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I Richiedenti Asilo: uno studio sul centro di accoglienza diffuso di Biella

La rete di relazioni come spinta verso l'integrazione

Si è accennato in precedenza di quanto sia presente il concetto di "rete" nell'oggetto di studio di questo lavoro. Rete intesa come relazioni sociali, che può essere più o meno densa ed estesa a seconda delle relazioni costruite, ma che svolge una funzione particolarmente importante nell'inserimento e nell'integrazione in un nuovo Paese.
Ogni persona conosce un certo numero di altre persone, è in contatto con loro, le frequenta per motivi diversi, in modo più o meno sistematico. Una persona può essere isolata, in relazione con poche altre persone; può invece essere in relazione diretta o indiretta, tramite conoscenti di conoscenti ai quali può accedere, con un gran numero di altre. La network analysis è un campo di ricerca che considera, con apposite tecniche e in riferimento a proprietà via via messe in luce, le reti di relazioni fra le persone (Bagnasco, Barbagli, Cavalli, 2004).
Analizzando la situazione sviluppatasi intorno al centro di accoglienza di Biella, vediamo come il concetto di "rete" si sia rivelato punto fondamentale nell'evolversi del progetto. Partendo dalla scelta di coinvolgere il territorio, "aprendo il più possibile le porte" del Centro, osserviamo come le conoscenze e, quindi, le relazioni, aumentassero sempre più, trasformandosi anche in legami forti.
L'accrescimento di questa rete sociale attorno al Centro è stato sicuramente favorito dal contesto in cui si è operato. Il numero relativamente ristretto di ospiti (49) ha permesso di lavorare di più sull'aspetto relazionale, iniziando quasi da subito a sviluppare un percorso individuale con ogni ragazzo.
Inoltre pare evidente che lavorare in un contesto di piccoli centri urbani, all'interno di una provincia relativamente piccola (circa 185.000 abitanti), possa favorire la costruzione e la qualità di quella rete che agisce da spinta verso l'integrazione e l'inserimento nel territorio della persona, offrendole strumenti che puntino all'inclusione sociale e all'autonomia.
"[…] Vi sono poi territori che paiono più adatti alla realizzazione di percorsi di integrazione nel lungo periodo, ossia in ambiti che garantiscono maggiori possibilità per il radicamento della persona: per la ricchezza delle reti sociali attivabili, per la più agevole accessibilità alle prestazioni del welfare locale, soprattutto quando si tratti di avviare progetti di ricongiungimento familiare o di costituzione di un nuovo nucleo familiare" (Ambrosini, Marchetti, 2008).
Costruirsi una rete sociale, per alcuni dei ragazzi, ha voluto significare immaginare il proprio futuro, rendendo meno difficile il quotidiano, fatto di incertezze, contraddizioni e ambiguità non dovute a scelte personali, bensì al ruolo e alle decisioni delle Istituzioni.
È il caso di Mamadou, che è stato uno dei primi ad essere ospitato in una famiglia.

"Quando sono arrivato, io non sapevo niente dell'Italia, in Mali non ho mai fatto scuola, per leggere o scrivere".

A distanza di un anno dal suo arrivo, conversando a cena a casa sua, sembra emergere la consapevolezza del ruolo della sua rete sociale.

"Io ero obbligato a conoscere tanta gente, per capire, per conoscere qualcosa dell'Italia. Per trovare documenti e lavoro. Noi, non potevamo lavorare, con il primo documento di sei mesi. Poi, per noi, obbligatorio chiedere a tante persone come funziona il lavoro qui, perché in Mali è diverso, puoi fare lavoro anche senza studiare. Allora loro [la famiglia] hanno chiesto a me di fare piccolo lavoro, poi ho avuto un contratto. Per me questo è molto bello, perché ha aiutato per trovare documento".

Mamadou, infatti, è stato il primo ragazzo ospite del Centro che ha ottenuto un contratto regolare (apprendista). La famiglia che attualmente lo ospita lo ha conosciuto nei mesi e, in seguito, ha pensato di prenderlo a lavorare nella piccola ditta di famiglia. Mamadou, cittadino maliano, ha fatto l'audizione in Commissione a marzo, come gli altri ragazzi, ottenendo un insperato permesso umanitario, valido un anno.

"Io so che senza lavoro non trovavo documenti per me...io penso che noi siamo molto fortunati, perché qui abbiamo conosciuto tante persone che hanno aiutato noi per cercare lavoro, anche se tante persone ancora non hanno trovato lavoro, perché non è facile."

La ricerca del lavoro innanzitutto; qui le relazioni costruite nel tempo hanno giocato un ruolo fondamentale, riuscendo a dare, in alcuni casi, delle opportunità anche insperate. E' ancora il contesto più piccolo che gioca un ruolo fondamentale, con un mercato del lavoro nel quale "maggiore è il peso delle relazioni informali e fiduciarie come elemento regolativo dell'accesso al lavoro, un inserimento più accompagnato e protetto in grado di garantire una maggior stabilizzazione in tempi più brevi" (Ambrosini, Marchetti, 2008).
Attraverso la rete di conoscenze (parenti, amici, colleghi di lavoro) di Operatori e volontari si sono trovate alcune possibilità lavorative che, come abbiamo visto, si sono rivelate fondamentali per i ragazzi ospiti, sia a livello di gratificazione e motivazione personale, sia per quanto riguarda l'ottenimento di un permesso di soggiorno. [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

I Richiedenti Asilo: uno studio sul centro di accoglienza diffuso di Biella

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Informazioni tesi

  Autore: Marco Vitale
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli Studi di Torino
  Facoltà: Lettere
  Corso: Comunicazione Interculturale
  Relatore: Rocco  Sciarrone
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 59

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