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Conegliano ebraica e il suo antico cimitero

Ceneda e gli ebrei

La contea di Ceneda costituì per lungo tempo un caso singolare nel territorio del Veneto orientale, poiché poté godere, fino al 1768, di una giurisdizione episcopale (vescovo - conte), per poi essere inglobata nel dominio veneziano.
L'esistenza di ebrei in questo luogo è attestata da una ducale sin dal 1398, come per Conegliano, ma dato il numero esiguo e il relativo isolamento, la loro presenza non fu rilevante sino alla fine del Cinquecento.
Una maggior visibilità si evince da un documento del 1597, che fa cenno alla vita e alle attività svolte dagli israeliti nel cenedese, e in particolare l'invito rivolto dall'allora Vescovo Monsignor Marc'Antonio Mocenigo a Israel Conian, di trasferirsi a Ceneda per gestire un banco creditizio.
La Chiesa era molto angosciata a causa del problema dell'attività clandestina dell'usura, esercitata da i cristiani. Per tale ragione, verosimilmente, pensò che la venuta di un feneratore, nella piccola contea, fosse il giusto compromesso quanto meno per scoraggiare tale insidia. Il diritto di tenere banco sarebbe dovuto rimanere per dieci anni nelle mani di Israel Conian e dei suoi familiari, ma di fatto la famiglia esercitò l'attività del prestito fino al XVIII secolo.

Di seguito in breve i punti salienti della parabola demografica della comunità: un unico nucleo familiare dalla fine del Trecento alla fine del Cinquecento, per poi passare a otto famiglie nella metà del Seicento, dieci nella metà del Settecento, fino all'apice demografico della seconda metà dell'Ottocento, con settantadue ebrei.

Oltre ai Conian altre importanti famiglie furono i Valenzini, i Pincherle, i Labbi, i Luzzatto, i Gentili, i Levi, i Coppio, i Stella, i Fontanella.

Israel Conian fu indubbiamente tra le personalità che più si distinsero all'interno delle comunità ebraiche sia di Conegliano che di Ceneda. Esponente di una famiglia illustre e benestante, una volta trasferitosi a Ceneda per esercitare l'attività del banchiere, divenne capostipite della famiglia che più di qualsiasi altra personificò l'anima stessa della comunità. Oltre all'ufficio del prestito, Israel si cimentò nel commercio e, con il fratello, gestì una bottega di generi vari ma in particolar modo va ricordata la sua partecipazione nel settore della produzione della carta. In pratica la famiglia Conian tenne il banco di pegni, e gestì buona parte dei commerci permessi agli ebrei di Ceneda, per circa centosessant'anni.

La Repubblica Veneta nel 1768 precluse agli ebrei ogni attività che riguardasse l'industria e il commercio di biade e vini, ma gli abitanti della contea sollevarono proteste sostenendo che in tal modo sarebbero rimasti privi di un bene di prima necessità, quale era appunto il grano. Pertanto non ci furono provvedimenti e, anzi, due anni più tardi il divieto decadde.

Le attività degli israeliti erano tollerate purché essi avessero rispetto delle leggi cristiane vigenti, e comunque i loro traffici commerciali erano sempre tenuti a stretto controllo dal Vescovo, che risiedeva nel castello della contea, oltre che dalla Serenissima.

Pur essendo previste una serie di tutele a loro favore, quali ad esempio il rispetto delle festività, nessun obbligo di partecipare alle prediche cristiane ed esonero dal servizio militare, a Ceneda i rapporti tra la comunità cristiana e quella ebraica furono caratterizzati da un generale sentimento di ostilità. Più volte il consiglio civico tentò di espellere gli ebrei, ma inutilmente. Possiamo comunque affermare che nessun gesto di seria intolleranza o violenza si verificò da parte dei rurali cristiani, che nonostante tutto riconoscevano l'importanza del contributo ebraico nel creare prosperità e benessere.

Tra il 1670 e il 1743 i sinodi della diocesi di Ceneda stabilirono una serie di disposizioni alquanto restrittive, in cui si prevedeva per gli ebrei la limitazione dei riti religiosi, il divieto di costruire nuove sinagoghe, di ricoprire cariche pubbliche, di unirsi in matrimonio con i cristiani o di essere assunti presso famiglie cristiane. Una rigida demarcazione fu pertanto ribadita come monito, affinché ebrei e cristiani la tenessero bene in considerazione.

Si delineava tuttavia una situazione contraddittoria, poiché da un lato il Vescovo Da Ponte manifestava tolleranza e comprensione verso le abitudini religiose degli israeliti, dall'altro, per contro, le autorità civiche insistevano nel tentativo di espellerli, pur senza riuscirvi. […]

Questo brano è tratto dalla tesi:

Conegliano ebraica e il suo antico cimitero

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Informazioni tesi

  Autore: Melissa Fornasier
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli Studi Ca' Foscari di Venezia
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Conservazione dei Beni Culturali
  Relatore: Simon  Levis Sullam
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 46

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