città candidate è possibile notare come abbondino gli aggettivi entusiastici sui possibili effetti che l'evento avrà sull'assetto urbano, sull'economia e la comunità locale. Ampie zone riqualificate, meno traffico e più trasporti pubblici, maggior sicurezza, più spazi verdi, rilancio economico per le attività sul territorio e di conseguenza maggior ricchezza per tutti, sono i fattori con il quale si tenta di convincere i propri cittadini dell'utilità di partecipare alla competizione per ospitare l'Olimpiade. Ma tutto ciò in partenza è quasi impossibile da preventivare. L'Olimpiade può costituire un importante occasione per perseguire questi obiettivi, che tra l'altro dovrebbero essere gli obiettivi di qualsiasi amministrazione locale nella gestione del territorio indipendentemente dalla presenza o meno di un "grande evento", ma il raggiungimento o meno di questi risultati dipenderà in grossa parte da come verrà gestita l'organizzazione, da come si faranno combaciare le esigenze dell'evento olimpico con i bisogni e le necessità del territorio.
Inoltre è impossibile definire, sia preventivamente, ma anche a distanza di anni, un'Olimpiade esclusivamente come positiva o negativa per lo sviluppo urbano in quanto, data la complessità dell'evento e i tanti fattori che ne sono coinvolti, ci si trova sempre a dover fare i conti con una molteplicità di esiti, a volte soddisfacenti a volte un po' meno, ma che coinvolgono vari aspetti della città. In un'Olimpiade, dunque, non possiamo parlare semplicemente di "impatto" ma bisognerà utilizzare il plurale "impatti" visti i molteplici aspetti di una città e di un territorio che vengono toccati e a volte rivoluzionati dall'evento olimpico.

Questo brano è tratto dalla tesi:

La progettazione sostenibile di un grande evento: a margine della proposta di candidatura olimpica di Roma 2020

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Informazioni tesi

  Autore: Paolo Enrico Martignon
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Architettura
  Corso: Pianificazione Territoriale, Urbanistica ed Ambientale
  Relatore: Filippo Celata
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 149

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