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Aspetti dell'antipolitica nella democrazia italiana

Astensionismo e distacco in Italia. Cause e sviluppi

Fin d’ora abbiamo analizzato gli aspetti correlati all’antipolitica solo da una prospettiva ex parte principis in quanto sono stati rilevati come fenomeni facenti parte del discorso antipolitico e manifestazioni di degrado democratico esclusivamente atteggiamenti che la democrazia viene ad assumere per quanto riguarda le istituzioni, i partiti e chiunque gestisca la politica da una posizione di comando. Ma non è solo “dall’alto” che emergono sintomi di deflagrazione della democrazia, bensì anche dal basso, tra la gente comune, si possono delineare fenomeni che sono spia di un malessere democratico come il distacco tra i cittadini e la politica “ufficiale”.

È evidente che gli italiani non percepiscono più come un tempo l’efficacia di una funzione basilare della politica come quella della rappresentazione delle loro istanze. Tutto questo emerge osservando che l’indice di allontanamento dei cittadini dalla politica, manifestato soprattutto attraverso il fenomeno dell’astensionismo elettorale, negli ultimi tempi ha avuto un deciso incremento. È importante precisare che si utilizza un concetto di astensionismo nella sua accezione tradizionale, in quanto ai fini della nostra osservazione è importante l’elemento de non voto e del rifiuto del momento elettorale.

Non vengono prese quindi in considerazione le forme di astensionismo “improprio” come la scheda nulla o il voto bianco, che presuppongono un impegno soggettivo, cioè il recarsi alle urne. In secondo luogo si rimarca il fatto che non tutta la letteratura (soprattutto quella americana) considera l’astensionismo come fattore negativo, bensì alcuni lo assumono come valore indicativo della stabilità di un sistema democratico. Non ci dilungheremo sulle diversità di prospettiva ma è giusto sottolineare che nella nostra osservazione utilizzeremo una concezione di astensionismo che si rifà al contesto europeo, cioè quella visione che considera l’aumento dell’astensionismo una delegittimazione della classe politica e della politica generalmente intesa, quindi lo considera un fattore di preoccupazione per la democrazia. Variazione rilevanti del tasso di astensionismo (nel senso di improvvise impennate) sono state spesso interpretate in questo senso come crisi di rappresentanza delle istituzioni in genere e delle strutture di aggregazione del consenso (i partiti in particolare).

Alla luce delle analisi e delle evidenze empiriche ormai è chiaro come l’antipolitica non sia tutta d’un pezzo: non è quindi solamente fenomeno dall’alto e non è nemmeno fenomeno esclusivamente dal basso, bensì è caratterizzata da complessità e dinamiche diverse, soprattutto per quel che riguarda la prospettiva che andremo a utilizzare.
Riguardo l’astensionismo Mannheimer sostiene:

“È ovvio che dietro l’astensione si celano dinamiche e atteggiamenti politici differenti che spaziano dall’apatia alla protesta, dalla disaffezione al vero e proprio disinteresse”

Per quanto riguarda l’astensionismo quindi è utile chiarire che gli elettori definiti antipolitici dal basso sono molto diversi tra loro e non si può sommariamente sintetizzare dicendo che gli elettori sono arrabbiati e dunque si astengono dall’esercitare il loro diritto di voto, sottintendendo che i cittadini “distanti” dalla politica sono tutti uguali.

Chi non vota è animato da intenti politici differenti e diverse sono anche cause e motivazioni per cui viene presa una determinata decisione. I giornalisti ed i commentatori dovrebbero essere maggiormente coscienti di questa complessità, al fine di evitare di chiamare cose diverse con lo stesso nome, rendendo del tutto inestricabile una matassa già di per sé molto ingarbugliata. Sono dunque proprio le cause che spingono i cittadini a non esercitare il voto l’obiettivo sul quale si vuole concentrare la nostra breve analisi.

A mio modo di vedere, una semplice, ma analiticamente proficua, distinzione del fenomeno va fatta tra “cittadini passivi” e “cittadini attivi” in riferimento alla politica e al loro livello di interesse verso questa. È chiaro che in base al grado di relazione che questi cittadini hanno verso il “mondo” politica, saranno differenti le cause del loro distacco e della loro avversione.
Il primo prototipo, quello attivo, è un cittadino arrabbiato nei confronti della politica, dei partiti e degli uomini politici, ma che si interessa di politica, discute spesso (anche dei temi più delicati) ed è sempre andato a votare.
Il secondo prototipo è colui che ha altrettanto in odio la politica, ma rispetto ad essa è del tutto ignavo: non la capisce, non ne parla, decide volta per volta se e per chi votare. Secondo alcuni studiosi, tra coloro che hanno attualmente un rifiuto verso la politica vi sono i disillusi, cioè quella sezione di società che dalla politica non si aspetta più nulla, perché ne ha viste troppe e perché è stata tradita troppe volte.

Rifacendosi ad Albert Hirschman, Gozzini parla di exit, ovvero di quello che più comunemente viene chiamato “riflusso” nei confronti della politica, ma che in fondo non è altro che “ […] la critica più radicale a un ceto politico che, nel suo insieme, si rivela inefficiente […]”. Questo atteggiamento di frustrazione verso una politica incapace e sempre più parassitaria Gozzini lo connota come tipico sentimento della baby boom generation (i nati nell’immediato dopoguerra) i quali oggi, alle soglie dei sessant’anni, incrementano il processo iniziato da tempo, volto a rinchiudersi sempre più nel proprio individualismo, curandosi del proprio particolare senza alcuna voglia e necessità (anzi con una buona dose di rifiuto) di partecipare ed essere attivi nella determinazione della politica italiana. Sono coloro che in precedenza sono stati definiti come “antipolitici attivi” perché il loro astensionismo è dovuto a disillusione, la loro scelta astensionista è ragionata, in quanto alla base vi è la conoscenza e l’informazione delle dinamiche politiche, le quali però, secondo la loro prospettiva, non sono più degne della loro partecipazione elettorale.
[…]

Questo brano è tratto dalla tesi:

Aspetti dell'antipolitica nella democrazia italiana

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Informazioni tesi

  Autore: Andrea Visentin
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli studi di Genova
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze internazionali e diplomatiche
  Relatore: Andrea Fabrizio Pirni
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 128

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Parole chiave

antipolitica
astensionismo
demagogia
populismo
berlusconi
lega nord
leaderismo
statuto dei partiti
rabbia verso i partiti
apatia politica

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