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Funzione rieducativa della pena e trattamento dei condannati per reati sessuali

Recidiva e rieducazione

Nell’ambito dei reati sessuali un fenomeno particolarmente pressante è quello della recidiva. Considerando la struttura del reato, la condotta che lo integra ed i soggetti che normalmente compiono tali tipi di reato, non è difficile comprendere le ragioni che fanno apparire necessario un percorso rieducativo.

Così come esistono diverse tipologie di reato, esistono diverse tipologie di autori di reato. Considerando la personalità degli autori di reati sessuali è ben possibile ipotizzare una loro “ricaduta” dopo aver affrontato il periodo di detenzione.

Prendendo come punto di partenza le ragioni che spingono un determinato soggetto a compiere un delitto, è facilmente delineabile la particolarità che caratterizza gli autori di reati sessuali. Mentre è del tutto plausibile che un soggetto compia un’unica volta, ad esempio, un omicidio, la stessa cosa non può dirsi del reato di violenza sessuale proprio perché alla base vi è una personalità deviata dell’autore, un “problema” che non può essere risolto (la maggior parte delle volte) con la semplice detenzione.

Nel nostro ordinamento il principio rieducativo trova spazio grazie alla sua previsione all’articolo 27 della Costituzione nei termini spiegati al primo capitolo. A differenza, però, di quanto avviene in altri sistemi, nel nostro la rieducazione può essere attuata soltanto durante il periodo di esecuzione della pena. La normativa italiana, infatti, vieta le perizie circa l’abitualità o professionalità nel reato, sulla tendenza a delinquere, sul carattere e personalità dell’imputato (art. 220 c.p.p.) e qualunque altro tipo di approfondimento psicologico-criminologico, eccezion fatta per le perizie psichiatriche per l’individuazione di eventuali cause patologiche del reato.

La valutazione della pericolosità sociale , realizzabile mediante perizia criminologica, rientra in tal divieto e, pertanto, potrà effettuarsi solo in un momento successivo rispetto all’inizio dell’esecuzione della condanna.
La formulazione di un giudizio circa la possibilità che quel determinato soggetto ripeta la condotta precedentemente posta in essere presuppone l’analisi di diversi fattori. In particolare, per quanto riguarda gli autori di reati sessuali ciò che rileva sono le c.d. distorsioni cognitive in forza delle quali il soggetto tende a negare o minimizzare il danno, a reinterpretare l’evento addossando la colpa ad altri soggetti.

Come dicevo prima, in alcuni paesi, soprattutto anglosassoni, il percorso rieducativo del sex offender prende avvio dalla sentenza di condanna, in alcuni casi già dalla fase di custodia cautelare, per poi proseguire anche nel periodo immediatamente successivo all’esecuzione della condanna.
I programmi di trattamento maggiormente diffusi in questi paesi si basano sulla teoria cognitivo-comportamentale, che si propone di intervenire sul soggetto attraverso la modificazione delle distorsioni cognitive dello stesso che stanno alla base del suo comportamento sessuale.

È auspicabile che percorsi del genere vengano previsti anche nel nostro paese: sarebbe necessario, a tal fine, colmare alcuni vuoti relativi alla formazione degli operatori penitenziari e alla creazione di un sistema di costante monitoraggio. Gli aspetti relativi al trattamento penitenziario dei sex offenders, alla loro gestione in istituto ed al percorso rieducativo, verranno approfonditi nel successivo capitolo.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Funzione rieducativa della pena e trattamento dei condannati per reati sessuali

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Informazioni tesi

  Autore: Veronica Carabetta
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2014-15
  Università: Università degli Studi di Palermo
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Vincenzo Militello
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 117

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Parole chiave

diritto penale
reati sessuali
funzione rieducativa
sanzione penale
trattamento autori reati sessuali

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