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Il cuore e la mente della letteratura siciliana sulla mafia: Giuseppe Fava Vs Leonardo Sciascia

La mafia al di fuori della Sicilia?

Quando mi accade di rileggere un brano dei miei libri, mi accorgo che la mia sintassi si è fatta progressivamente meno dialettale, che oggi mi si è fatto più raro l'uso di sicilianissimi […] dal momento che mi allontanavo psicologicamente, intellettualmente e sentimentalmente dalle cose siciliane non era forse normale che mi allontanassi anche dalla sintassi, dalle parole?

Leggendo Una storia semplice, non si può non notare la poca presenza di un elemento portante, prontamente riscontrabile, invece, in altri romanzi di Sciascia, come la "sua" Sicilia; elemento che possiamo solo debolmente intravedere, o pregiudizialmente immaginare, con una immediata identificazione con l'autore, essendo, di fatto, pochi gli indizi deputati a indicarci che il racconto si svolga nella terra dello scrittore racalmutese. A non accompagnare questa "debole" presenza territoriale, ci sono anche altri illustri assenti come la popolazione, quella muta e omertosa del Il giorno della civetta o quella complice di A ciascuno il suo, ma sarà assente anche il linguaggio tipico siciliano e i suoi luoghi aridi e assolati. Una vicenda, dunque, totalmente votata a fare emergere un'onnipresente corruzione e complicità tra apparati dello Stato, chiesa e mafia, corruzione stavolta collocabile, a differenza dei precedenti romanzi, in qualsiasi regione d'Italia, allargandone, con questa scelta, i limitati, quanto anacronistici, confini geografici isolani come metafora di un male che non preclude più la sua invasiva presenza sull'intero territorio nazionale. Siamo nel 1989, il maxi processo è in corso da alcuni anni e le prime cocenti verità incominciamo -finalmente- a emerge, come, ad esempio, i numerosi e diffusi rapporti tra politici e mafiosi, rivelazioni che non faranno altro che confermare come omertà e corruzione non siano più identificativi di un popolo o di un gruppo politico, economico e sociale. Un nuovo contesto affaristico/malavitoso che Sciascia riesce a cogliere e sintetizzare nelle poche pagine di questo suo ultimo romanzo, soprattutto rimarcandone la pervasività di un sistema, nato geograficamente in Sicilia, ma supportato nel suo divenire da un Stato che si ritrova, adesso, questo sua degenere creatura, erede e "portatrice sana" delle numerose, accondiscendenti, Una mafia che, di conseguenza, trova adesso semplificato, tra le stanze del Potere che l'hanno generata, il compito di invadere nuovi spazi per i suoi illeciti affari. Sarà per Sciascia, come detto, la letteratura, l'unica, e ultima, arma a disposizione per provare a dare concreta visibilità a un fenomeno da sempre occultato da loschi, inenarrabili e innumerabili convivenze.
Oramai invasa da questo virus, il sistema malato si difende da possibili cure disinteressandosi, ad esempio, di quale possa essere la giusta verità, affidandosi a una più semplice e risolutiva soluzione:

E poi: ma caro questore, ma caro colonnello, questo è troppo poco… Se provassimo a ribaltare questa storia nella considerazione che brigadiere mente e che lui protagonista dei fatti di cui accusa commissario? Il questore e il colonnello si scambiarono con lo sguardo quel "Dio mio"! E quel "terrificante"! Che giorni prima siano scambiati a voce. Non è possibile dissero tutti due. Poi questore invitò il brigadiere ad uscire: aspetti in anticamera, ti chiameremo fra cinque minuti. Lo richiamarono più di un'ora dopo.
Incidente disse magistrato.
Incidente vicequestore.
Incidente disse colonnello.

Come in una crisi di rigetto, nel tentativo di innestare un nuovo "midollo" chiamata verità, giustizia, legalità, onestà, i rappresentanti dello Stato definiscono e disegnano dunque, attraverso le parole, una loro realtà: e perciò sui giornali: brigadiere uccide incidentalmente, mentre pulisce la pistola, commissario capo della polizia giudiziaria. Comoda, opportuna, sintomatica realtà, ma soprattutto semplice: come questa storia. [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il cuore e la mente della letteratura siciliana sulla mafia: Giuseppe Fava Vs Leonardo Sciascia

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Informazioni tesi

  Autore: Concetto Sciuto
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2014-15
  Università: Università Telematica Internazionale Uninettuno
  Facoltà: Scienze della Comunicazione
  Corso: Scienze della comunicazione
  Relatore: Nora Moll
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 168

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