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Limes e il conflitto israelo-palestinese

Come è cambiato il conflitto nel corso degli anni

Nel corso degli anni il conflitto tra Israele e Palestina ha subito delle modificazioni, passando dai sassi e i boicottaggi della prima Intifada, alle armi da fuoco, vista in tutto il mondo grazie alla televisione della seconda Intifada. Sicuramente la conquista dei media da parte dei palestinesi è uno degli obiettivi per riuscire ad arrivare alla costruzione di uno Stato indipendente a Gaza e in Cisgiordania.
Alla morte di otto operai palestinesi uccisi da un camionista israeliano il 7 dicembre 1987 seguì poco dopo un'insurrezione popolare durata ben sette anni. Un'analoga protesta cominciò anche nel 2000, dopo l'uccisione nello Haram Al-Sharif (Monte del Tempio) di Gerusalemme, di cinque palestinesi che protestavano all'indomani della visita del leader israeliano di destra Ariel Sharon.
Le somiglianze tra queste due forti proteste le possiamo riscontrare nel fatto che in entrambi i casi si era di fronte a un periodo di incertezza politica tra i palestinesi e furono scatenati da un incidente in una determinata località ma si diffusero rapidamente in tutti i Territori palestinesi.
Le ideologie e i metodi di protesta erano diversi tra le due Intifada. Nella prima la protesta popolare di massa e la non violenza andavano per la maggiore insieme al boicottaggio dei prodotti israeliani. I palestinesi furono esortati a non dipendere più dagli israeliani e a lavorare in direzione dell'autosostentamento o autarchia. La gente fu incoraggiata a tornare alla terra per coltivarla e proteggerla da insediamenti di coloni israeliani, anche gli abitanti delle città furono incoraggiati a creare sui balconi piccoli orti. Ideologicamente la prima Intifada tentò di distinguere tra opposizione all'occupazione e opposizione allo Stato di Israele. La protesta si espresse con scioperi, boicottaggi e varie forme di disobbedienza civile. Una protesta che irritò molto i soldati israeliani fu quella dei palestinesi di non attenersi all'ora legale estiva e invernale usata da Israele per il miglior uso della luce diurna. I palestinesi fissavano appuntamenti, aprivano le scuole e seguivano orari di lavoro secondo l'«ora palestinese» in risposta i soldati israeliani spesso controllavano gli orologi dei palestinesi e li fracassavano se non seguivano l'«ora israeliana».
Fecero parte della protesta anche azioni violente, i palestinesi usavano l'arma di cui disponevano più facilmente, i famosi sassi, per attaccare i soldati israeliani.
La seconda Intifada si è concentrata molto più chiaramente sull'obiettivo dell'indipendenza della Palestina, in essa non si è cercato di insistere su tattiche non-violente, questo perché Israele non era più presente in aree popolate da palestinesi e pertanto l'idea della disobbedienza civile non aveva molto senso, in quanto avrebbe danneggiato proprio i palestinesi e l'Anp anziché Israele. La seconda Intifada ha visto l'introduzione delle armi da fuoco come strumento regolare delle proteste, specialmente contro i coloni ebrei e le colonie vicine a comunità palestinesi. Ideologicamente i capi della seconda Intifada, pur non opponendosi al processo di pace o all'Anp, hanno tracciato una linea di condotta imperniata sulla necessità dell'indipendenza immediata e di risolvere il problema di Gerusalemme e dei profughi. Il successo della resistenza libanese è diventato un ideale romantico per molti dirigenti della seconda Intifada che desideravano un ritiro di Israele dai Territori invece di negoziati interminabili. La prova migliore di quanto appena detto è la costante presenza ai funerali di bandiere di Hizbullah.
Anche le tattiche di protesta erano diverse tra la prima e seconda Intifada. Nella prima i palestinesi usavano la tattica di attacchi brevi di sorpresa, ossia colpire e ritirarsi. Nella seconda invece l'esistenza di aree sotto pieno controllo palestinese significa che gli scontri erano limitati alle zone periferiche dei centri urbani, ma significava anche che i palestinesi e gli israeliani si affrontavano per lunghi periodi di tempo.
