Le imprese familiari internazionali: i casi Ferrero SpA e Camardo SpA

Il 73% delle imprese italiane sono a conduzione familiare; nonostante la maggioranza di queste sia di piccole/medie dimensioni, l'Italia è il Paese che vanta più membri nell'associazione Hénokiens, un'associazione internazionale che prende il nome da Enoch, un personaggio biblico vissuto per 365 anni. I membri dell'associazione sono imprese con più di 200 anni di attività, oggi guidate dalle generazioni successive a quella che ha dato vita all'impresa stessa.
L'Italia vanta ben quattordici nomi, contro gli undici francesi e i tre tedeschi.
Nell'elenco spiccano la Amarelli di Cosenza, fondata nel 1731, i Fratelli Piacenza (1733) la Fabbrica d'Armi Pietro Beretta (1526).
La vice presidente è la cosentina Pina Amarelli, che sintetizza così lo spirito del club: «Sapersi adattare ai tempi, essere dinamici».
L'obiettivo dell'associazione è quello di riunire le Family Business più longeve del mondo per dimostrare che, soprattutto in un periodo di crisi come questo, esiste un'ottima alternativa ai colossi finanziari che vivono di speculazione.
Ma non solo in Italia le imprese famigliari sono il tessuto dell'economia: nel mondo le Family Business contribuiscono a creare dal 70% al 90% del PIL.
Le caratteristiche delle imprese familiari sono analoghe, a prescindere dalla loro localizzazione.
Ciò che cambia a seconda del Paese di appartenenza è la capacità che quest'ultimo ha di offrire opportunità alle imprese che vi risiedono. La competitività tra Paesi si misura in materie quali l'occupazione, l'eccellenza dei servizi e infrastrutture, il carico fiscale.
È evidente come in questi ultimi venti anni l'Italia abbia perso competitività rispetto ad altri Paesi, mentre ne hanno acquistata i Paesi emergenti.
Si è così delineato un nuovo scenario in cui le imprese italiane non si trovano più ai primi posti in settori come chimica, farmaceutica e tecnologia, ma al contrario sono ancora tra le prime in settori più tradizionali come il tessile, l'elettromeccanica e l'abbigliamento.
Per sopravvivere le imprese italiane devono garantire qualità, al contrario dei concorrenti nei Paesi emergenti e spesso devono rispondere ad esigenze particolari dei singoli clienti con soluzioni e prodotti ad-hoc. Le uniche eccezioni riguardano le imprese italiane alimentari, di moda e del lusso, anche se negli ultimi cinque anni non sono state poche le aziende di questi settori che hanno venduto ad investitori esteri (ad esempio Gucci, Valentino, Peroni).