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Stress, burnout e autoefficacia dell’insegnante di scuola primaria nella relazione educativo-didattica con gli allievi

L’autoefficacia percepita personale e collettiva

Nell’esporre la sua teoria sulla perceived self-efficacy, Albert Bandura distingue tra autoefficacia individuale e collettiva. Nei paragrafi precedenti si è definita l’autoefficacia individuale, ma esiste anche quella collettiva, che si configura come “la convinzione condivisa di un gruppo riguardo alla capacità congiunta di organizzare ed eseguire i corsi di azione necessari per realizzazioni di vario livello” (Bandura, 2000, p.639). Nell’analizzare le capacità di funzionamento di un contesto organizzativo caratterizzato da un elevato grado di interdipendenza, come può essere ad esempio una scuola, è necessario tenere conto delle convizioni di autoefficacia collettiva, più che di quella personale giacché essa

rispecchia le capacità dei singoli di operare di concerto e il valore aggiunto che essa comporta rispetto alla somma delle competenze individuali è tanto maggiore quanto più i risultati dipendono dalle loro interazioni (Caprara, 2001, p.10).

Nonostante i due concetti riguardino due approcci differenti, quello individuale e quello collettivo, in realtà sono complementari tra loro, poiché “un elevato e diffuso sentimento di efficacia collettiva [...] rappresenta un elemento propulsore che consente [...] di capitalizzare [...] sul valore delle convinzioni di efficacia personale” (Caprara, 2001, p.10-11), così come basse convinzioni di autoefficacia collettiva producono rischi di demotivazione, disimpegno e flessione dei livelli di efficacia personale. Allo stesso modo un forte senso di efficacia personale è importante tanto per orientare l’azione individuale, quanto quella di gruppo.

Appaiono, dunque, determinanti per il successo di un’attività, la fiducia nelle proprie capacità e in quelle del gruppo con cui si opera: se si pensa che l’insieme di persone con cui si sta collaborando non siano all’altezza della situazione il prezzo da pagare ê quello della demotivazione individuale e collettiva ad agire. All’opposto, il gruppo può essere percepito come poco efficace se, ad esempio, viene meno la fiducia da parte dei più nei confronti di un membro, percepito come non dotato delle competenze necessarie per portare avanti l’attività intrapresa dal gruppo nel suo insieme.

Bandura (2000), alla luce del principio del “determinismo triadico reciproco”, mette in guardia anche dall’errore diffuso di attribuire la responsabilità del basso senso di autoefficacia individuale al solo individuo, quasi colpevolizzandolo e invitandolo a innescare un cambiamento a livello meramente soggettivo. Gli individui, infatti, possono esercitare un certo margine di controllo sui vari ambiti della loro vita, esercitando un’influenza che, però, non può che limitarsi a determinare il futuro solo in piccola parte. Ben più efficace sarebbe, attraverso il rinforzo dell’efficacia collettiva, modificare quelle norme istituzionali e sociali che ostacolano lo sviluppo individuale, indebolendone l’autoefficacia.

È chiaro, quindi, come autoefficacia individuale e collettiva si inseriscano in un rapporto di interdipendenza reciproca e debbano essere integrate, anzichè contrapposte e considerate indipendenti tra loro.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Stress, burnout e autoefficacia dell’insegnante di scuola primaria nella relazione educativo-didattica con gli allievi

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Informazioni tesi

  Autore: Lorena Mainero
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli Studi di Torino
  Facoltà: Scienze della Formazione
  Corso: Scienze della Formazione Primaria
  Relatore: Rocco Quaglia
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 151

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