Per quel che riguarda la leadership nella prima Intifada l'Olp era una organizzazione illegale, e chi era accusato di appartenervi finiva nelle prigioni di Israele, in risposta a ciò palestinesi crearono il Comando nazionale unificato dell'insurrezione, il quale emanava direttive usando soprattutto i volantini che venivano rapidamente distribuiti dai sostenitori in tutta la Palestina.
La seconda Intifada invece è stata diretta diversamente, l'Olp non è più una organizzazione illegale, mentre lo sono gruppi come Hamas e la Jihad islamica. Così la leadership ha adottato il nome di Fronte nazionalista-islamico, e sebbene l'Autorità nazionale palestinese era composta di rappresentanti di Fath, all'interno di quest'ultimo emerse una nuova fazione, ovvero il Tanzim che era la parte più importante della leadership dell'Intifada. A differenza della prima Intifada, i dirigenti dell'Olp e dei gruppi islamici erano pubblici e infatti venne identificato come leader della seconda Intifada Marwan Barguti, che dal 2002 è rinchiuso in una prigione israeliana di massima sicurezza, condannato a cinque ergastoli.
La comunicazione e la copertura dei media fu chiaramente diversa per le due Intifada. Nella prima si usava il fax per collegare i palestinesi dei Territori occupati e i capi dell'Olp in esilio. Venivamo usati gli uffici di Gerusalemme est per comunicare con l'esterno, mentre per la comunicazione interna si usarono ancora volantini e graffiti, ma anche gli altoparlanti delle moschee. Le relazioni pubbliche invece erano un punto dolente per i palestinesi perché il grosso dei media internazionali era basato a Tel Aviv. Nessun palestinese lavorava per una stazione televisiva. Dato che nella prima Intifada la dirigenza era clandestina e ricercata dagli israeliani, era molto difficile trovare portavoce palestinesi in grado di parlare in modo autorevole e affidabile, poiché erano in pochi a saper parlare l'inglese e ad avere esperienza nel campo delle relazioni pubbliche.
Diversa è la situazione nella seconda, dove le comunicazioni dei palestinesi possiedono pubblicazioni proprie non censurate e media elettronici governativi e privati. Non avevano più bisogno dei volantini e degli altoparlanti delle moschee, avendo una tv palestinese e decine di stazioni radio. Gli israeliani, rendendosi conto del potere dei media palestinesi, cercarono di mettere a tacere queste "voci" bombardando la principale stazione tv di tutta la Palestina. Ma questo non fermò la forza d'animo dei palestinesi che continuarono a trasmettere, intervistando uomini politici, comandanti locali ecc. Addirittura le quotidiane sparatorie contro la comunità palestinese sono state trasmesse in diretta da molte stazioni televisive, questo perché molte di esse, avevano piazzato telecamere fuori dalle finestre degli studi e quindi erano in grado di fornire un'immagine immediata dell'azione in corso. La novità più importante, a livello mediatico, della seconda Intifada fu però quella del ruolo svolto dalle stazioni satellitari arabe con corrispondenti sul campo e collegamenti satellitari da Gerusalemme, Ramallah e Gaza con trasmissioni che andavano in onda 24 ore su 24. Un risultato duplice per questo blitz satellitare arabo perché ha fornito ai palestinesi locali notiziari puntuali e opinioni, ma allo stesso tempo ha fornito al mondo arabo e agli arabi della diaspora un resoconto esauriente degli avvenimenti quotidiani, e questo significa che per la prima volta molti cittadini arabi hanno potuto avere un'alternativa ai propri media controllati dai governi e pesantemente censurati. […]

Questo brano è tratto dalla tesi:

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Informazioni tesi

  Autore: Giuseppe Risolino
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2013-14
  Università: Università degli Studi della Basilicata
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Scienze della comunicazione
  Relatore: Luigi Stanzione
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 146

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