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Made in Eataly: radici storiche, brand e qualità

Critiche e perplessità sul mondo Eataly

Le strategie adottate fino a ora dall'azienda sono state di grande successo, sia per quanto riguarda la comunicazione e la scelta del format, sia per l'organizzazione interna. Dal patto con Slow Food di Carlo Petrini, per garantire la diffusione di una cultura di consumo e l'istruzione del consumatore fino alle decisioni comunicative e pubblicitarie, le iniziative di Eataly hanno avuto sempre un grande riscontro mediatico.

Le varie aperture dei punti vendita sono state apprezzate dall'opinione pubblica, in particolare "la funzione da ambasciatore" del made in Italy ha sempre, o quasi, condizionato i giudizi sull'operato dello store di Farinetti. Infatti, in seguito alle varie partnership e collaborazioni che Eataly ha sviluppato dal 2007 ad oggi i prodotti a marchio Eataly sono diventati sinonimo di top brand, alta qualità e italianità.

Tuttavia, sono numerose le critiche rivolte all'azienda. Al coro dei non entusiasmati dall'operato di Eataly si è aggiunto Adriano Celentano. Il cantante ha pubblicamente affermato che la "funzione didattica" e di "ambasciatore del made in Italy" di Eataly è "solo una facciata per riempire le tasche di Farinetti". Nel dicembre 2013 Tommaso Montanari, professore universitario di Storia dell'arte, criticò la «strumentalizzazione» di Firenze e del Rinascimento, realizzatasi a suo dire nel punto vendita fiorentino di Eataly. "Quello che conta è il packaging, la confezione. Che è capace di venderti tutto, perfino il Rinascimento ai fiorentini", scrisse nel suo blog su Il Fatto Quotidiano.

Uno dei principali temi ai quali Eataly presta il fianco è sicuramento quello dei prezzi, spesso non propriamente sostenibili o adeguati al servizio offerto, come ha insinuato il reportage di Agrette Sauvage.

Ulteriore fronte di critiche rivolte ad Eataly è stata la partecipazione ad Expo 2015: Eataly è presente all'esposizione universale 2015 di Milano con due padiglioni da 4.000 metri quadrati ciascuno, in cui funzioneranno 20 ristoranti, uno per regione italiana. Oltre a servire circa 2,2 milioni di pasti, Eataly si avvarrà della collaborazione dell'Università delle Scienze Gastronomiche di Pollenzo per contribuire allo sviluppo degli argomenti cardine dell'Esposizione Universale e si dedicherà alla definizione di un ambiente scenograficamente attraente e coinvolgente per il pubblico. "L'esperienza di Eataly nel settore della gastronomia è uno dei migliori biglietti da visita con cui possiamo presentare il nostro Paese durante l'Esposizione Universale" […], così Giuseppe Sala, amministratore delegato di Expo spa ha presentato il progetto firmato da Eataly. Sono state numerose le critiche rivolte ad Eataly sull'acquisizione di questi padiglioni, assegnati senza gara d'appalto. In particolare la polemica è sorta in seguito alle affermazioni di Giuseppe Sala che ha detto: "Possiamo non fare una gara quando c'è unicità. E dal nostro punto di vista Eataly è unico", con riferimento al fatto che si trattasse di un brand di fama mondiale, rappresentativo dell'agroalimentare italiano e quindi in grado di rappresentare un valore aggiunto per il grande evento.

Come si può evincere dal caos generato dai padiglioni Eataly, la risonanza mediatica dell'azienda e del suo tycoon Oscar Farinetti è così forte che spesso la linea tra demagogia e reale difesa e valorizzazione dei prodotti made in Italy da parte dello store è sottile.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Made in Eataly: radici storiche, brand e qualità

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Informazioni tesi

  Autore: Agostino Piacquadio
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2014-15
  Università: Università degli Studi di Bologna
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze Politiche, Sociali e Internazionali
  Relatore: Fabio Giusberti
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 46

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Parole chiave

economia dell'innovazione
tesi
made in italy
food
eataly
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filiera alimentare
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cucina italiana

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