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Razionalità e mercati finanziari: proposta di una rete neurale per la Finanza Comportamentale

Nascita ed evoluzione della finanza comportamentale

Datare la nascita di una disciplina è solitamente un'impresa ambiziosa: identificare il momento in cui delle idee e l'elaborazione di esse raggiungono una massa critica tale da costituire un corpo strutturato e ben affrancato da quello che è l'ambito di partenza, non si configura affatto come una mera ricerca bibliografica. Lo scopo del presente paragrafo non è certo quello di porsi come una rassegna completa e dettagliata dell'evoluzione storica della finanza comportamentale, quanto piuttosto quello di evidenziare le tappe più significative di tale evoluzione.

L'autorevole opinione di Sewell data 1896 il momento in cui si osserva il primo embrionale contributo alla nascita della finanza comportamentale. In tale anno, infatti, Gustave le Bon scrisse Psychologie des Foules, uno dei riferimenti principali in tema di psicologia sociale. Ai nostri fini, tuttavia, risulta più interessante fare un passo in avanti per giungere al momento in cui i principi psicologici e sociologici vengono finalmente applicati al mondo finanziario. Sedici anni dopo, nel 1912, George Charles Selden scrisse Psycholgy of the Stock Market: l'intuizione fondamentale è quella di identificare un legame di dipendenza tra il movimento dei prezzi e "l'atteggiamento mentale" di coloro che vi operano.

Vari contributi si sono poi succeduti negli anni, fino a quando nel 1979, Kahneman e Tversky scrivono quello che si rivelerà essere l'articolo più citato della celebre rivista scientifica Econometrica. Presentano così alla comunità scientifica la più estesa e sistematica critica alla Teoria dell'Utilità Attesa: la Teoria del Prospetto. Come si evidenzierà meglio nel prosieguo, il pilastro fondamentale sul quale riposa tale teoria è l'avversione alle perdite, la quale determina un cambiamento dell'atteggiamento verso il rischio nel passare dalla valutazione delle perdite a quella dei guadagni. Cambiamento che, a sua volta, è responsabile della tipica forma ad S della funzione del valore.

La Prospect Theory continuerà negli anni a venire ad essere ulteriormente arricchita da nuovi contributi, quando nel 1985, viene pubblicato ad opera di De Bondt e Thaler l'articolo che segnerà la nascita ufficiale della disciplina nota come Behavioural Finance. Successivamente, ulteriori e continue pubblicazioni vedranno la luce, fino ad arrivare al 1992, anno in cui si segna la svolta definitiva nell'ambito della Prospect Theory. Ad opera degli autori stessi, viene proposta un'implementazione dell'impianto concettuale originario, nota come Teoria del Prospetto Cumulativa in cui si fanno dei sostanziali passi in avanti nella modellizzazione della scelta in condizioni di incertezza.

Altra tappa di rilievo nell'evoluzione della disciplina è il 1995, anno in cui Benartzi e Thaler offrono una spiegazione "comportamentale" all'equity premium puzzle, basata sull'avversione alle perdite e sull'iper monitoraggio della propria posizione, la cosiddetta "avversione miope alle perdite". Anche Fama nel 1998 si inserisce nel dibattitto sviluppatosi intorno alla validità delle teorie tradizionali, sostenendo come è noto l'efficienza dei mercati, sulla base dell'ipotesi che le iper-reazioni dei prezzi alle informazioni sono diffuse quanto le ipo-reazioni. Propone, dunque, l'operare di un meccanismo "compensativo" tra i momentanei allontanamenti dall'equilibrio – efficiente – del mercato.

Nel 2001 scende in campo un'altra teoria: quella inerente alla Bounded Rationality (razionalità limitata, letteralmente). Secondo tale approccio, nell'ambito decisionale la razionalità degli individui è limitata dalla quantità e qualità delle informazioni, dalle capacità cognitive e dalla finitezza del tempo a disposizione.
A testimonianza del consenso che la finanza comportamentale stava gradualmente guadagnando, nel 2002 Daniel Kahneman viene insignito del Premio della Banca di Svezia per le scienze economiche in memoria di Alfred Nobel per il suo lavoro sulla Teoria del Prospetto. Premio che avrebbe sicuramente condiviso col suo collaboratore Amos Tversky, se non fosse stato per la prematura morte di quest'ultimo.

Gli anni successivi sono stati e continuano ed essere testimoni dello sviluppo della nostra conoscenza in merito alla teoria delle scelte in condizioni di incertezza. Purtroppo, o per fortuna, siamo ancora sensibilmente lontani da una visione unitaria e completa del problema, ma probabilmente l'aver rinunciato – non tutti e non del tutto - alla comodità concettuale di avere degli operatori razionali, si configura già come un ottimo risultato.

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Razionalità e mercati finanziari: proposta di una rete neurale per la Finanza Comportamentale

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Informazioni tesi

  Autore: Giulia Di Lauro
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2012-13
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Economia
  Corso: Finanza
  Relatore: Giorgio Alleva
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 83

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