La sindrome di Lesh-Nyhan

B.H. King [34], nel 1993, cercò di spiegare l'autolesionismo attraverso un fenomeno che chiamò “autotrattenimento”.
La sua teoria si basava su due osservazioni principali: la prima riguardava la descrizione dell'autolesionismo come di un comportamento che aveva una natura compulsiva in relazione a comportamenti indipendenti dagli eventi ambientali che sembravano essere involontari, la seconda faceva riferimento al fatto che alcune persone cercavano di impedire le loro manifestazioni di autolesionismo.
Quindi, egli ipotizzò che i comportamenti autolesionistici avessero una natura compulsiva e che l'autotrattenimento impedirebbe il verificarsi di quest'ultimi, un fenomeno molto simile alle persone con disturbo ossessivo-copulsivo che cercano di nascondere le loro compulsioni.

In base alla teoria di King, alcuni dei comportamenti autolesivi sarebbero involontari e privi di funzione adattiva e sarebbero provocati dall’ansia, che aumenta la probabilità del verificarsi di un tale atteggiamento, e da un danno celebrale e di alcuni neurotrasmettitori, come la serotonina e la dopamina.
In riferimento alla sindrome di Lesh-Nyhan, non avendo l'autolesionismo una funzione adattiva, i pazienti manifestano atteggiamenti autolesivi semplicemente in modo compulviso, senza subire l'influenza dell'ambiente.

Purtroppo, però, nonostante le osservazioni sull’incidenza e sulla natura compulsiva dell’autolesionismo nella LND, in letteratura non sono presenti studi in cui siano stati esaminati l’autolesionismo, le compulsioni e l’autotrattenimento riguardo alla sindrome citata.
Ciononostante l’ipotesi compulsiva dell’autolesionismo offre l'opportunità di fornire ulteriori elementi utili alla comprensione di alcuni tipologie di questo comportamento, e ciò potrebbe favorire lo sviluppo di interventi clinici maggiormente efficaci.