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La visione della natura dal luogo natio al cosmo in Miyazawa Kenji

Identità e interdipendenza dei fenomeni della natura

Kenji riteneva che gli esseri umani e tutti gli altri fenomeni dell'universo, organici e inorganici, fossero mutuamente identici, connessi in una rete di interdipendenza, idea chiaramente influenzata dal Buddhismo Mahāyāna, il quale, almeno in via di principio, non riconosce distinzioni tra le varie forme di esistenza. Questo concetto è efficacemente espresso nel racconto Indra no mō インドラの網 (La rete di Indra). Esso narra di un archeologo che, in preda alla stanchezza, si addormenta sull'erba e sogna di trovarsi nello scenario visionario dell'altopiano di Tsela, dove l'aria è così rarefatta da rasentare il vuoto. Nel cielo del colore dell'amazzonite vede volare un angelo dal viso animato solo da un debole sorriso, capace di coprire lunghissime distanze alla velocità della luce «senza mutare luogo, senza mutare forma». Il cielo diventa poi viola come l'agata e l'angelo scompare alla vista. Il protagonista ritorna quindi all'altopiano, dove nota tre fanciulli celesti molto somiglianti a quelli di un affresco da lui riportato alla luce in un tempio di Khotan. Al sorgere solenne del «sole di questo regno celeste», essi giungono le mani in segno di adorazione. Uno di essi grida: «Guardate, è la rete di Indra!» e archeologo alza lo sguardo per vedere di cosa si tratti:

Guardai su verso il cielo. Dallo Zenith, ora diventato completamente azzurro, ai quattro angoli dei pallidi confini del cielo si estende la rete spettrale di Indra, che, con fibre più sottili di quelle di una ragnatela, con una struttura più elaborata di quella delle ife, intrecciandosi trasparente e pura in miliardi di nodi, arde vibrando.

La "rete di Indra" è una metafora presente nel Kegon gokyōshō 華厳五教章 (Il libro dei cinque insegnamenti della scuola Kegon), un commentario all'Avatamsaka sūtra, testo fondamentale della setta Kegon, in cui si dice che il mondo è simile ai nodi che formano la rete del dio Indra, i quali sono in perpetua relazione di sōsoku 相即 e sōnyū 相入. Il termine sōsoku è traducibile come "mutua identità", sōnyū come "mutua fusione". Ciò vuol dire che tutte le cose sono identiche e si fondono le une con le altre a formare un tutt'uno. Lo scrittore di Hanamaki non vedeva alcuna differenza tra più grande e più piccolo, tra più importante e meno importante: per lui tutti gli esseri si collocano sullo stesso piano e sono reciprocamente necessari l'uno all'altro. È fondamentale preservare l'equilibrio affinché la rete non si spezzi. […]

Questo brano è tratto dalla tesi:

La visione della natura dal luogo natio al cosmo in Miyazawa Kenji

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Informazioni tesi

  Autore: Alessia Avecone
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2013-14
  Università: Università degli Studi di Napoli "L'Orientale"
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Lingue e culture moderne
  Relatore: Gala Maria Follaco
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 56

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scienza
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