Montaggio come relazione. Le reazioni percettive, cognitive ed emotive nello spettatore cinematografico

Il riconoscimento del personaggio

L'efficacia nel riconoscimento del personaggio è, banalmente, strettamente dipendente dalle capacità fisionomiche dello spettatore e dalla conoscenza che egli ha dell'attore.

Tutta la prima metà del film “21 grammi” sfida le capacità di comprensione dello spettatore, implicando le sue capacità fisionomiche di riconoscimento dei diversi personaggi, in modo da poter riuscire a collegare le varie brevi scene accostate. Come già accennato, infatti, una delle caratteristiche che permettono l'orientamento temporale dello spettatore interno ad una tale frammentazione è rappresentato dalla capacità di riconoscere rapidamente i diversi personaggi, e di rilevare il loro differente aspetto fisico, in particolare nella capigliatura e nell'abbigliamento.

Sfruttando il riconoscimento cognitivo dei “tratti pertinenti”, attraverso il montaggio si può facilitare il riconoscimento di un determinato personaggio presentando inizialmente e ripetendolo successivamente (per un numero di volte non definibile univocamente) un certo tratto caratteristico (ad es. il possesso di un det. oggetto, oppure qualche segno fisico particolare).

Un esempio preso da “Estetica del film”: «in Qualcuno verrà (Some came running) di Vincente Minnelli, il personaggio del giocatore incarnato da Dean Martin non si separa mai dal suo cappello, che tiene costantemente in testa […]. Questa compresenza sistematica del cappello e del personaggio non serve se non ad identificare l'uno e l'altro».

La costruzione psicologica del personaggio

Al contrario della (ri)costruzione delle dimensioni temporali e spaziali (per cui è necessario fare intervenire anche attività cognitive specifiche per la comprensione del testo filmico), per cogliere la psicologia dei personaggi sullo schermo ci si avvale sostanzialmente delle stesse abilità di penetrazione psicologica con le quali ci si pone nei confronti dell'interiorità delle persone nella realtà.

In entrambi i casi ci si trova a fronteggiare problemi di interpretazione dei comportamenti delle persone dall'esterno, sebbene esse possano palesarci o meno i loro percorsi interiori.

Il film motiva lo spettatore a completare con ipotesi immaginative la psicologia di un personaggio, soprattutto quando porta lo spettatore ad identificarsi in esso. Questa attività completiva diventa palese qualora si chieda allo spettatore di descrivere i personaggi presentati dal film al termine della fruizione cinematografica: essi verranno delineati in maniera molto più omogenea, meno contraddittoria di quanto non siano stati descritti sulla pellicola.

È quindi possibile costruire un personaggio dotato di una sua complessità psicologica tracciando anche pochi tratti salienti della sua personalità. Un problema si pone tuttavia con le eventuali proiezioni che lo spettatore può fare sul personaggio: egli può completare in maniera tanto più soggettiva la personalità, quanto più il personaggio viene presentato in maniera stilizzata.