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Le mani nella comunicazione non verbale

I gesti nella comunicazione

La gestualità aggiunge al linguaggio verbale quella punta di ambiguità che da un lato rende la comunicazione più difficile e incomprensibile, rispetto a una comunicazione costituita soltanto da parole, dall'altro la arricchisce e impreziosisce, fornendole la possibilità di adempiere più funzioni, alcune delle quali il solo linguaggio verbale non sarebbe adatto a svolgere.
Sono numerose le ricerche svolte con l'intento di provare l'esistenza (o meno) di un qualche tipo di legame esistente tra la gestualità e il parlato. Innanzitutto, non si deve confondere lo studio della gestualità coverbale con quello delle lingue dei segni, vale a dire quei veri e propri sistemi di comunicazione adottati prevalentemente dai sordomuti in cui le unità linguistiche sono costituite prevalentemente da movimenti e configurazioni delle mani (per esempio la LIS, Lingua Italiana dei Segni). Questo tipo di sistemi, infatti, è una lingua vera e propria con le sue regole sintattico-grammaticali, approvate e riconosciute, dunque condivise, all'interno della stessa cultura: ogni comunità linguistica ha sviluppato un proprio linguaggio dei segni, il quale, basandosi su elementi figurativi, rappresentanti concetti linguistici, risulta abbastanza comprensibile anche da persone di "lingua" diversa. Lo studio e la comprensione dei linguaggi dei segni, già di per sé rende chiaro lo stretto legame che può intercorrere tra segnali gestuali e lingua verbale. Tuttavia i gesti delle mani prodotti dalle persone, generalmente mentre si sta parlando, non hanno un codice sintattico-grammaticale né una corrispondenza perfetta con l'espressione linguistica che si sta trasmettendo; dunque, non sono né facilmente riconoscibili, né comprensibili, quindi neanche condivisibili. (Maricchiolo e Bonaiuto, 2002)
Uno degli obiettivi principali per chi studia i gesti delle mani, allora, è comprendere quale sia il legame tra questi e l'espressione verbale che essi accompagnano, seguono, anticipano o tentano di sostituire (Maricchiolo e Bonaiuto, 2002).
Numerose ricerche hanno messo in evidenza che la gestualità delle mani facilita l'espressione verbale. Infatti, una persona, per essere in grado di evocare e di descrivere le proprie esperienze, nonché per condividerle, deve disporre di rappresentazioni concernenti queste ultime. Tali rappresentazioni sono costituite da una matrice concettuale e da una matrice dinamica: per poter essere comunicata la rappresentazione deve essere ravvivata non solo nei suoi aspetti concettuali, ma anche nei suoi aspetti dinamici, che sono costituiti dall'attività emotiva, posturale e motoria (Rimè 1987). La teoria sviluppata da Rimè (1987) in un'ottica cognitivo-motoria, afferma che l'espressione verbale implica o comprende dei fenomeni motori, e la gestualità non sarebbe altro che una parte apparente dell'operazione di rappresentazione in corso da parte del locatore. Questo implica che non ci sia attività espressiva senza un certo livello di attività motoria.
Un contributo importante per provare che i movimenti del corpo sono organizzati in relazione al discorso concomitante è stato dato da Condon e Orgston (1966). Gli autori hanno svolto analisi dettagliate di conversazioni filmate, descrivendo l'andamento dei movimenti e la loro relazione con il flusso del parlato. Essi hanno dimostrato che il corpo si muove in maniera sincronica con il parlato e che il movimento ha una struttura gerarchica, proprio come il parlato, la quale riflette la struttura delle unità del discorso: in particolare, il fluire dell'attività gesticolatoria durante la conversazione può essere suddiviso in unità gestuali, le quali si aggregano fra loro a costruire "frasi gestuali" in analogia alle frasi del discorso. Gli autori hanno inoltre distinto nella gesticolazione una parte considerata "movimento preparatorio" alle unità del discorso che seguiranno e una parte che accompagna il discorso. I gesti preparatori rappresenterebbero una modalità anticipatoria di esteriorizzazione dei processi cognitivi coinvolti nella preparazione del discorso. Essi si realizzerebbero mentre il parlante cerca i mezzi linguistici più adeguati per esprimere le sue idee e in questo senso il gesto costituisce quindi un elemento di passaggio. Esprimere le idee anche attraverso il movimento faciliterebbe proprio il processo di trasporle in parole.
Kendon (2004), rifacendosi ai lavori di Condon e Ogston, sostiene che gesto e discorso sono disponibili come due modi diversi di rappresentazione ma fra loro coordinati, e non subordinati l'uno rispetto all'altro, in quanto guidati dallo stesso scopo comunicativo. Egli rileva in prima istanza l'immediatezza espressiva dei gesti; attraverso un singolo movimento è possibile inviare una quantità di informazioni che richiederebbe un numero elevato di parole; un'altra ragione dell'incisività espressiva del gesto è legata al fatto che il gesto richiederebbe un tempo inferiore per essere pianificato rispetto a una corrispondente espressione verbale. Alcuni ricercatori hanno ipotizzato che l'attività gestuale, nella produzione linguistica, giochi un ruolo di facilitazione nel richiamo delle parole dalla memoria lessicale,ipotesi confermata in diverse ricerche empiriche (e.g., Krauss, Chen e Chawla,1996). Secondo questi studi, i gesti iconici, ma ancora di più i gesti metaforici, faciliterebbero il recupero lessicale dalla memoria, anticipando l'espressione delle parole cui corrispondono e comparirebbero durante l'espressione di un discorso spontaneo più che di uno preparato, probabilmente aiutando quindi il parlante a "trovare le parole". In generale, i gesti illustratori, in particolare i metaforici, vengono utilizzati maggiormente nelle situazioni comunicative che comportano compiti cognitivi molto complessi (soluzione dei problemi, richiamo lessicale, ricordo di esperienze, eccetera).
Ricerche recenti si sono concentrate più specificatamente sulla co-occorrenza tra comunicazione verbale e gesti delle mani. Bull (2001) afferma che le parole e i gesti lavorano insieme per creare le frasi.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Le mani nella comunicazione non verbale

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Informazioni tesi

  Autore: Silvio Di Micco
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Parma
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Scienze e tecniche psicologiche
  Relatore: Annalisa Pelosi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 66

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Parole chiave

comunicazione
persuasione
potere
comunicazione non verbale
comunicazione verbale
gesti
gestualità
status
psicologia analogica
classificazione gesti

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