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Apocalisse nella terra di Gallinaro

Il movimento religioso e i pellegrini

In una costruzione religiosa, ciò che è importante, affinché nasca e abbia successo, oltre la strutturazione del movimento, è il messaggio.
«In definitiva il movimento carismatico può essere ricondotto ad una struttura a tre elementi: il capo, i seguaci, il messaggio […]».
Il capo in questo caso è Giuseppina Norcia sul suo conto si è già parlato precedentemente, però, si vuole sottolineare che il movimento è nato e si è consolidato negli anni, grazie alla presenza costante e all'opera ininterrotta di Giuseppina.
Il messaggio costituisce l'elemento fondamentale della costruzione religiosa, è l'elemento di coesione tra il fondatore del movimento e i seguaci.
Si è rilevato che Giuseppina ci tiene, particolarmente, a sottolineare il messaggio della "nuova Gerusalemme", ella sostiene che non è importante radunare un gruppo di persone in un centro di devozione, ma è fondamentale che ognuno ascolti la parola di Dio desunta dalle sacre scritture, cercando poi di aderire con cuore semplice al contenuto dei colloqui che lei stessa ha con le figure divine.
Per quanto riguarda i frequentatori della "nuova Gerusalemme", si deve fare una suddivisione: ci sono coloro che si recano alla cappellina mensilmente o annualmente e coloro che si recano giornalieramente o più volte a settimana. Tra quest'ultimi si distinguono i devoti e i seguaci.
I primi sono coloro «che attratti dalla costruzione religiosa di Giuseppina Norcia, ed essendo attenti osservatori degli eventi che vi si realizzano, non si sentono pronti a farsi strumento di diffusione del modello religioso elaborato dalla veggente […] ».
I seguaci sono coloro che costituiscono il gruppo dei collaboratori organizzato intorno a Giuseppina tra cui si distinguono i capo-compagnia, coloro che organizzano i pellegrinaggi verso la "nuova Gerusalemme", è l'unica distinzione che si ritrova all'interno di questo gruppo, perché esso si presenta senza suddivisioni di ruoli specifici, chiunque può entrare a farne parte e nessuno predomina sull'altro. Tra i capo-compagnia da me intervistati si ricordano la signora Maria di Santa Maria Capua Vetere e il signor Giuseppe della provincia di Caserta.
«La costituzione di questi gruppi significa, dunque, ritrovare nella storia quegli itinerari necessari a superare il dramma storico al quale ciascun individuo ed il suo gruppo è esposto nel corso della sua esistenza […]. Questa ricerca, tuttavia, non avviene a livello individuale, ma si compie, soprattutto, attraverso la partecipazione ad un progetto comunitario elaborato da un capo carismatico, capace di offrire loro ciò di cui hanno bisogno. Da ciò la necessità degli individui di salvarsi insieme al loro gruppo dal rischio di non esserci in nessuna storia possibile; questo avviene, perché le loro azioni assumono una valenza sacra che va al di là del momento attuale, e anche perché è meno rischioso».
Ogni momento della vita dell'uomo può essere critico e quindi rischioso, perché impone una scelta, un repentino adattamento alla realtà; i momenti critici sono tali perché in essi la storia si manifesta, l'uomo comprende che si possono avere dei cambiamenti, ma talvolta, questi mutamenti richiedono un grande impegno della presenza che non sempre fronteggia e rischia di perdersi.
«La presenza è trascendimento della situazione nel valore, oltrepassare ciò che passa facendolo passare in forme di coerenza culturale».
Per l'essere umano esistere significa essere presenti alla situazione, trascendere quella situazione per comprenderla, staccarsi da essa ed essere in grado di valorizzarla. L'uomo può avere la perdita della presenza di fronte a momenti come la nascita, la pubertà, la malattia, la morte, i conflitti morali, in ogni caso, quando ciò accade, egli va incontro ad una mancanza di possessione, l'uomo non è più nella storia ma è agito da essa e poiché non ha la possibilità di agire, si verifica una morte culturale.
Questa situazione conduce l'uomo ad un'angoscia, in cui ogni ancoraggio appare impossibile, perché non si avverte la minaccia di un questo o di un quello, ma l'incapacità di decidere un questo o un quello. […]

Questo brano è tratto dalla tesi:

Apocalisse nella terra di Gallinaro

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Informazioni tesi

  Autore: Angela Cicala
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2001-02
  Università: Università degli Studi Suor Orsola Benincasa - Napoli
  Facoltà: Scienze della Formazione
  Corso: Scienze dell'Educazione
  Relatore: Domenico Antonino Conci
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 234

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